Urbino luogo dell'anima e provincia universale

2 febbraio 2015
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A poco più di vent'anni dalla sua morte, e a diciotto dai voti che Rifondazione Comunista gli attribuì nel corso dell'elezione del presidente della Repubblica (sarebbe stato poi eletto Scalfaro), Paolo Volponi resta stagliato nel firmamento letterario come una delle più fulgide figure. Intellettuale di spessore – nonché dirigente industriale e parlamentare di grande passione civile – non poteva che nascere in una cittadina come Urbino, centro di gravità capace di attirare artisti, giuristi e uomini d'intelletto nel corso del Rinascimento.

Piace segnalare un libricino pubblicato da Besa – casa editrice salentina con sede a Nardò – ovvero la meritoria ripubblicazione di “Cantonate di Urbino” (51 pagine, con le incisioni originali di Renato Buscagli, 10 euro), la cui prima apparizione in libreria risale al 1985, in edizione limitata, e ai nostri giorni si poteva reperire solo su Ebay. Poche pagine, ma di struggente bellezza, quelle dedicate alla sua città d'origine. Si tratta di tre brevi testi (aparsi precedentemente sulla stampa) e un paio di lettere, che costituiscono un omaggio al luogo d'origine, da sempre centrale nell'opera di Volponi.

L'autore urbinate, capofila di certo illuminismo industriale, lascia impresse su carta storia, paesaggio e luoghi dell'anima della propria città, sintetizzata nel bene e nel male, fra splendori e miserie: lo fa rievocandone paesaggio, scorci e storia, a cominciare dal palazzo di Federico – agli antipodi rispetto alla claustrofobia delle industrie raccontata e rappresentata nelle opere maggiori – ma anche la tetra atmosfera degli anni Trenta del Novecento e del dopoguerra, per non parlare di quella che è una specie di operetta morale, “Guerra di piume sopra la città”, con cornacchie forestiere e piccioni cittadini come protagonisti; in poche pennellate emerge la perenne dicotomia di attrazione e fuga nei confronti del luogo natale, un piccolo mondo antico universale (che rappresenta le piccole patrie d'ogni angolo d'Italia) col suo paesaggio collinare e un'architettura che ha poco da invidiare a luoghi più noti: restare nello spazio circoscritto della provincia o partire sarà uno dei dilemmi sempre vivi per Volponi, che lo espresse anche in alcune sue composizioni poetiche.

 di Salvatore Lo Iacono

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