Trent'anni di marcia contro la mafia

27 febbraio 2013
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26 febbraio 1983 prima marcia popolare contro la mafia da Bagheria a Casteldaccia.
26 febbraio 2013, trent'anni dopo, riedizione della marcia promossa dal Centro Studi Pio La Torre, d'intesa con le scuole, l'adesione della Chiesa, dei Comuni e della Provincia, dei sindacati e della Confindustria e di tantissime associazioni culturali, antimafiose e di volontariato. L'evento sta consentendo di rivisitare e rielaborare con le nuove generazioni quella fase storica che condiziona ancora il nostro presente.
Allora segnò l'inizio della rivolta morale e civile dei siciliani. Fu una marcia per la vita contro la morte seminata dalla mafia in guerra per nuovi equilibri interni e politico-mafiosi.
I protagonisti di quella marcia furono tanti, dal primo Comitato popolare di Casteldaccia alla Chiesa, dal movimento studentesco ai sindacati. Ebbe un'adesione popolare straordinaria (diecimila, ventimila scrissero i giornali dell'epoca) che contraddisse quanto avevano sostenuto i Consigli Comunali di Bagheria e Casteldaccia (dal comune di Altavilla non pervenne alcuna reazione politica ufficiale) e riscattarono l'orgoglio civico delle comunità.
L'anno 1982, e soprattutto l'estate, fu caratterizzato dal triste primato di quasi cento morti di mafia (mafiosi ma anche vittime innocenti). Omicidi plurimi che annunciavano l'inizio dell'operazione Carlo Alberto Dalla Chiesa (ucciso il 3 settembre 1982, quattro mesi dopo Pio La Torre e Rosario Di Salvo). Fu la seconda guerra di mafia iniziata nel 1978 con l'uccisione di Peppino Impastato, degli omicidi politicomafiosi e conclusasi con la strage di Chinnici (1983) e l'omicidio dell'assessore comunale di Casteldaccia, Pippo Russo, nel 1984.
La guerra fu vinta dai Corleonesi che imposero il proprio dominio sulla cupola, ma da lì a poco essa fu processata e condannata grazie alla prima legge antimafia, varata dopo gli omicidi La Torre e Dalla Chiesa, e per merito di magistrati di nuova cultura giuridica. Quella guerra fece comprendere a tanti lo stretto rapporto tra mafia, più ricca di prima grazie alla droga, e parte della politica che continuò a usare organicamente la criminalità mafiosa per mantenere i consensi elettorali e il potere. Lo svelamento di questo rapporto fu possibile anche grazie alla germinazione della formula del comitato popolare di Casteldaccia, alla sua trasposizione a Bagheria e poi a Palermo e all'impegno post conciliare della Chiesa palermitana guidata da Pappalardo e apertasi al nuovo.
Trent'anni dopo le tre amministrazioni di Altavilla, Bagheria e Casteldaccia hanno aderito senza tentennamenti alla marcia di martedì prossimo, alla quale saranno presenti anche il sindaco di Palermo, il Presidente della Provincia e tanti altri sindaci.
La partecipazione alla marcia è stata discussa dai Consigli Comunali di Bagheria e Casteldaccia, convocati con apposite sedute straordinarie nelle quali consiglieri che allora erano ragazzi o bambini hanno rievocato quell'atroce guerra di mafia per misurare in concreto i passi avanti fatti dall'antimafia e dalla percezione sempre più diffusa che le mafie potranno essere sconfitte definitivamente con la mobilitazione della società e con una forte volontà politica centrale e periferica che non vanifichi i progressi del lavoro giudiziario della magistratura e delle forze dell'ordine e l'impegno antimafia delle forze sociali e imprenditoriali.
A conclusione della marcia, prevista a Casteldaccia, dopo un corteo di studenti delle primarie, delle medie e delle superiori e di tanto popolo e rappresentanti politici e istituzionali, parleranno solo i ragazzi ai quali simbolicamente sarà consegnato il testimone dell'impegno antimafia. Le mafie sono indebolite, ma non sconfitte come dimostra la loro presenza nelle pieghe del sistema finanziario ed economico del paese e come purtroppo convalidano i processi penali al Nord e la recente ripresa degli omicidi dimostrativi di mafia a Palermo. La marcia avrà il merito di mettere al centro dell'agenda politica del futuro Parlamento la soluzione politica del fenomeno mafioso, poco discusso, da tutti, nella campagna elettorale.
Il futuro della mafia sarà deciso dall' impegno e dal ripudio dei giovani. Sarà un buon messaggio per il nuovo Parlamento al quale spetterà spazzare, con poche leggi, ma con tanta volontà politica, lo storico intreccio affari-mafia-politica dalla scena nazionale e internazionale.

 di Vito Lo Monaco

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