Tecnologie digitali e bambini: opportunità, rischi e raccomandazioni
Che sono nativi digitali è un dato di fatto. Come pure che la pervasività dei new media abbia attivato il proliferarsi di una serie di reti e connessioni. Più virtuali che reali. Opportunità certo, ma anche rischi per chi non è in grado di gestire la complessità. Che le tecnologie abbiano cambiato il modo di essere dell’uomo del duemila è riscontrabile dai dati concernenti gli acquisti dei mezzi tecnologici ed è anche aumentato sempre più il tempo passato usando le nuove tecnologie a discapito delle relazioni sociali face to face. Ma è altrettanto comprovato che l’uso nefasto e inconsapevole dei sistemi digitali abbia prodotto delle storture. Già per i genitori le componenti elettroniche si sono trasformate da tempo in fili ad alta tensione e, adesso, anche per i più piccoli, l’uso ha creato un corto circuito nella comunicazione e nell’educazione. Le tecnologie audiovisive e in particolare quelle digitali (Digital Devices, DDs) pervadono sempre più la vita degli adulti e soprattutto dei bambini e dei ragazzi. Il black out dei rischi prodotti nonché tangibili ha già messo a lavoro un gruppo multidisciplinare di esperti coordinati dal Centro per la Salute del Bambino che ha messo a punto il documento “Tecnologie digitali e bambini: indicazioni per un utilizzo consapevole” che fornisce suggerimenti pratici per sfruttare tutte le opportunità offerte minimizzando i rischi. Sono stati passati ai raggi x l’uso della televisione, dei videogiochi, dei dispositivi mobili, delle App e di Internet focalizzando l’attenzione sia sulle opportunità che sui rischi fino a fornire agli educatori delle vere e proprie istruzioni per l’uso.
I
nativi digitali sviluppano con questi strumenti una relazione inedita, che
investe tutti gli ambiti della loro vita, dal gioco alle relazioni sociali,
fino al modo in cui si rapportano ai saperi. I DDs costituiscono fonti
fondamentali di informazione, facilitano la comunicazione, possono contribuire
a migliorare l’efficacia del
sistema educativo, a sviluppare le reti sociali e promuovere la partecipazione
civica. Evidenze scientifiche, tuttavia, dimostrano che, quando non usati in
modo corretto e consapevole, possono provocare danni alla salute psico-fisica e
interferire con l’apprendimento e la
vita di relazione.
Il
90% dei ragazzi italiani possiede un computer o un dispositivo mobile e nella
stragrande maggioranza dei casi accede alla rete. Vi sono anche alcuni rischi
connessi allo “stare in rete”,
cosa che anche i più giovani fanno ormai
per una media di 2-4 ore al giorno, con punte anche di 10 ore, quasi sempre da
soli, e già in età molto
precoci (scuola elementare). Nonostante la partecipazione ai social network sia
in molti casi limitata (ad esempio l’iscrizione
a Facebook è esplicitamente
vietata ai minori di 14 anni) è molto diffusa la falsa dichiarazione di età, e pure l’iscrizione da parte
di alcuni genitori per i propri figli. Se navigare tra i meandri della rete può aiutare a trovare
informazioni di cui abbisognano nello studio, facilitare la comunicazione con
gli amici e consentire anche di stabilire e mantenere nuove conoscenze e
amicizie nonché facilitare l’esplorazione
in generale o la ricerca di opportunità di svago e di ritrovo, i rischi per un minore sono molteplici.
Internet abitua ad accedere a moltissime informazioni, ma non fornisce
strumenti per operare una selezione critica e mettere ordine nelle
informazioni. Gli psicologi ci insegnano che distrae dallo studio e può rendere i ragazzi
preda di interessi commerciali o metterli a rischio di scambi e incontri
pericolosi. Può altresì favorire
comportamenti violenti quali il bullismo, la circolazione di immagini
compromettenti o false e può trasformare gli scambi a fondo sessuale in forme di
dipendenza del sesso virtuale. Spesso può isolare dal mondo reale, costruire mondi immaginari
(soprattutto quando l’uso è prolungato o eccessivo) e favorire la produzione di notizie
e immagini di sé irreali e
falsificate. Il rischio più temuto è che possa portare a una vera e propria dipendenza analoga a
quella derivata dall’uso di sostanze psicoattive o dal
gioco d’azzardo.
Posto che molti
degli effetti a lungo termine devono ancora essere studiati, le evidenze sui
rischi derivanti dall’uso
eccessivo e/o scorretto delle tecnologie audiovisive e digitali sono consolidate. Fanno passare molto tempo in una
quasi completa immobilità e
in posizioni molto spesso scorrette, contribuendo a ridurre l’attività fisica; favoriscono il rischio di
sovrappeso e delle patologie quali obesità,
diabete di tipo 2, patologia cardiovascolare e artropatie; contribuiscono ad
aumentare l’esposizione alle onde elettromagnetiche, fortemente indiziate di
aumentare il rischio di tumori e di patologie riproduttive. Rendono altresì difficile
la
concentrazione per lo studio e possono ostacolare lo sviluppo di alcune
importanti funzioni, quali la memoria, la creatività e la capacità critica
oltre a provocare insonnia, comportamenti
aggressivi e disturbi dell'attenzione. Possono, infine, promuovere forme di
socializzazione improprie, indurre a comportamenti a rischio, trascinare in
situazioni pericolose e portare a forme di vera e propria dipendenza.
È impensabile non
vietare l’accostamento di bambini e ragazzi ai
nuovi sistemi tecnologici, si tratta piuttosto di guidarli verso un uso
corretto e consapevole, a partire dai primissimi anni di vita, periodo durante
il quale si definiscono architetture celebrali e relative competenze e
abitudini. Il lavoro degli studiosi ha preso spunto dal progetto “Usale
non farti usare” promosso nel 2013
dall’Ufficio Garante
dell’Infanzia e dell’Adolescenza della
Regione Friuli Venezia-Giulia e affidato al CSB. Il materiale è stato
successivamente rivisto e ampliato con la collaborazione di un gruppo
multidisciplinare di esperti, costituito da pediatri, psicologi, psicoterapeuti
e sociologi dei media. Il documento è organizzato per tipologia di media, per ciascuno dei quali
sono indicate sia le modalità di
utilizzo da evitare che quelle corrette. È destinato ai genitori e agli altri adulti di riferimento,
in particolare educatori e insegnanti e a tutti coloro che hanno responsabilità nella cura e nell’educazione di bambini e ragazzi, al
fine di proporre delle buone pratiche riguardanti l'uso delle tecnologie
digitali da parte dei bambini da seguire in famiglia. L’ambiente familiare è infatti il luogo in
cui avviene il primo contatto con le nuove tecnologie ed è quindi di
fondamentale importanza la partecipazione educativa e attiva dei genitori all’esperienza digitale
dei bambini. Intervenire precocemente costituisce così un’importante e
vincente strategia preventiva che consente di cogliere le opportunità offerte dalle nuove tecnologie e
minimizzarne i rischi per la salute fisica e mentale di bambini e ragazzi.
I rischi e gli
effetti negativi della rete possono essere limitati se il tempo di utilizzo
viene limitato, idealmente a non più di 2 ore, massimo 4
al dì, intervallato in ogni caso da
movimenti ogni 20-30 minuti. È indispensabile che
la partecipazione ai social network venga limitata, come dovrebbe essere, fino
al superamento dei 14 anni e che i genitori guidino almeno all’inizio i figli nell’utilizzo della
rete. Occorre altresì evitare di
mantenere la connessione mentre si sta
studiando
e mettere in guardia i ragazzi dai pericoli e rendendosi disponibili a consigli
e condivisioni di problemi. È fondamentale condividere
quello che
i figli fanno su Internet o quello che vedono in televisione esattamente come
si discute di ciò che è accaduto a scuola e
responsabilizzare i minori a un uso consapevole della rete, spiegando loro che
ciò che si fa online ha
spesso delle ricadute nella vita “reale”.
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