Una fondazione nel nome del beato giudice Livatino

Società | 16 maggio 2021
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Profonda gratitudine al Santo Padre Francesco per averci dato ulteriori stimoli per un impegno che dura da almeno 25 per non dire 30 anni e che durerà sempre”. A parlare così all’unisono sono Giuseppe Palilla, compagno di Liceo e presidente dell’associazione “Amici del Giudice Rosario Angelo Livatino”, e don Giuseppe Livatino, omonimo e non parente del primo Magistrato elevato agli Onori degli Altari di cui ha curato la fase diocesana del processo di Canonizzazione. Il solenne momento del 9 maggio scorso è stato uno spartiacque tra diversi momenti storici per gli esterni all’associazione. Il riconoscimento del “Martirio in odio alla Fede” e la celebrazione in cattedrale ad Agrigento hanno confermato verità storiche e la diversa umanità che aleggia intorno alla figura del secondo magistrato di Canicattì ucciso dalla mafia. Da un lato l’intuizione del vescovo Carmelo Ferraro che il 9 maggio 1993 fece incontrare Papa San Giovanni Paolo II con gli anziani genitori Rosalia Corbo e Vincenzo Livatino da cui scaturì l’incarico informale ad Ida Abate, professoressa di Liceo del futuro Beato, di raccogliere documenti e testimonianze. Quindi la nascita dell’associazione “Amici del Giudice Livatino” che nel dicembre 2010 è tornata ad ufficializzare la richiesta dell’apertura del processo diocesano di Beatificazione e Canonizzazione sostenendone i costi sino al tentativo di nominare il Postulatore Generale a cui ha provveduto invece la curia di Agrigento assumendosene onori ed oneri. Forse non sapevano… 

 ”Da quel momento –dice Palilla- abbiamo registrato un’assoluta chiusura nei confronti dell’Associazione confermata dal tentativo della rimozione storica in tutte le occasioni ed addirittura in atti pubblici ed ufficiali”.

 In queste settimane è tutto un fiorire di pubblicazioni dedicate alla figura di Rosario Livatino. Sotto tutti gli aspetti. Non sempre però la qualità e la verità storica è rispettata. La fretta e la scarsa conoscenza degli atti ha prodotto clamorosi errori storici facili da dimostrare anche da parte di chi non avrebbe potuto e dovuto farli proprio per il ruolo che gli è stato attribuito. “Come associazioni  Tecnopolis ed Amici di Livatino ed anche Postulazione –continua Palilla- abbiamo rischiato di non essere rappresentati in cattedrale. Abbiamo dovuto presentare domanda e sollecitare il rilascio dei pass per poi scoprire chi erano i privilegiati e che alcuni di questi erano stati invitati pur senza avere alcun interesse; per non lasciare vuoti nei banchi…”. Anche dopo giorno 9 di maggio la situazione non sembra essere cambiata. 

A gettare acqua sul fuoco ed assumere il ruolo di pompiere è don Giuseppe Livatino. “Traiamo forza dall’esempio del nostro Magistrato Beato –dice don Giuseppe- e continueremo come abbiamo fatto in questo quarto di secolo e più. Niente inutili ribalte ma l’impegno silenzioso di ogni giorno per fare Memoria e rendere Testimonianza”. 

La Beatificazione di Rosario Livatino ha fatto scoprire un universo discreto e nascosto di cittadini ed estimatori non solo di Canicattì e del mondo che hanno raccontato il loro “Piccolo Giudice” ma soprattutto si sono detti pronti a collaborare. Lo hanno pure fatto. Non solo con la preghiera ma anche con l’impegno fisico. Uno spaccato è emerso nei giorni di apertura della “Cappella Livatino Corbo” garantita per più di due settimane; mattina e pomeriggio dai volontari delle Aggregazioni Laicali Cattoliche cittadine. Un successo di visite e di una collaborazione mai vista destinata a ripetersi spesso e sempre. “Siamo grandi lavoratori –dice Riccardo La Vecchia, segretario dell’associazione Livatino e già presidente di Tecnopolis- e continueremo così sulla strada percorsa in questi 30 anni e più cercando di concretizzare i progetti vecchi e nuovi”.

 Intanto anche la Banca San Francesco, istituto di credito di Canicattì, arriva in soccorso dell’associazione lanciando una campagna di raccolta fondi per creare un centro studi e ricerche intitolato al Beato Livatino. La collaborazione con Banca San Francesco però punta molto più in alto: creare una fondazione nel nome del Beato Rosario Angelo Livatino ed anche accedere a risorse economiche per dare alle diverse strutture e progetti in sua memoria una sede unica e gli strumenti per continuare a parlare a laici, credenti e non credenti non solo di Canicattì, della Sicilia e del mondo ma davvero a tutti. Ci si rivolge ad una “comunità universale” che quel 9 maggio è stata tenuta fuori dalla cattedrale di Agrigento pur avendo scritto la storia del Magistrato Beato, con discrezione ed in silenzio rifuggendo le ribalte e gli inutili protagonismi del momento. “Già da prima della Beatificazione –conclude Palilla- avevamo trovato molte persone ed aziende disposte ad aiutarci e finanziarci con assoluto riserbo. Penso che finalmente sia entrato nel cuore e nell’intelligenza di fedeli e cittadini che Rosario è una Grazia per tutti e che l’associazione si è solo sforzata di farla conoscere, apprezzare e preservandola da pericolose contaminazioni e strumentalizzazione che ancor più di recente non sono mancate”. Ad oggi sembrano esserci riusciti. Il Tempo e la Storia saranno galantuomini…   

 di Enzo Gallo

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