Villabate ricorda Nunzio Sansone ucciso dai mafiosi
Società | 12 febbraio 2016
Una storia sepolta da 69 anni, senza tracce negli archivi giudiziari e nei memoriali della polizia. È la storia di un sindacalista di Villabate ucciso dalla mafia il 13 febbraio del 1947, Vincenzo«Nunzio » Sansone, che la Cgil Palermo assieme al centro Pio La Torre e al Comune diVillabate ha iniziato a riscoprire e riscrivere scandagliando negli archivi. Nell'intento di strappare dall'oblio la memoria di tutti i caduti del lungo elenco di sindacalistiassassinati dalla mafia, e di comporre un calendario con tutti i nomi e le date, non solo diquelli più famosi ricordati, oggi si è svolta la prima commemorazione pubblica di Vincenzo«Nunzio» Sansone, segretario della Camera del Lavoro di Villabate, ucciso dalla mafia il 13febbraio del 1947. «La storia dei sindacalisti non è solo la storia del mondo del lavoro ma èparte della più bella storia d'Italia - hanno spiegato il segretario Cgil Palermo Enzo Campo eDino Paternostro, responsabile dipartimento legalità della Cgil - Oggi ripartiamo da Sansoneper chiarire tutti i punti oscuri e le responsabilità legate al suo delitto». La vicenda di Sansone, riemersa grazie alle ricerche di Giuseppina Tesauro, consulenteper le politiche alla Legalità del Comune di Villabate, per la prima volta è stata raccontatadalla voce dei parenti, radunati oggi presenti nella sala della biblioteca comunale, davanti auna platea di studenti delle scuole di Villabate. «In famiglia dopo la sua morte fu steso unvelo di silenzio. La nonna, che era rimasta vedova da poco, aveva altri 7 figli e aveva paura.Sansone fu così dimenticato da tutto il paese - racconta Vincenzo Sansone - Da bambino diquesto zio di cui portavo il nome ho saputo qualcosa dai racconti di mia nonna. C'è moltoancora da approfondire sulle dinamiche e sui motivi di questo delitto. La luce fatta oggisperiamo contribuisca a riscrivere la verità». Due le testimonianze dirette. La nipote Giuseppa Sansone, 78 anni. E il sindaco diVillabate, Vincenzo Oliveri. «Ricordo benissimo quando avvenne questo omicidio. Ci fu unaspecie di sommossa, tutti volevano capire cosa fosse successo - ha detto l'ex presidentedella Corte d'appello di Palermo - Sansone organizzava i lavoratori della campagna per laraccolta dei mandarini. Aveva un grande consenso e questo dava fastidio alla mafia, in unperiodo in cui tutti erano ossequiosi con i mafiosi. A chi si opponeva, facevano radere tutti glialberi al suolo. Una delle ipotesi fu che avesse pestato i piedi a qualche proprietarioterriero». «Era un punto di riferimento per tutto il popolo. Una persona altruista, squisita,generosissima - ha raccontato la nipote Giuseppa Sansone - Fondò la Camera del Lavoro diVillabate, che presto diventò il luogo dove la gente poteva trovare una risposta ai propribisogni. In quegli anni di guerre e di miseria, coi bambini che camminavano scalzi per strada,inviò una lettera chiedendo gli aiuti del Piano Marshall, viveri, vestiario e soldi per i familiaridei morti in guerra. Quando arrivarono i vagoni carichi di beni, quelli che comandavano inpaese preteso di impossessarsi della roba. Mio zio, che lottava per il bene degli altri, fuminacciato e allontanato». «Vincenzo - ha aggiunto - aveva un solo completo, che indossavain estate e in inverno. Quando si consumò, copriva lo strappo con uno scialle. E andava ingiro così, coperto con lo scialle della nonna. Ha fatto la sua vita per i poveri e per gli orfani».L'amministrazione comunale si è impegnata a intestare una strada a Vincenzo Sansone.
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