Stato versus mafia, una imbarazzante consapevolezza

Junior | 14 aprile 2021
Condividi su WhatsApp Twitter

 

 

di Miriam Ciolino

classe V E, Liceo classico Vittorio Emanuele II, Palermo

 

Una domanda: «A tuo avviso, tra lo Stato e la mafia chi è più forte?». La risposta, sempre la stessa: «La mafia». Proprio come il questionario dello scorso anno, che aveva registrato come, a questa domanda, il 37,71% di giovani ritenesse l'organizzazione mafiosa più forte dello Stato, (contro il 20,60% che riteneva, al contrario, gli apparati della Repubblica più forti di Cosa Nostra), anche quest’anno la risposta al quesito inserito nel questionario sulla percezione del fenomeno mafioso, promosso dal Centro studi Pio La Torre, a cui hanno risposto centinaia di alunni delle scuole che hanno partecipato al progetto educativo antimafia, non cambia: secondo il 31,43 % dei ragazzi, la mafia vince nettamente il confronto con lo Stato, (contro il 27,65% che vede i rapporti di forza invertiti). Anche le altre risposte fornite sono allo stesso modo eloquenti: il 16,24% dei ragazzi non ha idea di quale dei due poteri prevalga; mentre secondo il 24,68%, i due poteri sono ugualmente forti. Ma è davvero così?

         È giusto partire da due parole: efficienza ed efficacia. Come può un ragazzo credere all'efficienza e all'efficacia dell'azione dello Stato quando, riferita la sua provenienza italiana all’estero, viene accostato soltanto alla mafia e non a Giovanni Falcone e alle altre vittime della criminalità? Allo stesso modo, come si può biasimare chi, con rassegnazione, aspetta ancora di vedere quella crescita culturale, economica e sociale che dovrebbe creare le condizioni per una più vigorosa lotta contro la mafia? Proprio Falcone però diceva che l’attesa di condizioni migliori, «è un comodo alibi offerto a coloro che cercano di persuaderci che non ci sia niente da fare». Sono, queste, le stesse persone che percepiscono uno scarso interesse da parte dello Stato, che si fa vedere soltanto quando la violenza mafiosa si manifesta in modo eclatante, ma, non appena la situazione rientra in un'apparente normalità, fa cadere tutto nel dimenticatoio e torna ad abbassare la guardia.

         Le leggi e lo Stato non servono se non sono sorrette da una volontà politica e se le strutture preposte all'azione di repressione non sono dotate di uomini professionalmente qualificati. Entrambi, la mafia e lo Stato, richiedono una specifica preparazione e una grande professionalità ai propri uomini, serietà e forte impegno. La mafia svolge benissimo il suo lavoro, sa che spesso ha un solo colpo a disposizione e lavora duro affinché tutto vada come ha programmato. E lo Stato? Lo Stato torna spesso alla sua vecchia routine, fa il suo lavoro più o meno bene e, alla resa dei conti, la sua inefficienza è palpabile. E così, tristemente, la mafia si fa Stato dove lo Stato è assente e, in modo particolare in Sicilia, colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere. Così, tra i ragazzi, la mafia viene considerata l’organizzazione dal futuro assicurato, mentre tra gli adulti essa è la soluzione ai problemi nati a causa di una struttura statale deficitaria, con gravi lacune che Cosa Nostra ha saputo riempire a suo modo e a suo vantaggio.

 di Miriam Ciolino

Ultimi articoli

« Articoli precedenti