Unibo celebra i 40 anni della Rognoni-La Torre, Lo Monaco: "La madre di tutte le leggi antimafia"

Politica | 17 settembre 2022
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“La legge 646 del 1982, nota come Rognoni – La Torre, è la madre di tutte le legislazioni antimafia e non può essere toccata. Va applicata e ampliata, comprendendo le modifiche della società, ma anche estesa a livello europeo”. Così è intervenuto Vito Lo Monaco, presidente emerito del Centro studi Pio La Torre, durante un convegno dedicato ai 40 anni della legge nel corso della Summer school organizzata a Bologna dal dipartimento di Scienze giuridiche dell’Alma Mater Studiorum – Università degli Studi di Bologna, in collaborazione con la Cgil. All'interno della sessione sul tema si sono pronunciati anche l’ex presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, onorevole Rosy Bindi, il giudice emerito di Corte di Cassazione Giuliano Turone, e il segretario generale della Cgil Giuseppe Massafra.
“Nel ventesimo anniversario della convenzione Onu contro la criminalità organizzata – ha aggiunto Vito Lo Monaco – che ammette il principio del contrasto a livello internazionale, andrebbe armonizzata questa fattispecie normativa, introducendo un articolo 416 bis europeo che definisca la mafia come un'infiltrazione permanente nel tessuto del sistema economico. La mafia infatti tutela gli assetti di potere, è errato definirla 'antistato', perché è capace di penetrare e coesistere con le istituzioni”. Nel corso del suo intervento, il presidente emerito Vito Lo Monaco ha ripercorso le tappe storiche che hanno portato all'approvazione della legge. Un crescendo drammatico scritto con il sangue di quanti hanno provato a immaginare una Sicilia libera dai condizionamenti mafiosi, consapevoli di un cambiamento all'interno dello stesso Stato. Pio La Torre viene ucciso insieme a Rosario Di Salvo il 30 aprile del 1982: “Per la prima volta la mafia spara a un deputato in carica. Il 3 settembre è la volta del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. La Legge Rognoni La Torre viene approvata l'11, sollecitata da una forte protesta popolare del Paese. Sia La Torre che Dalla Chiesa sapevano che la mafia non era soltanto un fatto criminoso: è la scintilla che porta all'intuizione di dover introdurre una fattispecie giuridica particolare, come l'associazione di stampo mafioso. A 122 anni dall'Unità di Italia, nel codice italiano entra così per la prima volta il reato di stampo mafioso; prima di allora, per un prete o un maresciallo era ancora possibile e accettabile girare a braccetto con un capomafia”.
Ma nel nostro Paese, che paga con un numero altissimo di vittime tra magistrati, giornalisti, politici, sacerdoti e attivisti il suo prezzo della lotta alla mafia, la memoria è ancora corta, come rimarca Vito Lo Monaco: “Ogni intervento dello Stato contro la mafia avviene dopo un'emergenza. La seconda guerra di mafia si conclude nell 1983, un anno dopo gli omicidi Dalla Chiesa e Pio La Torre, con l'uccisione di Rocco Chinnici che pure aveva contribuito all'elaborazione di quel disegno di legge, consapevole della complessità del fenomeno mafioso. Del resto, senza questa legge non ci sarebbe stato il Maxiprocesso”. I primi magistrati a credervi sembrano quasi dei visionari: “Chinnici, Di Lello, Guarnotta, Falcone e Borsellino sono prima di tutto osteggiati e isolati dal resto dei loro colleghi all'interno della stessa magistratura. Le prove a carico dei mafiosi, costruite anche grazie ai pentiti che per la prima volta fanno la loro comparsa, fanno il resto, portando alle prime, pesanti condanne e sentenze. E' la sconfitta della mafia stragista di quegli anni, avvenuta proprio grazie alla Legge Rognoni - La Torre. Ma senza la protezione politica la mafia non ha modo di esistere e alimentare il suo potere. Oggi le nuove mafie sembrano scomparse dal dibattito politico, sono indebolite, ma sono più diffuse e corrompono di più. Per questo non possiamo dimenticare l'importanza dell'applicazione di una legge come questa, una pietra miliare nella lotta alla mafia”.
“Il nostro centro studi è nato nel 1986 – conclude Lo Monaco - Tanti anni sono passati da allora, ma abbiamo registrato importanti passi avanti nella sensibilizzazione sul contrasto alla criminalità organizzata. L'anno scorso il centro ha ottenuto lo Status Speciale Consultivo presso il Consiglio Economico e Sociale (ECOSOC) delle Nazioni Unite, a dimostrazione che le idee e il lavoro di Pio La Torre sono ancora attuali e sono portate avanti dal nostro centro con passione, convinti della necessità di dover essere costruttori di democrazia, impegnati per un cambiamento sociale del Paese, per un futuro più equo e solidale. Per questo, da 16 anni siamo anche impegnati con il progetto educativo antimafia che coinvolge centinaia di scuole di tutta Italia e gli studenti di 21 case circondariali, da Nord a Sud. Essere antimafiosi oggi vuol dire credere nella giustizia sociale, nella libertà e nella democrazia, nel rispetto della Costituzione”.


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