Un esercito di pupi rievoca la Chanson de Roland a Roncisvalle

Cultura | 30 luglio 2018
Condividi su WhatsApp Twitter

Un viaggio dentro la leggenda, là dove tutto ebbe inizio, a Roncisvalle, in territorio spagnolo che ha visto la nascita della Chanson de Roland, dopo la battaglia del 778 tra i franchi e i saraceni. Il luogo dove la storia e la letteratura si sono fuse al punto che non è più possibile separarle, ieri sera ha ospitato la terza tappa del viaggio di Mimmo Cuticchio, il più grande puparo italiano, che per celebrare i suoi 70 anni ha scelto di portare i pupi da Palermo a Roncisvalle, passando per Roma, dove Papa Francesco gli ha impartito una speciale benedizione da portare lì, sul campo della prima battaglia tra i cristiani di Carlo Magno e gli infedeli che volevano invadere la Francia. 

 Davanti alla lapide che ricorda la morte di Orlando, Mimmo Cuticchio ha innalzato la sua spada, quella del «cuntu», della narrazione ritmica segnata dalle spirali disegnate verso il cielo con quella spada di legno, e il tacco dei pupari; modulando la voce che incalza, in crescendo, proprio come durante una carica della cavalleria. Mille volte, durante la sua lunga carriera, Cuticchio ha raccontato «La morte di Orlando», ma qui, nei luoghi della leggenda, la commozione del puparo supera anche quella del suo pubblico (francesi, spagnoli, italiani e molti pellegrini) sul Cammino di Santiago. La lingua non ha più importanza, basta il carisma, il segno, la timbrica, il suono, il linguaggio del corpo del puparo, comprensibile a tutti. 

 Una trasferta imponente: si sono messi in viaggio 300 pupi, un gruppo di 12 «pari», in omaggio all’imperatore di tutti i pupari, Carlo Magno, l’intera famiglia Cuticchio e 36 narratori tra cui Bruno Leone, Giovanni Guarino e Luì Angelini, nel segno di un ritorno alle origini, al sogno ricorrente di un mondo dove ancora regnano l’onore, la fedeltà, la lealtà, la giustizia. Proprio a Roncisvalle Mimmo Cuticchio ha iniziato a passare il testimone del mestiere al figlio Giacomo, musicista e compositore, che ha in nuce lo stesso talento del padre. L'impegno con Papa Francesco è stato onorato, il pupo Orlando, spogliato delle armi, è stato portato, lungo un cammino di 18 chilometri, in braccio alla Vergine Biakorrì, come simbolo perenne di riconciliazione. Orlando indossa una fascia tricolore italiana. Come mai? E’ una consuetudine iniziata nel 1860, quando Garibaldi entrò a Palermo: il vecchio puparo Greco la fece indossare al pupo Orlando che per equivoci risorgimentali ha acquisito la cittadinanza italiana. Il teatro può operare sortilegi e magie d’ogni tipo ed è legittimo supporre che possa anche trasformare una radura che ha visto molte guerre in un luogo di pace. 



Ultimi articoli

« Articoli precedenti