Vista in tv l’immigrazione fa paura
La televisione influenza il modo in cui le persone si fanno un’opinione su tematiche importanti. In Europa, lo dimostra una volta di più la questione dell’immigrazione. Più ore si passano davanti alla tv, più aumenta la percezione negativa degli immigrati. I risultati dell’analisi statistica.
L’informazione televisiva sui migranti
I tragici fatti di Parigi hanno riacceso non solo il dibattito sulla
sicurezza, ma anche quello sul modello stesso di integrazione a livello europeo.
I toni sono stati spesso accesi perché l’opinione pubblica risulta
particolarmente sensibile alla questione. E diventa perciò interessante
chiedersi se e come lo stato d’animo delle persone venga influenzato dai mass
media (in particolare dalla televisione). La nostra analisi statistica basata
sui dati raccolti dell’European Social Survey 2012 suggerisce che la
televisione ha effettivamente un ruolo in questo processo, e in Europa influenza
negativamente l’opinione pubblica nei confronti del diverso, rendendo così più
complicato il processo di assimilazione, che inevitabilmente dovremo continuare
ad affrontare negli anni a venire.
L’assimilazione dei migranti è una delle
sfide più complesse per ogni società e spesso si riduce a due estremi: integrare
gli immigrati o ghettizzarli, relegandoli così ai margini delle società.
Soprattutto nel secondo caso, la diffidenza verso l’immigrato è spesso nutrita
da fattori esterni che influenzano l’opinione pubblica, facendo maturare l’idea
che il diverso rappresenti una minaccia.
La teoria
dell’agenda-setting, formulata nel 1972 da Maxwell
McCombs e Donald Shaw e utilizzata nell’ambito degli studi sulla
comunicazione e delle scienze politiche, analizza la capacità persuasiva dei
media televisivi e afferma che gli individui sono spesso influenzati da ciò che
vedono in televisione.
Negli ultimi mesi, in Italia e in tutta Europa, le
televisioni hanno prestato molta attenzione al tema dell’emergenza migranti;
negli ultimi tempi, poi, non si è fatto altro che parlare di terrorismo. Ciò ha
probabilmente spinto molte persone a pensare spesso a queste problematiche, a
collegarle fra loro e a parlarne con altri, formandosi un’opinione nei confronti
dell’immigrazione, che dipende sia dalle discussioni con altre persone sia da
come i media hanno presentato le notizie.
All’interno dei programmi
televisivi gli immigrati sono rappresentabili in tre modi. Il primo è nascondere
il problema: l’immigrato non compare nelle notizie, ne è escluso, in modo che
non si parli della tematica. Il secondo è presentare l’immigrato come una
minaccia da cui ci si deve proteggere. Oppure i media televisivi possono
adottare una copertura imparziale di tutte le notizie: questo atteggiamento
promuove una maggiore assimilazione, mitigando ogni pregiudizio ingiustificato e
trattando l’immigrato come ogni altro membro della società, soggetto sia di
notizie positive che negative.
L’analisi
I dati dell’European Social Survey – un sondaggio condotto ogni due
anni dal 2001 – ci permettono di fare un po’ di chiarezza su quello che accade
nella realtà sociale europea, aiutandoci a comprendere quale sia il ruolo dei
media televisivi. I molti quesiti del questionario mirano infatti a identificare
i cambiamenti sociali all’interno dell’Europa.
Sulla base dei dati del 2012
(il sondaggio ha riguardato ventidue paesi europei), abbiamo testato l’ipotesi
che le ore passate di fronte alla televisione influenzino negativamente la
percezione dell’immigrato. Più precisamente, abbiamo analizzato la relazione
tramite una regressione lineare fra le variabili “L’immigrazione è positiva o
negativa per l’economia di un paese” e “Ore passate davanti al televisore –
tempo totale in una giornata media”. I dati sono stati raccolti chiedendo agli
intervistati: “In una giornata media, quante ore trascorrete guardando la
televisione?”. Ha risposto un campione di 54.445 persone, che ha scelto fra otto
possibili alternative (dove 0 significa che non si guarda mai la televisione e 8
che la si guarda più di 3 ore e mezza al giorno). Alla domanda “Consideri
l’immigrazione in genere positiva o negativa per l’economia di un Paese?” hanno
invece risposto 51.769 persone, classificando la loro percezione da 0
(“negativa”) a 10 (“positiva”).
Questo semplice esercizio econometrico ci
permette di evidenziare come un numero maggiore di ore passate davanti al
televisore aumenti la percezione negativa verso gli immigrati. Il nesso di
casualità negativo, seppure limitato, è presente (coefficiente B = – 0.13) ed è
statisticamente significativo (p-value = 0.0000). Il risultato è confermato
anche in una successiva specificazione che tiene conto di altri elementi
rilevanti (status occupazionale, religione, genere, livello di istruzione e una
dummy per la posizione ideologica dell’intervistato; vedi figura 1).
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