Tecnologie digitali e bambini: opportunità, rischi e raccomandazioni

Società | 30 gennaio 2015
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Che sono nativi digitali è un dato di fatto. Come pure che la pervasività dei new media abbia attivato il proliferarsi di una serie di reti e connessioni. Più virtuali che reali. Opportunità certo, ma anche rischi per chi non è in grado di gestire la complessità. Che le tecnologie abbiano cambiato il modo di essere delluomo del duemila è riscontrabile dai dati concernenti gli acquisti dei mezzi tecnologici ed è anche aumentato sempre più il tempo passato usando le nuove tecnologie a discapito delle relazioni sociali face to face. Ma è altrettanto comprovato che luso nefasto e inconsapevole dei sistemi digitali abbia prodotto delle storture. Già per i genitori le componenti elettroniche si sono trasformate da tempo in fili ad alta tensione e, adesso, anche per i più piccoli, luso ha creato un corto circuito nella comunicazione e nelleducazione. Le tecnologie audiovisive e in particolare quelle digitali (Digital Devices, DDs) pervadono sempre più la vita degli adulti e soprattutto dei bambini e dei ragazzi. Il black out dei rischi prodotti nonché tangibili ha già messo a lavoro un gruppo multidisciplinare di esperti coordinati dal Centro per la Salute del Bambino che ha messo a punto il documento Tecnologie digitali e bambini: indicazioni per un utilizzo consapevole che fornisce suggerimenti pratici per sfruttare tutte le opportunità offerte minimizzando i rischi. Sono stati passati ai raggi x luso della televisione, dei videogiochi, dei dispositivi mobili, delle App e di Internet focalizzando lattenzione sia sulle opportunità che sui rischi fino a fornire agli educatori delle vere e proprie istruzioni per luso.

I nativi digitali sviluppano con questi strumenti una relazione inedita, che investe tutti gli ambiti della loro vita, dal gioco alle relazioni sociali, fino al modo in cui si rapportano ai saperi. I DDs costituiscono fonti fondamentali di informazione, facilitano la comunicazione, possono contribuire a migliorare lefficacia del sistema educativo, a sviluppare le reti sociali e promuovere la partecipazione civica. Evidenze scientifiche, tuttavia, dimostrano che, quando non usati in modo corretto e consapevole, possono provocare danni alla salute psico-fisica e interferire con lapprendimento e la vita di relazione.

Il 90% dei ragazzi italiani possiede un computer o un dispositivo mobile e nella stragrande maggioranza dei casi accede alla rete. Vi sono anche alcuni rischi connessi allo stare in rete, cosa che anche i più giovani fanno ormai per una media di 2-4 ore al giorno, con punte anche di 10 ore, quasi sempre da soli, e già in età molto precoci (scuola elementare). Nonostante la partecipazione ai social network sia in molti casi limitata (ad esempio liscrizione a Facebook è esplicitamente vietata ai minori di 14 anni) è molto diffusa la falsa dichiarazione di età, e pure liscrizione da parte di alcuni genitori per i propri figli. Se navigare tra i meandri della rete può aiutare a trovare informazioni di cui abbisognano nello studio, facilitare la comunicazione con gli amici e consentire anche di stabilire e mantenere nuove conoscenze e amicizie nonché facilitare lesplorazione in generale o la ricerca di opportunità di svago e di ritrovo, i rischi per un minore sono molteplici. Internet abitua ad accedere a moltissime informazioni, ma non fornisce strumenti per operare una selezione critica e mettere ordine nelle informazioni. Gli psicologi ci insegnano che distrae dallo studio e può rendere i ragazzi preda di interessi commerciali o metterli a rischio di scambi e incontri pericolosi. Può altresì favorire comportamenti violenti quali il bullismo, la circolazione di immagini compromettenti o false e può trasformare gli scambi a fondo sessuale in forme di dipendenza del sesso virtuale. Spesso può isolare dal mondo reale, costruire mondi immaginari (soprattutto quando luso è prolungato o eccessivo) e favorire la produzione di notizie e immagini di sé irreali e falsificate. Il rischio più temuto è che possa portare a una vera e propria dipendenza analoga a quella derivata dalluso di sostanze psicoattive o dal gioco dazzardo.

Posto che molti degli effetti a lungo termine devono ancora essere studiati, le evidenze sui rischi derivanti dalluso eccessivo e/o scorretto delle tecnologie audiovisive e digitali sono consolidate. Fanno passare molto tempo in una quasi completa immobilità e in posizioni molto spesso scorrette, contribuendo a ridurre lattività fisica; favoriscono il rischio di sovrappeso e delle patologie quali obesità, diabete di tipo 2, patologia cardiovascolare e artropatie; contribuiscono ad aumentare lesposizione alle onde elettromagnetiche, fortemente indiziate di aumentare il rischio di tumori e di patologie riproduttive. Rendono altresì difficile la concentrazione per lo studio e possono ostacolare lo sviluppo di alcune importanti funzioni, quali la memoria, la creatività e la capacità critica oltre a provocare insonnia, comportamenti aggressivi e disturbi dell'attenzione. Possono, infine, promuovere forme di socializzazione improprie, indurre a comportamenti a rischio, trascinare in situazioni pericolose e portare a forme di vera e propria dipendenza.

È impensabile non vietare laccostamento di bambini e ragazzi ai nuovi sistemi tecnologici, si tratta piuttosto di guidarli verso un uso corretto e consapevole, a partire dai primissimi anni di vita, periodo durante il quale si definiscono architetture celebrali e relative competenze e abitudini. Il lavoro degli studiosi ha preso spunto dal progetto Usale non farti usare promosso nel 2013 dallUfficio Garante dellInfanzia e dellAdolescenza della Regione Friuli Venezia-Giulia e affidato al CSB. Il materiale è stato successivamente rivisto e ampliato con la collaborazione di un gruppo multidisciplinare di esperti, costituito da pediatri, psicologi, psicoterapeuti e sociologi dei media. Il documento è organizzato per tipologia di media, per ciascuno dei quali sono indicate sia le modalità di utilizzo da evitare che quelle corrette. È destinato ai genitori e agli altri adulti di riferimento, in particolare educatori e insegnanti e a tutti coloro che hanno responsabilità nella cura e nelleducazione di bambini e ragazzi, al fine di proporre delle buone pratiche riguardanti l'uso delle tecnologie digitali da parte dei bambini da seguire in famiglia. Lambiente familiare è infatti il luogo in cui avviene il primo contatto con le nuove tecnologie ed è quindi di fondamentale importanza la partecipazione educativa e attiva dei genitori allesperienza digitale dei bambini. Intervenire precocemente costituisce così unimportante e vincente strategia preventiva che consente di cogliere le opportunità offerte dalle nuove tecnologie e minimizzarne i rischi per la salute fisica e mentale di bambini e ragazzi.

I rischi e gli effetti negativi della rete possono essere limitati se il tempo di utilizzo viene limitato, idealmente a non più di 2 ore, massimo 4 al dì, intervallato in ogni caso da movimenti ogni 20-30 minuti. È indispensabile che la partecipazione ai social network venga limitata, come dovrebbe essere, fino al superamento dei 14 anni e che i genitori guidino almeno allinizio i figli nellutilizzo della rete. Occorre altresì evitare di mantenere la connessione mentre si sta studiando e mettere in guardia i ragazzi dai pericoli e rendendosi disponibili a consigli e condivisioni di problemi. È fondamentale condividere quello che i figli fanno su Internet o quello che vedono in televisione esattamente come si discute di ciò che è accaduto a scuola e responsabilizzare i minori a un uso consapevole della rete, spiegando loro che ciò che si fa online ha spesso delle ricadute nella vita reale.


 di Melania Federico

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