Verso le elezioni europee nel segno della democrazia

Politica | 7 agosto 2018
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Sottoscrivo l’appello “Prepariamoci alle elezioni europee”, primo firmatario Massimo Cacciari.
In Europa siamo ad un bivio. Se dovesse prevalere la spinta sovranista potrebbe allontanarsi ogni prospettiva di realizzazione degli Stati Uniti d’Europa e di esercitare un ruolo internazionale di pace. Anche un’Europa ridotta solo ad area di libero scambio senza una visione strategica progressista sarebbe subalterna agli interessi delle multinazionali e alle politiche di Trump e di Putin. È in pericolo la democrazia rappresentativa europea costruita dopo la sconfitta del nazifascismo. Non a caso risorgono nuovi sentimenti fascisti, xenofobi, populisti.
Di fronte a questa grave eventualità, la svolta a destra nel nostro Paese non può aspettare ancora, in attesa dell’esplosione dei presunti contrasti tra Lega e 5S, i tatticismi politici degli sconfitti delle recenti elezioni incapaci sinora di superare la sconfitta e di proporre un’alternativa culturale, economica, sociale.
L’antimafia sociale può svolgere un ruolo propulsivo per contrastare l’egemonia crescente del Centrodestra a guida Salvini. Può contribuire alla costruzione di un nuovo “Intellettuale collettivo” che superi la crisi dei partiti attuali, riproponga la partecipazione vera e fisica dei cittadini alla politica per superare le diseguaglianze e l’ingiustizia sociale, rifiuti il leaderismo individualista.
Il movimento dell’antimafia sociale, con le sue articolazioni e diversità, ha continuamente proposto il tema di una democrazia che non tolleri alcuna violenza economica, sociale, criminale e mafiosa e la prevenga con politiche sociali e di sviluppo. Non è sembrato strano che nelle recenti elezioni politiche né da destra, né da sinistra, questo tema non sia stato posto al centro del dibattito politico, pur in presenza di risultati positivi dell’azione repressiva delle forze di polizia e della magistratura?
Non è altrettanto strano ancora oggi, che di fronte alle risultanze dei processi, tipo “Mafia capitale” o dello scioglimento di amministrazioni comunali al Nord, al Centro, al Sud del Paese, in Sicilia (vedi Vittoria, in provincia di Ragusa) attraverso le quali si dimostra il continuum storico del rapporto strutturale tra mafia, affari, malapolitica, corruzione, anche l’attuale governo insiste nel tacere sul tema?
La verità è che la cieca fede nel mercato o la formale democrazia diretta tramite il web gestita da una ristretta ed esclusiva società privata, hanno eliminato ogni dibattito politico sull’etica e la giustizia sociale continuando a ignorare le crescenti diseguaglianze sociali e a strumentalizzarle per accrescere l’insicurezza e la sfiducia dei cittadini verso la politica e la democrazia.
Temi quali i nuovi confini delle megalopoli divise tra quartieri dei pochi ricchi e periferie dei tanti poveri, i nuovi rapporti tra città e campagna distrutta dall’edilizia dilagante senza alcuna visione urbanistica che proponga gli spazi da riservare all’esercizio democratico della partecipazione dei cittadini e il recupero di una nuova armonia tra natura, paesaggio, ambiente, suoli agricoli e città.
Riproporre il superamento dello squilibrio Nord/Sud nel nostro paese, in Europa e nel mondo significa la riconquista del primato della politica sul mercato.
Quando la Politica si fa ancella dell’economia e accetta le ferree regole del mercato che non stabilisce né uguaglianza né democrazia, elimina dalla scena del dibattito pubblico l’etica e la giustizia sociale.
I “sovranisti” al governo del nuovo Parlamento europeo non avrebbero interesse a contrastare tali fenomeni sulla cui strumentalizzazione hanno prosperato. Altro che politiche di pace nel Mediterraneo e nel mondo! Altro che contrasto alle mafie e ai nuovi poteri finanziari! Altro che legislazione e procura antimafia europee!
Per riportare la Politica al suo compito centrale di orientare l’economia, occorre partire dai diritti del lavoro e dell’impresa che li favorisce, estendere i confini della democrazia e dei diritti e doveri di cittadinanza, superare il passato e non voltare la testa di fronte i nuovi problemi posti dal capitalismo globalizzato del XXI secolo con l’abnorme crescita della disuguaglianza e dell’ingiustizia sociale prodotta.
Per tali motivi condivido l’appello
 di Vito Lo Monaco

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