Tsipras vince in Grecia ma crescono anche i neonazisti

Europa | 21 settembre 2015
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 Alexis Tsipras ha vinto ancora, ed è stata la sua vittoria più difficile e forse per questo quella dal sapore più dolce. Syriza, lievemente favorita alla vigilia ma sulla quale pesava la disillusione di molti elettori e l'incertezza economica, si è aggiudicata uno straordinario 35,5% dei voti e 145 seggi. Mentre gli ex alleati di governo nazionalisti 'Greci Indipendentì avrebbero il 3,7% e 10 seggi.  I due riproporranno la stessa alleanza nata a gennaio, forti di una maggioranza di 155 seggi su 300. Lo ha confermato prima Panos Kammenos, leader di Anel, e poi lo stesso Tsipras, che si è portato l'alleato sul palco davanti alla folla di Syriza in tripudio a piazza Klathmonos. «È una grande vittoria del nostro popolo, è un mandato di quattro anni», ha esultato l'ex e prossimo premier nel discorso della vittoria. «Siamo troppo duri per morire, anche se siamo stati presi di mira da tanti», ha gridato dedicando il successo «a coloro che lottano per un altro domani». In Grecia e in Europa. Tanto che tra le bandiere che sventolavano in piazza c'erano anche quelle degli alleati europei, tra cui gli italiani di 'L'Altra Europa con Tsipras'.  Insomma i greci - almeno quelli che sono andati a votare - non hanno creduto alla narrativa del 'tradimentò dopo il referendum bensì a quella di un primo ministro che ha lottato fino all'ultimo per strappare a Bruxelles (e a Berlino) il miglior accordo possibile.  Certo, l'affluenza ai seggi è calata notevolmente - e su questo pesa la disillusione palpabile di molti - ma ad oltre metà dello scrutinio ufficiale sembra essersi attestata sopra il 55%. In un solo colpo, il leader della sinistra, che dopo le sue dimissioni ad agosto aveva visto i suoi consensi sgretolarsi nei sondaggi, ha dunque respinto l'assalto dei conservatori di Nea Dimokratia (che si fermano al 28%), ha visto i suoi ex compagni 'ribellì di partito di Unità Popolare fallire nel loro intento di entrare in Parlamento, ed ora si prepara a governare di nuovo la Grecia con la promessa di mitigare l'austerità contenuta del memorandum per le classi meno abbienti e tenere i riflettori accesi sulla madre di tutte le sue battaglie: la rinegoziazione del debito greco.  Inutili le sirene dei piccoli partiti socialdemocratici Pasok e Potami che speravano di essere decisivi per una nuova maggioranza.  Unica macchia sulla gioia della sinistra di Syriza, l'ennesimo exploit dei neonazisti di Alba Dorata (soprattutto tra i disoccupati), che secondo le proiezioni non solo si confermano terzo partito ma aumentano i loro consensi fino al 7,1%.  A Tsipras sono subito arrivati i complimenti del suo avversario diretto, il leader di Nea Dimokratia Vangelis Meimarakis, che dopo qualche momento di incertezza per i primissimi exit poll che annunciavano un margine molto più stretto ha ammesso la sconfitta: «Congratulazioni a Tsipras - ha detto -. Ora può fare il governo che crede. Io voglio ringraziare chi ha lavorato con noi in queste elezioni. Pensavano fossimo finiti, invece siamo ancora qui, e forti». La festa della folla di Syriza, come nelle scorse vittorie di gennaio e al referendum di luglio, è andata  avanti tutta la notte. Ma Tsipras è già al lavoro per il nuovo governo: sarà formato al massimo entro tre giorni, assicurano dal suo partito.

ALBA DORATA CRESCE, DISFATTA DEI RIBELLI SYRIZA

  Da una parte c'è l'aumentato astensionismo, ma dall'altra la protesta dei greci schiacciati da crisi e delusi dalla politica prende in queste elezioni ancora una volta l'oscura forma del successo di Alba Dorata, Chrysi Avghi, il movimento neonazista che arriva al 7,1% dei consensi e porta 19 deputati nel prossimo parlamento, secondo le proiezioni.  Un'affermazione alla quale fa da contraltare la sconfitta sonora di Unità Popolare, il partito nato dalla scissione della sinistra di Syriza, che prometteva di rappresentare quel 62% di greci che avevano urlato 'Nò agli accordi con i creditori a luglio, e che invece non riesce neanche ad entrare in Parlamento. Il successo di Alba Dorata, mostrano le statistiche, è particolarmente notevole proprio tra coloro che sembrano non aver più nulla da perdere: i disoccupati che nella Grecia in crisi da sei anni non sperano più in nulla. In questo segmento di società i consensi al partito di Nikolaos Michalioliakos - leader agli arresti domiciliari, incriminato per aver costituito un'organizzazione criminale insieme ad i vertici del partito - arrivano addirittura al 16,6%. Un partito che si è macchiato dell'omicidio di un rapper e militante di sinistra, nonchè di un'infinità di reati ai danni degli immigrati. Un tema, quello dell'immigrazione che ormai è diventata esodo verso le isole greche, che è di certo uno dei fattori dietro questo successo. Ma se i 'nerì festeggiano, i 'rossì di Unità Popolare stasera non sembrano nemmeno fare autocritica, rivendicando anzi con orgoglio la loro fallimentare battaglia: l'ex presidente del Parlamento Zoe Constantopoulou, ex alleata di ferro ed ora avversaria giurata di Tsipras, dice che «siamo orgogliosi di aver combattuto contro i poteri forti ed essere stati dalla parte della gente». Constatntopoulou ha sottolineato il dato del forte astensionismo: «Il voto rappresenta solo la metà dei greci». Ancora più baldanzoso l'ex ministro Panagiotis Lafazanis: «Abbiamo perso la battaglia, non la guerra. Domani ci sarà la catastrofe del memorandum, e Unità Popolare sarà lì a contrastarla». Una battaglia che non sarà in parlamento, visto che si sono fermati sotto alla soglia di sbarramento del 3%.


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