Un anno in pandemia: conseguenze letali sull’istruzione

17 marzo 2021
Condividi su WhatsApp Twitter

Sono in media 74 - secondo la fotografia scattata da Save the Children- i giorni di istruzione che i bambini e gli adolescenti di tutto il mondo hanno perso a un anno dallinizio della pandemia di COVID-19. A livello globale, tra il 16 febbraio 2020 e il 2 febbraio 2021, si stima che 112 miliardi di giorni di istruzione siano stati persi complessivamente e che siano stati i bambini più poveri del mondo a essere colpiti in modo sproporzionato. Una nuova analisi, condotta a livello internazionale dall’Organizzazione sui dati di 194 Paesi e diverse regioni, mostra che i minori in America Latina, nei Caraibi e nell’Asia meridionale hanno perso quasi il triplo dell’istruzione dei coetanei dell’Europa occidentale. “Quasi un anno dopo la dichiarazione ufficiale della pandemia globale- ha dichiarato Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children Italia- centinaia di milioni di bambini e adolescenti rimangono fuori dalla scuola. La più grande emergenza educativa della storia ha ampliato il divario tra i Paesi e all’interno dei Paesi stessi, come quello tra le famiglie più ricche e quelle più povere, tra i bambini che abitano nelle aree urbane e quelle rurali, tra i rifugiati o sfollati e le popolazioni ospitanti, tra i minori con disabilità e quelli senza. È necessario agire in modo strutturato e globale, per garantire che non siano i più piccoli a pagare il prezzo di questa pandemia”.

Ad un anno dal primo lockdown generale, Save the Children ha analizzato i dati rispetto alla frequenza in presenza degli alunni delle scuole di ogni ordine e grado. Lanalisi ha preso in considerazione 8 capoluoghi di provincia. Nel corrente anno scolastico, da settembre 2020 a fine febbraio 2021, i bambini delle scuole dellinfanzia a Bari, per esempio, hanno potuto frequentare di persona 48 giorni sui 107 previsti, contro i loro coetanei di Milano che sono stati in aula tutti i 112 giorni in calendario. Gli studenti delle scuole secondarie di primo grado a Napoli sono andati a scuola 42 giorni su 97, quelli di Palermo 95,5, mentre quelli di Roma sono stati in presenza per tutti i 108 giorni previsti. Per quanto riguarda le scuole secondarie di secondo grado, i ragazzi e le ragazze di Reggio Calabria hanno potuto partecipare di persona alle lezioni in aula per 35,5 giorni contro i 97 del calendario, quelli di Palermo 61,5, mentre i loro coetanei di Firenze sono andati a scuola 75,1 giorni su 106. La pandemia che lo scorso anno ha costretto gli studenti a interrompere bruscamente la loro presenza a scuola tre mesi prima della conclusione dellanno scolastico e ha duramente segnato anche nel 2020/2021 la loro possibilità di frequentare le aule scolastiche. I dati evidenziano forti differenze fra le città, legate allandamento del rischio di contagio così come alle differenti scelte amministrative. I numeri rilevati si riferiscono alle giornate scolastiche vissute in presenza, evidenziando quei territori dove gli studenti hanno fruito di periodi più lunghi di didattica a distanza, con le difficoltà che questo ha comportato in termini di accessibilità e per la perdita di opportunità relazionali dirette tra pari e con i docenti.

Sappiamo bene quanto le diseguaglianze territoriali abbiano condizionato in Italia, già prima della pandemia, la povertà educativa dei bambini, delle bambine e dei ragazzi – ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children - a causa di gravi divari nella offerta di servizi per la prima infanzia, tempo pieno, mense, servizi educativi extrascolastici. Ora anche il numero di giorni in cui le scuole, dallinfanzia alle superiori, hanno garantito lapertura nel corso della seconda ondata Covid mostra una fotografia dellItalia fortemente diseguale, e rivela come proprio alcune tra le regioni particolarmente colpite dalla dispersione scolastica già prima della pandemia siano quelle in cui si è assicurato il minor tempo scuola in presenza per i bambini e i ragazzi. Il rischio è dunque quello di un ulteriore ampliamento delle diseguaglianze educative”.

Diversi studi internazionali hanno rilevato la gravità della perdita di apprendimento causata dalla chiusura delle scuole e il rischio concreto, in assenza di interventi mirati, di una perdita secca di 0,6 anni di scuola e di un aumento fino al 25% della quota di bambini della scuola secondaria inferiore al di sotto del livello minimo competenze. Le perdite- secondo quanto riportato nell’articolo la Simulating the potential impacts of Covid-19 school closures on schooling and learning outcomes: a set of global estimates della World Bank Group Education- sono maggiori tra gli studenti provenienti da famiglie meno istruite, a conferma delle preoccupazioni per liniquità dellimpatto della pandemia sui bambini e sulle famiglie. LOcse e la Banca Mondiale- secondo quanto riportato dall’articolo The Economic Impacts of Learning Losses, Eric A. Hanushek Ludger Woessmann, del settembre 2020- hanno stimato gli effetti economici di questa perdita di apprendimento, valutando che l’impatto economico condurrà a una contrazione del PIL dei Paesi in media dell’1,5% nel resto del secolo.

La chiusura delle scuole è iniziata nel febbraio 2020, l’11 marzo è stata dichiarata la pandemia, spingendo il 91% degli studenti del mondo ad abbandonare le aule nel mezzo dellanno scolastico. A livello globale, la differenza nei giorni di istruzione persi dai bambini e ragazzi che vivono nelle diverse aree geografiche diventa drammaticamente chiara: in America Latina, nei Caraibi e in Asia meridionale, i minori hanno trascorso 110 giorni senza alcuna istruzione, in Medio Oriente 80 giorni, nell'Africa subsahariana 69, nell'Asia orientale e nel Pacifico 47, in Europa e nell’Asia centrale 45 giorni, in Europa occidentale 38. Altro dato da tenere in considerazione è che oltre alla perdita di apprendimento, i bambini e gli adolescenti che non vanno a scuola sono esposti a un rischio maggiore di lavoro minorile, matrimoni precoci e altre forme di abuso e hanno maggiori probabilità di essere intrappolati in un ciclo di povertà per le generazioni a venire. Si stima che la pandemia globale spingerà altri 2,5 milioni di ragazze al matrimonio precoce entro il 2025.

Secondo quanto riportato da diversi studi, ci sono state enormi discrepanze nell’accesso all’apprendimento anche nelle nazioni più ricche durante la pandemia. Gli studenti negli Stati Uniti, ad esempio, sono più disconnessi da Internet rispetto agli studenti di altri Paesi ad alto reddito, il che probabilmente ha influito sul loro accesso all’apprendimento remoto. Solo due Paesi dell’UE hanno livelli di accesso a Internet inferiori rispetto agli Stati Uniti: Bulgaria e Romania. All’inizio della pandemia, oltre 15 milioni di studenti, dall’asilo alle superiori delle scuole pubbliche statunitensi, non avevano Internet adeguato per l’apprendimento a distanza a casa. Circa 9 milioni di questi studenti vivono in famiglie senza connessione né dispositivi adeguati per l’apprendimento a distanza. Un altro milione di utenti ha una connessione adeguata ma nessun dispositivo. Anche altri Paesi più ricchi hanno lottato per fornire uguali alternative online per l’apprendimento scolastico. In Norvegia, mentre quasi tutti i giovani tra i 9 e i 18 anni hanno accesso a uno smartphone, il 30% non ha accesso a un PC a casa. Nei Paesi Bassi, un bambino su cinque non ha un PC o un tablet per l’apprendimento da remoto.

Melania Federico 



Ultimi articoli

« Articoli precedenti