Voto di scambio, una buona legge fatta male
In democrazia è lecito dividersi su tutto, salvo che si tratti di lotta alla mafia. Sarebbe bello. Anche giusto. Ma di fatto è quasi impossibile. Troppi sono i condizionamenti dell’orientamento ideologico-culturale, del colore di casacca, dal fluttuare delle alleanze, al limite dell’ipotetico coinvolgimento di compagni di cordata in faccende oscure. Un quadro che trova una cartina di tornasole di tutta evidenza nelle vicende dell’ art. 416 ter sul voto di scambio. Ma con un corollario: se in tali condizionamenti i contrasti possono avere una parziale spiegazione( non giustificazione), resta inspiegabile la mancanza di rigore e coerenza, per cui scelta una via disinvoltamente se ne percorre poi un’altra, con piroette tanto impreviste quanto sconcertanti, tali da giustificare la traduzione maccheronica del detto “tot capita tot sententiae” come “tutto capita nelle sentenze”: una volubilità dei giudizi che obiettivamente poco si confà alla gravità dei problemi di mafia.
La
storia è nota: per 22 anni abbiamo tollerato lo sconcio di una norma che era un
insulto alla logica e al buon senso, finchè – nel luglio scorso – la Camera
approvò un nuovo testo praticamente
all’unanimità. Incuranti di questo
formidabile “assist “ (l’unanimità garantiva
una sollecita approvazione della tanto attesa riforma), le obiezioni di
un paio di magistrati , subito trasformate in “ rivolta dei PM”, riuscirono a
bloccare tutto ancora una volta. Soltanto dopo un bel po’ di tempo
il Senato tornò sul tema adottando una versione del 416 a mio parere accettabile. Invece fu ancora “bagarre” e la
Camera operò un ulteriore stravolgimento, sfornando un testo che ora ( alla quarta lettura ) è stato definitivamente approvato dal Senato. Ma la “bagarre” non sembra cessata: forte è
ancora l’eco dell’ irriducibile ostruzionismo
della opposizione “grillina”, mentre fra le fila della maggioranza non sono
pochi quelli che si son turati il naso
per disciplina di partito, magari dopo aver espresso critiche non troppo diverse
da quelle dei “grillini”.
Che
dire, a questo punto? La nuova formulazione del 416 ter costituisce un
significativo progresso rispetto al
passato là dove aggiunge, alla promessa o dazione di denaro (statisticamente
inesistente) , quella ben più realistica di “altre utilità”. E’ controversa invece la
questione delle pene su cui alla fine (dopo alcune oscillazioni) ci si è
assestati: vi è chi le considera non del tutto adeguate sia rispetto alla
gravità e pericolosità delle condotte in oggetto ( che attengono al processo di
regolare formazione del consenso democratico); - sia rispetto alla scarsa funzione deterrente che potrebbero avere,
tenuto conto che con quelle basse “tariffe” il rischio di finire in carcere sembra ridotto, mentre alta è la probabilità che tutto possa
sfumare in prescrizione. Ma saranno soltanto le future prassi applicative che
potranno sciogliere o confermare questi nodi. Si è persa inoltre l’occasione preziosa (che il Senato aveva in una prima lettura saputo cogliere) di introdurre una valvola di
chiusura del rapporto di scambio con la
formula della “disponibilità a soddisfare gli interessi e le esigenze
dell’associazione mafiosa”. Tutti gli inquirenti che non hanno una
concezione burocratica del proprio ruolo (cioè non si fermano né
rallentano quando intervenire risulta
scomodo) non possono che salutare con entusiasmo tecnico-investigativo la
formula. Perché consente di
corrispondere alla molteplici sfumature e sfaccettature di un fenomeno che investe la “zona grigia”, dove i confini sono per definizione sfumati, per cui una relativa genericità
dell’approccio normativo è un pregio, certamente non un difetto! Non è buon segno che ci siano “esperti” pronti a scartare normative che consentirebbero alle
indagini di battere (oltre alle strade
scontate e tranquille) anche strade
complesse, sol perché potrebbero comportare un seguito di polemiche, mentre la ricerca della verità senza sconti
né scorciatoie è un evidente postulato dell’antimafia tutta, si tratti di 416
ter o di “concorso esterno”.
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