Tratta e sfruttamento: 1 vittima su 4 è minore

Società | 3 agosto 2022
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La tratta degli esseri umani, assieme al traffico di droga e di armi, è ancora uno dei mercati illeciti più diffusi e proficui in tutto il mondo. Nel 2020, i soli casi accertati che hanno dato origine a procedimenti giudiziari e a condanne, riguardano 109.216 vittime nel mondo, un numero che non rappresenta le proporzioni reali del fenomeno in quanto è in gran parte sommerso. Secondo l’analisi condotta dal Dipartimento di Stato americano, tra i 185 paesi monitorati sull’applicazione del Protocollo di Palermo (2000) per la prevenzione, soppressione e punizione del traffico di esseri umani, infatti, solo 28 avrebbero  messo in campo sforzi significativi ed efficaci, come nel caso di Stati Uniti, Australia, Canada, Gran Bretagna, Svezia o Namibia, e tra gli europei Belgio, Spagna, Austria e Francia, mentre l’Italia è relegata un gradino sotto, in compagnia di Albania, Bangladesh, Costa d’Avorio, Nigeria, Malta, Cipro e Marocco, tra gli altri. In Europa, dove si stima che il traffico di esseri umani produca in un anno 29,4miliardi di euro di profitti, ben un quarto dei soli 14.000 casi identificati riguardano vittime minorenni, intrappolate in gran parte nello sfruttamento della prostituzione (64%).
In Italia, secondo quanto riportato nella XII edizione del rapporto “Piccoli Schiavi Invisibili”, diffuso da Save the Children, i casi emersi e assistiti nel 2021 dal sistema anti-tratta erano 1.911 (con 706 nuove prese in carico nel corso dell’anno), in gran parte di sesso femminile (75,6%), mentre i minori rappresentavano il 3,3% del totale (61). Tra le vittime assistite, la forma di sfruttamento prevalente è quella sessuale (48,9%), seguita dallo sfruttamento lavorativo (18,8%). Tra i paesi di origine delle vittime prevale la Nigeria (65,6%), seguita da Pakistan (4,5%), Marocco (2,6%) e, tra gli altri, da Gambia (2,5%) e Costa d’Avorio (2,3%). Sono di origine ivoriana il 4,6% delle 130 donne e ragazze con figli minori (161) che risultano assistite dal sistema anti-tratta italiano all’8 giugno 2022. Si tratta di giovani donne due volte vittime dello sfruttamento, per gli abusi e spesso i ricatti estremi che fanno leva sulla loro condizione di madri particolarmente vulnerabili. La fascia di età prevalente (45,4%) ha tra i 18 e i 25 anni, ma c’è anche chi ne ha meno di 17.
Nel 2021 l’Europol ha ricevuto 28.758 segnalazioni di tratta o traffico di esseri umani, con 6.139 nuovi casi. Le organizzazioni criminali attive nel traffico di esseri umani si sono adattate alle restrizioni della mobilità transnazionale imposte dal contenimento della pandemia, utilizzando sempre di più lo sfruttamento sessuale in-door e i canali alternativi, come gli ambienti digitali, creando un vero e proprio sistema di e-trafficking. Chat online, social media, agenzie di collocamento online, siti web di assistenza all’immigrazione contraffatti per reclutare potenziali vittime, forum sul dark web, pagamento dei servizi legati allo sfruttamento tramite criptovalute, vengono utilizzati per mettere in atto lo  sfruttamento, che può riguardare, oltre alla sfera sessuale e lavorativa, altre forme di sfruttamento. In Italia nel 2021 sono stati registrati 5.316 casi di pedopornografia trattati dalla Polizia Postale, con un aumento del 47% rispetto al 2020 (3.243), e 531 minori vittime di adescamento online, con una concentrazione di casi nella fascia 10-13 anni (306).
Grazie alle testimonianze degli operatori di Save the Children, di altre organizzazioni e di alcuni referenti istituzionali, si mette in risalto come l’acuirsi della crisi economica innescata dalla pandemia, moltiplichi i rischi di sfruttamento per gruppi particolarmente vulnerabili, come i minori stranieri non accompagnati, che spesso arrivano in Italia con un pesante debito contratto con i trafficanti per il viaggio che devono ripagare. Si tratta in gran parte di adolescenti di sesso maschile che si trovano esposti al rischio di sfruttamento in particolare nel momento in cui escono dal sistema di accoglienza per il compimento della maggiore età (il compimento della maggiore età è la causa dell’uscita dalla rete di accoglienza nel 64,2% dei casi) che li trova sovente in condizioni di integrazione ancora fragili e precarie, o per allontanamento volontario dalle strutture (25,6%), a volte su richiamo di connazionali o altre persone che propongono lavori in nero nelle grandi città come Milano o Roma. I gruppi più vulnerabili in questo senso sono quello dei minori non accompagnati egiziani, bangladesi, ma anche tunisini. 
“L’impatto della pandemia- ha detto Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children- ha reso ancora più evidente la condizione di totale vulnerabilità delle vittime o delle potenziali vittime di tratta e di sfruttamento. Donne, bambine, bambini e adolescenti che hanno sofferto già molto nella loro vita e non hanno quasi mai gli strumenti per potersi difendere e, soprattutto, persone e alternative positive a portata di mano intorno a loro”. Allo stato italiano Save the Children chiede delle misure strutturali, come l’approvazione da parte del Governo nell’ambito degli affari correnti del Piano Anti-Tratta Nazionale che- fermo dal 2018- rappresenta ormai un’urgenza per la presa in carico di tante vittime. La crisi di governo non può e non deve bloccare l’approvazione del Piano che è stato definito anche con il contributo di molti esperti e da realtà impegnate sul campo. È essenziale individuare tempestivamente i minori più vulnerabili e a rischio: per questo motivo l’organizzazione chiede un monitoraggio indipendente alle frontiere terrestri, realizzato da team con competenze di protezione dei minori, per individuare precocemente e garantire un’assistenza immediata a tutti i minori a rischio.
Melania Federico
 di Melania Federico

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