Strategie contro la povertà, gli errori di Salvini e Di Maio
Secondo i dati dell'Alleanza per la povertà che raccoglie varie associazioni ed i sindacati, servono altri 5,8 miliardi di euro per soddisfare le esigenze dell'intera platea. Sommateli ai 2,5 di cui si parlava prima ed avrete 8,3 miliardi; esattamente la cifra di cui si parla nel DEF al netto del miliardo per la riforma dei centri per l'impiego. Cosa non va allora nella proposta che, anche se mancano ancora i testi dei disegni di legge e le dichiarazione del vicepremier Luogi Di Maio appaiono confuse e contraddittorie, del governo pentastellato?
Non va la confusione costante tra strumenti che sono assolutamente diversi nei fini e nella metodologia di intervento. Intanto per la platea di riferimento: esso sembra rivolgersi anche ai soggetti in povertà relativa (cioè vittime di disagio sociale soprattutto perché privi di occupazione). Senza volere entrare nei tecnicismi, lo strumento di cui parla Di Maio sembra piuttosto riferirsi al tedesco Hartz iv introdotto nel 2005 dalla riforma Scroheder che è in realtà un reddito minimo condizionato alla prova dei mezzi ed all'obbligo di accettare la proposta del centro dell'impiego. Una soluzione che nella realtà tedesca regge perché riguarda solo coloro che sono rimasti fuori dal complesso ed avanzato sistema di welfare lavoristico della Germania. Chi ha avuto modo di leggere qualcosa dell'abbondante letteratura sul reddito di cittadinanza, sa che si tratta di ben altro si quelli che propongono Di Maio e soci.
Anche gli oppositori tuttavia brillano per confusione, a partire dalla contrapposizione tra reddito e creazione di lavoro. La povertà assoluta ha tante facce e in molti casi i soggetti che ne sono colpiti sono difficilmente occupabili. Perciò è sbagliato contrapporre garanzia del reddito e creazione di lavoro e va accettata l'idea che le istituzioni devono prendersi carico degli esclusi anche col sostegno monetario. Ma ciò non c'entra con i centri per l'impiego che in questo campo , al contrario dei comuni, non hanno alcuna esperienza. Altra cosa è l'intervento sulla povertà relativa: in questo ambito è corretto privilegiare gli investimenti per la creazione di occupazione e le politiche attive del lavoro. Qui si che è prioritario il ruolo dei centri per l'impiego, la cui struttura però in Italia é fortemente arretrata. Anche per questo è pericolosa la proposta di assorbire nel reddito di cittadinanza la Naspi, cioè l'indennità di disoccupazione.
Infine bisogna far chiarezza sulle cifre. Si sta volutamente creando confusione, forse per facilitare la costruzione del consenso. Qualcuno ha creato l'aspettativa che il singolo si troverà nelle tasche 780 euro al mese. Sarebbe assai più onesto spiegare che 780 euro sarà la somma corrispondente alla soglia della povertà. Solo chi non ha alcun contributo pubblico -e si tratta di una minoranza dei poveri assoluti- avrà l"intera somma. Chi dispone già di un sussidio avrà solo la differenza tra quanto percepisce e la soglia dei 780 euro. Un esempio: se ci sono figli di età inferiore a tre anni per i quali da alcuni anni esiste un assegno mensile di 150 euro ciascuno, dai 780 euro dovrà essere sottratto quanto percepito per i bambini. Secondo i calcoli dell'Alleanza per la povertà, l'entità media dell'assegno - per quanto finora è dato capire - sarà di poco superiore ai 350 euro mensili.
Chi governa sta creando tanta confusione per capitalizzare voti alle elezioni europee del maggio 2019; e questo farà male proprio alle fasce più deboli della popolazione. Purtroppo, però, anche l'opposizione non sembra centrare i temi su cui impostare la battaglia politica . La lotta alla povertà è una priorità oggi in Italia e la sinistra deve farsene carico, se non vuole diventare la caricatura di se stessa.
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