Una fondazione nel nome del beato giudice Livatino
“Profonda gratitudine al Santo Padre Francesco per averci dato ulteriori stimoli per un impegno che dura da almeno 25 per non dire 30 anni e che durerà sempre”. A parlare così all’unisono sono Giuseppe Palilla, compagno di Liceo e presidente dell’associazione “Amici del Giudice Rosario Angelo Livatino”, e don Giuseppe Livatino, omonimo e non parente del primo Magistrato elevato agli Onori degli Altari di cui ha curato la fase diocesana del processo di Canonizzazione. Il solenne momento del 9 maggio scorso è stato uno spartiacque tra diversi momenti storici per gli esterni all’associazione. Il riconoscimento del “Martirio in odio alla Fede” e la celebrazione in cattedrale ad Agrigento hanno confermato verità storiche e la diversa umanità che aleggia intorno alla figura del secondo magistrato di Canicattì ucciso dalla mafia. Da un lato l’intuizione del vescovo Carmelo Ferraro che il 9 maggio 1993 fece incontrare Papa San Giovanni Paolo II con gli anziani genitori Rosalia Corbo e Vincenzo Livatino da cui scaturì l’incarico informale ad Ida Abate, professoressa di Liceo del futuro Beato, di raccogliere documenti e testimonianze. Quindi la nascita dell’associazione “Amici del Giudice Livatino” che nel dicembre 2010 è tornata ad ufficializzare la richiesta dell’apertura del processo diocesano di Beatificazione e Canonizzazione sostenendone i costi sino al tentativo di nominare il Postulatore Generale a cui ha provveduto invece la curia di Agrigento assumendosene onori ed oneri. Forse non sapevano…
”Da quel momento –dice Palilla- abbiamo registrato un’assoluta chiusura nei confronti dell’Associazione confermata dal tentativo della rimozione storica in tutte le occasioni ed addirittura in atti pubblici ed ufficiali”.
In queste settimane è tutto un fiorire di pubblicazioni dedicate alla figura di Rosario Livatino. Sotto tutti gli aspetti. Non sempre però la qualità e la verità storica è rispettata. La fretta e la scarsa conoscenza degli atti ha prodotto clamorosi errori storici facili da dimostrare anche da parte di chi non avrebbe potuto e dovuto farli proprio per il ruolo che gli è stato attribuito. “Come associazioni Tecnopolis ed Amici di Livatino ed anche Postulazione –continua Palilla- abbiamo rischiato di non essere rappresentati in cattedrale. Abbiamo dovuto presentare domanda e sollecitare il rilascio dei pass per poi scoprire chi erano i privilegiati e che alcuni di questi erano stati invitati pur senza avere alcun interesse; per non lasciare vuoti nei banchi…”. Anche dopo giorno 9 di maggio la situazione non sembra essere cambiata.
A gettare acqua sul fuoco ed assumere il ruolo di pompiere è don Giuseppe Livatino. “Traiamo forza dall’esempio del nostro Magistrato Beato –dice don Giuseppe- e continueremo come abbiamo fatto in questo quarto di secolo e più. Niente inutili ribalte ma l’impegno silenzioso di ogni giorno per fare Memoria e rendere Testimonianza”.
La Beatificazione di Rosario Livatino ha fatto scoprire un universo discreto e nascosto di cittadini ed estimatori non solo di Canicattì e del mondo che hanno raccontato il loro “Piccolo Giudice” ma soprattutto si sono detti pronti a collaborare. Lo hanno pure fatto. Non solo con la preghiera ma anche con l’impegno fisico. Uno spaccato è emerso nei giorni di apertura della “Cappella Livatino Corbo” garantita per più di due settimane; mattina e pomeriggio dai volontari delle Aggregazioni Laicali Cattoliche cittadine. Un successo di visite e di una collaborazione mai vista destinata a ripetersi spesso e sempre. “Siamo grandi lavoratori –dice Riccardo La Vecchia, segretario dell’associazione Livatino e già presidente di Tecnopolis- e continueremo così sulla strada percorsa in questi 30 anni e più cercando di concretizzare i progetti vecchi e nuovi”.
Intanto anche la Banca San Francesco, istituto di credito di Canicattì, arriva in soccorso dell’associazione lanciando una campagna di raccolta fondi per creare un centro studi e ricerche intitolato al Beato Livatino. La collaborazione con Banca San Francesco però punta molto più in alto: creare una fondazione nel nome del Beato Rosario Angelo Livatino ed anche accedere a risorse economiche per dare alle diverse strutture e progetti in sua memoria una sede unica e gli strumenti per continuare a parlare a laici, credenti e non credenti non solo di Canicattì, della Sicilia e del mondo ma davvero a tutti. Ci si rivolge ad una “comunità universale” che quel 9 maggio è stata tenuta fuori dalla cattedrale di Agrigento pur avendo scritto la storia del Magistrato Beato, con discrezione ed in silenzio rifuggendo le ribalte e gli inutili protagonismi del momento. “Già da prima della Beatificazione –conclude Palilla- avevamo trovato molte persone ed aziende disposte ad aiutarci e finanziarci con assoluto riserbo. Penso che finalmente sia entrato nel cuore e nell’intelligenza di fedeli e cittadini che Rosario è una Grazia per tutti e che l’associazione si è solo sforzata di farla conoscere, apprezzare e preservandola da pericolose contaminazioni e strumentalizzazione che ancor più di recente non sono mancate”. Ad oggi sembrano esserci riusciti. Il Tempo e la Storia saranno galantuomini…
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