Violenza di genere e femminicidi reali e rappresentati
"La presenza sui media del femminicidio rispecchia più la notiziabilità che la realtà". Così Alessandra Dino, docente dell'Università di Palermo, presenta alcuni dati del laboratorio di ricerca su "Rappresentazioni sociali della violenza sulle donne: il caso del femminicidio in Italia", che coinvolge cinque università italiane e di cui è coordinatrice a Palermo, durante la conferenza del Progetto Educativo Antimafia promosso dal Centro Pio La Torre sul tema: «Femminicidio e differenze di genere nell’affermazione dei diritti di cittadinanza nella società Italiana», presso il cinema Rouge et Noir di piazza Verdi a Palermo.
Nel corso della mattinata è stato presentato anche il nuovo numero di ASud'Europa Junior, con articoli incentrati sul femminicidio e sulla violenza di genere. La rivista è scaricabile dal sito www.piolatorre.it
"Dal 2013 - ha spiegato la Dino - c’è un sensibile aumento della presenza nelle cronache giornalistiche del femminicidio. C’è però uno scollamento tra i fatti e quanto restituito dall’informazione: le tipologie di delitto meno diffuse sono spesso le più rappresentate e viceversa. Il frame individuale (questione privata) prevale su quello sociale (dimensione pubblica, culturale). Il frame episodico (circostanze peculiari, fattori soggettivi) prevale sul tematico (fenomeno ampio di cui fornire dati). Prevalgono storie estreme, eclatanti, atipiche, sensazionali. Frequente il richiamo alla conflittualità che trasforma la violenza in problema della singola coppia (“al culmine di una lite”; “litigavano sempre”). Diffusa la colpevolizzazione della vittima: vittimizzazione secondaria, come anche la deresponsabilizzazione dell’autore (depressione, motivi economici, gelosia)".
"L’omicidio - ha continuato la Dino - è un fenomeno maschile. Dovunque gli uomini compaiono in percentuale più elevata sia come vittime sia come offenders. Nel 2012/2013 in Italia, su 505 omicidi dolosi, il 96% sono stati commessi da uomini e il 4% da donne; tra le vittime il 70% sono uomini, il 30% donne. In Italia sono 1036 le donne uccise dal 2005 al 2013, con una media annua di 1 donna ogni 3 giorni; oltre il 60% è stata uccisa da partner, il 72% è italiana; il 75% degli assassini è italiano; si uccide più al Nord che al Sud. Nel 2012 la violenza domestica è in Italia la prima causa di morte per le donne vittime di crimini violenti (78%). Secondo un rapporto di Polizia Moderna del marzo del 2018, negli ultimi dieci anni gli omicidi di donne sarebbero calati del 20% (da 150 a 121). Dal 2007 aumenta però di dieci punti l'incidenza delle vittime femminili sul totale degli omicidi: dal 24% al 34%. Per quanto l’Italia non sia il paese con il più alto tasso di femminicidi (Usa e ex Urss hanno tassi quadruplicati) il nostro paese, secondo l’UNDOC, è quello in cui c’è il più basso tasso di diminuzione di questo crimine, calato solo dallo 0,6 allo 0,5 per 100 mila abitanti dal 2002 al 2016".
"Le agenzie formative (scuola, università, etc.), i media, le diverse istituzioni pubbliche - conclude la Dino - possono favorire un ripensamento delle relazioni tra i generi, ribaltando il punto di osservazione; rappresentando la donna come soggetto che vive il dolore della violenza, facendo esperire allo spettatore/lettore «l’orrore della violenza assieme alle protagoniste», restituendo lo sguardo alla vittima e guardando la scena con i suoi occhi.
Per Mirella Agliastro, magistrato e autrice di un libro sulla violenza nei confronti delle donne "bisogna riaffermare il diritto di scelta da parte delle donne. Il diritto di scegliere con chi stare, ciò che si vuole essere. Un diritto che spesso quegli uomini che sono rifiutati dalle donne vogliono reprimere, e dunque violentano, accoltellano, soffocano 'la loro donna' che non deve essere più di nessuno. La violenza viene dunque usata per ristabilire il potere maschile, espressione del desiderio di controllo, dominio e possesso dell'uomo sulla donna".
Dell'aiuto alle donne vittime di violenze si occupa il progetto Amorù - Rete territoriale antiviolenza, di cui è partner il Centro Pio La Torre e che è stato presentato dalla psicologa Liliana Pitarresi. Grazie al progetto prenderanno vita tre centri di ascolto (ad Altavilla, Palermo e Villabate) e una casa protetta. Per favorire l’autonomia delle donne vittime di violenze, nasceranno una cooperativa sociale e una piattaforma di e-commerce per la vendita di prodotti agricoli frutto del lavoro negli orti sociali che le donne gestiranno attraverso attività di green e pet-therapy. Saranno, inoltre, realizzate attività di sensibilizzazione nei comuni e nelle scuole dei territori di riferimento, dove promuovere percorsi di educazione all’affettività e all’assertività (a partire dalla scuola dell’infanzia), per produrre nelle nuove generazioni la consapevolezza del rispetto del sé e degli altri come antidoto a ogni forma di discriminazione e superamento degli stereotipi di genere.
La prossima conferenza si terrà venerdì 22 marzo sul tema "L’antimafia della Chiesa”. (relatori: Peter Ciaccio - pastore Chiesa Valdese di Palermo, Claudio Fava - presidente commissione antimafia A.R.S., Corrado Lorefice - arcivescovo di Palermo, Rosario Mangiameli - professore ordinario di storia contemporanea Università di Catania: Modera Felice Cavallaro - giornalista).
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