Superare l'anno del Covid con l'ottimismo della volontà

21 dicembre 2020
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Il 2020 sarà ricordato come l’anno del Covid - 19, della pandemia del XXI secolo come nella “spagnola” nel XX secolo, cent’anni fa. Essa sta provocando danni enormi al genere umano, sta mettendo in luce le fragilità ambientali del pianeta, della vita umana ,del sistema economico, l’incertezza del futuro, le disuguaglianze e le ingiustizie sociali. Pur prevista dalla scienza l’attuale pandemia, i governi non hanno provveduto a costruire le necessarie e preventive difese sanitarie, economiche e culturali in tempo. Senza sottovalutare le perdite umane soprattutto quelle della generazione più anziana della popolazione con la quale scompare memoria, saggezza e competenza, la pandemia ha dato una scossa che può, se ben interpretata, portare a un mutamento solidale nei rapporti tra gli stati, tra gli individui e tra i ceti sociali. Lo sforzo convergente a livello mondiale dei centri di ricerca scientifica è riuscito in meno di un anno a trovare più vaccini per contenere e bloccare alla fine il Covid - 19 sconfiggendo il negazionismo, l’opposizione dei novax, il sovranismo perdente alla Trump. La pandemia ha rilanciato l’unità politica dell’Unione Europea che ha scelto di stanziare grandi risorse per fronteggiare la crisi e sostenere la ricrescita e la risorgenza economica e sociale. Nel Mondo, secondo Oxfam mezzo miliardo di persone a causa della pandemia è finita sotto la soglia di povertà assoluta. In Italia corriamo il rischio di ritornare a 30 anni fa avendo nel 1996 il reddito procapite degli italiani era pari al 95% di quello dei francesi e dei tedeschi, mentre oggi è al 75%. Secondo il governatore della Banca d’Italia, Visco, per ritornare al livello di reddito prepandemia occorreranno tre anni di crescita a un tasso medio di almeno dell’1,5% annuo del Pil, cioè a un tasso pari di quello prima della crisi del 2008 e prevedendo, con il raddoppio della produttività del lavoro. La pandemia ha fatto crescere il numero delle famiglie sotto la soglia della povertà con una grave disuguaglianza nella distribuzione del reddito. Tutto ciò porta all’obbiettivo prioritario delle scelte per spendere bene le risorse finanziare che l’Unione Europea mette a disposizione attraverso i Recovery Fund, non a caso definito Next Generation. Senza lavoro non si cresce e non ci sarà futuro gioioso per le nuove generazioni. Le scelte strategiche per la ripresa economica e sociale dell’Italia vanno concentrate su proposte del Governo, con i sindacati, le imprese, il terzo settore, oltre naturalmente con i gruppi politici e parlamentari. Ciò richiede una concordanza di strategia a livello europeo e una governance democratica a livello mondiale. Come sarebbe possibile contrastare il mutamento climatico del Pianeta senza rilanciare tutti insieme l’accordo di Parigi? Come sarebbe possibile contrastare e ridurre la disuguaglianza di reddito e la povertà senza sostituire l’attuale modello di sviluppo neoliberista con uno neokeynesiano che abbia obiettivi sociali di equa redistribuzione del reddito? Occorrono unità di intenti della classe dirigente, di governo e di opposizione e una visione globale per affrontare tali questioni e investire bene le risorse disponibili da parte dell’UE. È un’occasione da non perdere, pena una crisi disastrosa per il Paese. L’attuale dibattito politico italiano non ci conforta: si litiga su tutto, si minacciano ritorsioni, crisi di governo o elezioni anticipate, intanto la scuola aspetta la ripresa delle attività didattiche in sicurezza per non disperdere la sua funzione educativa e sociale; la ricerca invoca più fondi per accelerare la rivoluzione tecnologica e il suo uso sociale e produttivo, l’università per accrescere la formazione dei giovani e il potenziamento del collegamento con il mondo delle imprese e del lavoro. 

In questo contesto siamo stupiti di non vedere tra le priorità quelle di colmare il divario sempre più ampio tra Nord e Sud del Paese e il potenziamento delle scelte per contrastare la corruzione e la criminalità organizzata a livello nazionale e transnazionale. Per lo sviluppo del Meridione abbiamo condiviso, come Centro Studi Pio La Torre il documento dell’Associazione Istituto Meridionalisti (AIM) e le prese di posizioni di alcune regioni meridionali che contestano il criterio di destinazione degli investimenti dei fondi europei al Sud (34% del totale, mentre gliene spettano almeno il doppio, commisurandolo al divario attuale), pur avendo usato il ritardo di sviluppo del Sud per avere più fondi dall’UE e destinarli, invece alle più ricche e industrializzate regioni del Nord. Inoltre, il tema corruzione e mafia non compare attualmente e tra le priorità elencate nè dal governo ne dai partiti eppure gli allarmi del ministro dell’interno dell’antimafia istituzionale sociale della giustizia sui pericoli concreti rappresentati delle capacità delle mafie di approfittare del disagio sociale, della spesa prevista dei fondi UE per infiltrarsi, corrompere e appropriarsi delle ricchezze destinate agli usi sociali e produttivi.  (Basta ricordare quel furgone dei due ‘ndranghetisti provenienti dalla Romania, con somme notevoli da riciclare nelle attività in crisi per avere una rappresentazione del pericolo concreto delle criminalità organizzate).
Come Centro Studi, nonostante la pandemia, non abbiamo rinunciato a svolgere le nostre opere sociali e culturali programmate di Centro di volontariato a sostegno del  sistema educativo nazionale tra cui la prosecuzione di un progetto educativo antimafia e anti violenza con le scuole secondarie di secondo grado, sostenuto dal Miur e da una rete nazionale di scuole (capofila il liceo classico Vittorio Emanuele di Palermo) che ha riscosso sinora grande partecipazione di scuole e di alunni. Nell'ultima videoconferenza di novembre ben 636 collegamenti hanno confortato e premiato il lavoro dei volontari del Centro Studi. La Sicilia, da dove opera il Centro Studi, guarda l'Unione Europea, il Mediterraneo e il mondo, che è da sempre una terra di confronto tra l'Europea e l'altra sponda del continente africano e mediorientale.
L'ultimo esempio di queste problematicità è stato dato dalla vicenda dei pescatori di Mazara del Vallo, che erano italiani, tunisini e asiatici. Essi hanno dato una rappresentazione dell'integrazione di questa terra storicamente di melting pot. Ha fatto notare il vescovo di Mogavero di Mazara "sulla barca sono tutti pescatori, senza distinzione di nazionalità o di religione. E’ quanto sosteniamo anche noi. La pandemia non ci ha scoraggiato e ci ha sollecitato a rafforzare le attività del Centro e a lavorare con maggiore impegno per passare il testimone alle nuove generazioni, per impegnarle nella "politica" intesa come cittadinanza attiva e partecipazione democratica oltre il voto. La corruzione, la mala politica, le mafie si sconfiggono lottando contro ogni disuguaglianza e ingiustizia sociale.

Auguri di buone feste e per un rigoglioso 2021, alla faccia del coronavirus.

 di Vito Lo Monaco

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