Una musa morta giovane e l'amore platonico

Cultura | 11 agosto 2015
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L'Olanda letteraria non sta nelle incursioni di John Irving o di Donna Tartt ad Amsterdam. E non è in pochi nomi ristretti (Cees Nooteboom, Herman Koch, Kader Abdolah, Leo De Winter o il “nomade” Michel Faber). C'è anche Tim Krabbé, il cui apprendistato è stato più lungo, avendo avuto esperienze multiformi ed extraletterarie alle spalle, ma che ha raggiunto risultati di primo livello. Pubblicato in Italia da Marsilio, Marcos y Marcos ed Elliot, Krabbé ha al suo attivo vari titoli e un gioiello, “Marte Jacobs” (126 pagine, 12,50 euro), che la casa editrice romana ha ripubblicato in edizione tascabile, nella collana “I manubri”, con la traduzione di Franco Paris. “Marte Jacobs” è la storia di una musa morta giovane, quella del poeta Emile, poeta non nel senso di un mestiere o di una vocazione, ma di “un modo d'essere che accetti”, come prova a spiegare, forse invano. Lei, Marte Jacobs – vita nomade, al seguito degli amori della madre – gli ha ispirato, dopo una partita di calcio tra ragazzini, “È nata una giraffina”, la sua primissima poesia, quella che gli ha dato la fama imperitura e per cui tutti lo ricordano sempre. Gli incontri che a distanza di anni coinvolgono entrambi – fin da quando erano giovanissimi, lei solo una bimba – sono ricchi di complicità, di toni delicati e di sentimenti tenui. È un amore platonico, impossibile e acerbo anche quando i due protagonisti crescono e Marte resta una figura sfuggente, che per beffa del destino si concede a Willem, vecchio compagno di scuola e nemmeno velatamente rivale letterario di Emile, romanziere che quasi scrive a vanvera, ma ha successo in termini di vendita. Marte, insomma, per quanto idealizzata è concretissima e sfugge al poeta che mai fa davvero un passo in avanti rispetto a lei. Emile finirà per conoscerla pienamente, scoprendone il destino, dalle pagine di un romanzo del rivale. È una storia tutto sommato breve, fatta di pochi istanti, e tormentata. Piacerà a quelli che in gioventù sono rimasti incantati da “Le notti bianche” o “L'amore ai tempi del colera”. Senza per questo sostenere che Krabbé sia Dostoevskij o Garcia Marquez.
 di Salvatore Lo Iacono

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