Stato versus mafia, una imbarazzante consapevolezza
di Miriam Ciolino
classe V E, Liceo classico Vittorio Emanuele II, Palermo
Una domanda: «A tuo avviso, tra lo Stato e
la mafia chi è più forte?». La risposta, sempre la stessa: «La mafia». Proprio
come il questionario dello scorso anno, che aveva registrato come, a questa
domanda, il 37,71% di giovani ritenesse l'organizzazione mafiosa più forte
dello Stato, (contro il 20,60% che riteneva, al contrario, gli apparati della
Repubblica più forti di Cosa Nostra), anche quest’anno la risposta al quesito
inserito nel questionario sulla percezione del fenomeno mafioso, promosso dal
Centro studi Pio La Torre, a cui hanno risposto centinaia di alunni delle scuole
che hanno partecipato al progetto educativo antimafia, non cambia: secondo il
31,43 % dei ragazzi, la mafia vince nettamente il confronto con lo Stato,
(contro il 27,65% che vede i rapporti di forza invertiti). Anche le altre
risposte fornite sono allo stesso modo eloquenti: il 16,24% dei ragazzi non ha
idea di quale dei due poteri prevalga; mentre secondo il 24,68%, i due poteri
sono ugualmente forti. Ma è davvero così?
È giusto partire da due parole: efficienza ed efficacia.
Come può un ragazzo credere all'efficienza e all'efficacia dell'azione dello
Stato quando, riferita la sua provenienza italiana all’estero, viene accostato
soltanto alla mafia e non a Giovanni Falcone e alle altre vittime della
criminalità? Allo stesso modo, come si può biasimare chi, con rassegnazione,
aspetta ancora di vedere quella crescita culturale, economica e sociale che
dovrebbe creare le condizioni per una più vigorosa lotta contro la mafia? Proprio Falcone
però diceva che l’attesa di condizioni migliori, «è un comodo alibi offerto a
coloro che cercano di persuaderci che non ci sia niente da fare». Sono, queste,
le stesse persone che percepiscono uno scarso interesse da parte dello Stato,
che si fa vedere soltanto quando la violenza mafiosa si manifesta in modo
eclatante, ma, non appena la situazione rientra in un'apparente normalità, fa
cadere tutto nel dimenticatoio e torna ad abbassare la guardia.
Le
leggi e lo Stato non servono se non sono sorrette da una volontà politica e se
le strutture preposte all'azione di repressione non sono dotate di uomini
professionalmente qualificati. Entrambi, la mafia e lo Stato, richiedono una
specifica preparazione e una grande professionalità ai propri uomini, serietà e
forte impegno. La mafia svolge benissimo il suo lavoro, sa che spesso ha un
solo colpo a disposizione e lavora duro affinché tutto vada come ha
programmato. E lo Stato? Lo Stato torna spesso alla sua vecchia routine,
fa il suo lavoro più o meno bene e, alla resa dei conti, la sua inefficienza è
palpabile. E così, tristemente, la mafia si fa Stato dove lo Stato è assente e,
in modo particolare in Sicilia, colpisce i servitori dello Stato che lo Stato
non è riuscito a proteggere. Così, tra i ragazzi, la mafia viene considerata
l’organizzazione dal futuro assicurato, mentre tra gli adulti essa è la
soluzione ai problemi nati a causa di una struttura statale deficitaria, con
gravi lacune che Cosa Nostra ha saputo riempire a suo modo e a suo vantaggio.
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