Stop all'indennità di mobilità, 30 mila siciliani a rischio
Sparisce la mobilità per i lavoratori colpiti da licenziamento collettivo. Scatta il 1° gennaio una nuova disposizione della legge Fornero che riforma il sistema di welfare dei disoccupati in attesa di un possibile ricollocamento. A ricordarlo è l’Inps nella circolare n.217/2016 evidenziando la facoltà per regioni e province autonome di disporre provvedimenti di mobilità in deroga a limitate condizioni. La mobilità in deroga, che rappresenta "sostanzialmente un'estensione ad una platea di beneficiari più ampia della mobilità ordinaria, dalla quale mutua diversi aspetti della disciplina", potrà essere concessa, spiega l'istituto, con effetti di durata ulteriore alla data del 31 dicembre, "solo nel caso in cui il trattamento abbia inizio entro la fine dell'anno 2016 - ovvero - con decorrenza successiva al 31 dicembre 2016, purchè sia consecutiva esclusivamente alla fruizione di un precedente intervento di mobilità ordinaria" scaduto dopo il 31 dicembre stesso. Solo chi è stato messo in mobilità quest’anno continuerà a percepire il vecchio assegno.
Per la precisione, quella che viene eliminata è l’indennità che finora spettava ai lavoratori licenziati da aziende industriali con più di 15 dipendenti o da imprese commerciali con più di 50. Ma questa cancellazione non si lascia dietro il vuoto. Un quarto di secolo dopo l’istituzione del sussidio, che in alcuni casi (mobilità lunga verso la pensione) poteva durare fino a sette anni (per lavoratori anziani licenziati al Sud), l’unico assegno di disoccupazione resta la Naspi (Nuova assicurazione sociale per l’impiego), uguale per tutti. L’assegno Naspi arriverà per un periodo di 12 mesi a persone al di sotto dei 50 anni di età; 24 mesi per i lavoratori ultra-cinquantenni; 36 mesi per gli ultra-cinquantenni residenti nel Mezzogiorno e nelle zone ad alto tasso di disoccupazione.
Secondo uno studio del sindacato Uil le persone che rischiano di perdere gli sgravi sono circa 185 mila di cui almeno 30 mila in Sicilia. Per queste persone, dice ancora la Uil, a partire dal prossimo anno sarà più difficile, soprattutto al Sud, ricollocarsi nel mondo del lavoro. Fino alla fine del 2014 il lavoratore del Mezzogiorno ultra-cinquantenne licenziato poteva avere fino a 48 mesi di indennità di mobilità. Nel 2015 e nel 2016 c’è stata una riduzione a 36 mesi e poi a 24 mesi. Per il 2016 il sussidio dura 12 mesi per chi ha meno di 40 anni di età anagrafica, 18 mesi per chi ha tra i 40 e i 49 anni al Sud o per chi ne ha più di 50 al Nord, e 24 mesi se si hanno più di 50 anni e si risiede nel Mezzogiorno.
Non è questa l’unica novità del 2017 sul fronte del lavoro. Dal prossimo anno verranno meno anche gli incentivi alle assunzioni per coloro che, licenziati quest’anno, continueranno a percepire l’indennità di mobilità anche nel 2017. Gli sgravi riguardavano le assunzioni di lavoratori iscritti nelle liste di mobilità indennizzata. La contribuzione previdenziale a carico dell’azienda era pari a quella degli apprendisti, per la durata di 18 mesi in caso di assunzione a tempo indeterminato e 12 mesi in caso di tempo determinato. A ciò si aggiungeva un contributo mensile, pari al cinquanta per cento dell’indennità non ancora percepita. Il costo degli incentivi è stato di 679 milioni di euro nel 2013, per poi per calare a 354 milioni di euro nel 2014 e a 40 milioni di euro nel 2015. Con l’abrogazione della indennità di mobilità – afferma ancora la Uil - i risparmi a regime saranno per lo Stato di oltre 2,5 miliardi di euro, a cui si aggiungeranno le minori spese per il cadere degli incentivi alle assunzioni.
Allarmati i sindacati siciliani. Per Claudio Barone, segretario generale della Uil Sicilia, "l’abrogazione degli attuali ammortizzatori sociali e il subentro della Naspi è estremamente preoccupante. Con l’anno nuovo stimiamo che almeno 30mila persone in Sicilia perderanno qualsiasi sostegno al reddito. Queste norme, figlie della stessa arroganza e approssimazione che hanno caratterizzato la riforma delle pensioni firmata Fornero, non miglioreranno le politiche attive del lavoro. Inoltre, le aziende che volessero assumere i disoccupati in Naspi non godranno più degli incentivi che erano garantiti per i lavoratori in mobilità. Ciò insieme a una dotazione economica insufficiente per i soggetti promotori di politiche attive. Tutto questo avrà effetti devastanti in una terra, la nostra, dove i livelli di disoccupazione già altissimi. Questo sindacato chiede quindi di avviare subito un confronto per modificare queste norme. E’ necessario ripristinare gli incentivi per la rioccupazione, senza i quali gli sgravi per il Sud diventerebbero una beffa”.
Anche il segretario generale della Cgil, Michele Pagliaro, parla di “scelta inopportuna e inadeguata del governo”. “Non si possono cancellare gli ammortizzatori sociali quando vengono istituite le aree di crisi complessa di Termini e Gela – dice -. Sono contraddizioni pericolose per la Sicilia che negli ultimi nove mesi ha perso 11 mila posti di lavoro”. La cosa più grave rilevata dall'Inps è il boom del precariato: nel 2016 ha rilevtao 16 mila nuovi contratti ma solo atipici, mentre un siciliano su due vive in condizioni di povertà. “La contropartita alla perdita dell'indennità di mobilità sarebbero le politiche attive del lavoro – continua Pagliaro – che nell'isola sono state fallimentari o hanno generato solo clientele”.
Amaro anche il commento di Mimmo Milazzo, segretario generale della Cisl: "Con la fine dell'indennità di mobilità e l'introduzione della Naspi per tutti, si riduce a un massimo di due anni il periodo di sostegno al reddito in caso di licenziamento. Questo rende ancor più evidenti, l'assenza di normative serie di contrasto alla povertà e il fatto che si brancola nel buio in materia di politiche attive per il reinserimento occupazionale, sul terreno della formazione e della riqualificazione di chi perde il lavoro, sul fronte delle politiche di sviluppo diffuso e duraturo".
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