Verso un nuovo modello di sviluppo per l'Italia

Economia | 22 novembre 2018
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"Economia e legalità - un nuovo modello di sviluppo per i giovani" è stato il tema al centro dell'incontro tenutosi presso l'Itet "Pio La Torre" nell'ambito delle Giornate dell'economia del Mezzogiorno promosse dalla Fondazione Curella.

"Serve un modello di sviluppo della società senza diseguaglianze - ha dichiarato Vito Lo Monaco, presidente del Centro Pio La Torre - che solleciti una maggiore partecipazione democratica e che governi la nuova evoluzione digitale e della comunicazione affinché i cittadini non siano solo in grado di cliccare 'mi piace' ma intervengano nel processo democratico".
Per Pietro Busetta, presidente del Comitato scientifico delle Giornate dell'economia del Mezzogiorno, "l'economia è fondamentale per il rispetto dell'equilibrio di una società che adesso si fonda principalmente su politica e assistenza. Bisogna cominciare dai giovani per costruire un paese che possa stare meglio possibile".
Antonio La Spina, sociologo della Luiss di Roma, ha sollecitato l'attenzione dei ragazzi sul tema del 'pizzo'. "Gli imprenditori possono dividersi in almeno tre categorie, quelli conniventi con la mafia, quelli acquiescenti, che non collaborano ma che pagano per paura. Altri ancora reagiscono e rifiutano di pagare non cedendo alla richiesta. Quest'ultimo tipo, i virtuosi, sono in aumento ma ancora pochi, e stanno aumentando, soprattutto tra gli imprenditori non siciliani, come gli immigrati".
Giovanni Frazzica, dell'Università di Palermo, ha sottolineato come "non è vero che la mafia produca lavoro perché se producesse sviluppo non si spiegherebbe come le regioni in cui insiste maggiormente siano le più povere del territorio nazionale. Purtroppo però viviamo nell'epoca delle 'fake news' in cui si crede a tutto ciò che la rete ci propone senza interrogarsi se siano notizie vere o meno".
Franco Garufi, economista e membro del Comitato scientifico del Centro Pio La Torre, propone l'adozione di un "Piano di lavoro giovanile da parte della Regione siciliana utilizzando le risorse provenienti dall'unione europea che spesso non sono ben utilizzate. La situazione del lavoro nell'Isola è drammatica, con oltre la metà dei ragazzi laureati, il 52% che è senza lavoro o ha un lavoro irregolare, il doppio rispetto alla Lombardia. Se oltre 400.000 ragazzi non studiano né lavorano o cercano un lavoro questa terra è destinata a non avere un futuro. La battaglia da fare - conclude Garufi - è quella di costruire le condizioni per cui non si deve pietire un lavoro ma di avere la possibilità di completare un percorso di studio e trovare un lavoro ben pagato con contratti nazionali".

Adam Asmundo, docente dell'Università di Palermo ha sottolineato come "Sicilia e Calabria, secondo i dati ufficiali Istat sono le regioni nelle quali si registra il rapporto più alto tra consumi e redditi dichiarati suggerendo una grande presenza di economia sommersa. Dato confermato se incrociato con quello dell'Agenzia delle entrate che vede le due regioni in fondo alla classifica della "fedeltà fiscale".

 di Davide Mancuso

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