Sostegno alle famiglie, la Regione ignora ancora la crisi
Economia | 22 luglio 2016
Il ministro Poletti annuncia che da settembre è previsto un intervento di sostegno alle famiglie più povere con figli. Per duecentomila famiglie in povertà assoluta è previsto, tramite una mastercard, un’integrazione di reddito medio di trecento euro. La mastercard potrà essere utilizzata per acquisti presso i supermercati e le farmacie. Alla Sicilia saranno destinati 212 milioni di euro, circa il 15% del totale, che potranno arrivare a circa trentamila famiglie sulle oltre duecentomila in povertà assoluta (con reddito Isee non superiore a 800 euro mensili).Il provvedimento del Ministro, chiamato SIA (Sostegno inclusione attiva), pur nelle ristrettezze della dotazione finanziaria è positivo, ma limitato.
Esso si propone di attuare pratiche di reinserimento nel lavoro degli adulti poveri assegnatari del Sia che fanno pensare a un processo di crescita economica molto più veloce di quello sin qui registrato. È anche una sollecitazione indiretta alle Regioni per innervarvi i loro interventi di contrasto alla povertà.
È quanto chiesto in Sicilia già un anno fa con il ddl di iniziativa popolare da un largo schieramento sociale al Governo e all’Ars. Da ottobre 2015 è depositato in aula il ddl corredato da oltre quindicimila firme di cittadini siciliani accompagnato da verbali consensi dei vertici del governo, dell’Ars e da annunci di decreti del Presidente della Regione. Sostanzialmente, invece, assistiamo a una fuga dai problemi reali della povertà che in Sicilia interessa un quarto della popolazione e la metà dei giovani. Non sarebbe il caso in questa fase, visto l’intervento del Governo nazionale, di discutere in Ars delle varie proposte di legge contro la povertà?
I 5 stelle affezionati al loro reddito di cittadinanza erga omnes, rinviano tutto a quando vinceranno le prossime elezioni; i vari gruppi, di maggioranza e di opposizione, presi dai giochetti di prenotazione di una poltroncina nel prossimo futuro, tra discariche colme, città intasate dai rifiuti, nomine di dirigenti, rimangono invischiati nel gioco del rimpallo delle responsabilità, allontanando sempre più i cittadini dalla partecipazione alla vita politica e avvicinandoli alle nuove paure del presente.
Tutto ciò, svuota i primi risultati del risanamento finanziario della Regione, gli effetti della proclamazione dell’impegno governativo antimafia e di quant’altro riesce a fare il Governo che avendo imbarcato come assessori rappresentanti politici aveva lasciato sperare in uno scatto in avanti. Ora viene tutto misurato rispetto ai prossimi appuntamenti elettorali - referendum, elezioni regionali, nazionali (o viceversa?) e turno annuale delle amministrative - più che traguardare obiettivi a scadenze programmatiche: dalla spesa dei fondi europei all’elaborazione di qualche piano di sviluppo industriale, turistico, di ricerca e innovazione oltre le misure di recupero dell’area sociale più debole.
Ma per far ciò, occorre quello scatto in avanti invocato poco prima, ma anche una classe dirigente capace di pensarlo e farlo.
di Vito Lo Monaco
È quanto chiesto in Sicilia già un anno fa con il ddl di iniziativa popolare da un largo schieramento sociale al Governo e all’Ars. Da ottobre 2015 è depositato in aula il ddl corredato da oltre quindicimila firme di cittadini siciliani accompagnato da verbali consensi dei vertici del governo, dell’Ars e da annunci di decreti del Presidente della Regione. Sostanzialmente, invece, assistiamo a una fuga dai problemi reali della povertà che in Sicilia interessa un quarto della popolazione e la metà dei giovani. Non sarebbe il caso in questa fase, visto l’intervento del Governo nazionale, di discutere in Ars delle varie proposte di legge contro la povertà?
I 5 stelle affezionati al loro reddito di cittadinanza erga omnes, rinviano tutto a quando vinceranno le prossime elezioni; i vari gruppi, di maggioranza e di opposizione, presi dai giochetti di prenotazione di una poltroncina nel prossimo futuro, tra discariche colme, città intasate dai rifiuti, nomine di dirigenti, rimangono invischiati nel gioco del rimpallo delle responsabilità, allontanando sempre più i cittadini dalla partecipazione alla vita politica e avvicinandoli alle nuove paure del presente.
Tutto ciò, svuota i primi risultati del risanamento finanziario della Regione, gli effetti della proclamazione dell’impegno governativo antimafia e di quant’altro riesce a fare il Governo che avendo imbarcato come assessori rappresentanti politici aveva lasciato sperare in uno scatto in avanti. Ora viene tutto misurato rispetto ai prossimi appuntamenti elettorali - referendum, elezioni regionali, nazionali (o viceversa?) e turno annuale delle amministrative - più che traguardare obiettivi a scadenze programmatiche: dalla spesa dei fondi europei all’elaborazione di qualche piano di sviluppo industriale, turistico, di ricerca e innovazione oltre le misure di recupero dell’area sociale più debole.
Ma per far ciò, occorre quello scatto in avanti invocato poco prima, ma anche una classe dirigente capace di pensarlo e farlo.
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