Sindaci, assessori ma anche semplici candidati nel mirino: a Campania e Sicilia maglia nera
Società | 8 luglio 2022
Campania e Napoli «maglie nere» delle intimidazioni a sindaci, assessori, consiglieri comunali e municipali, amministratori regionali, dipendenti della pubblica amministrazione. Secondo la nuova edizione di «Amministratori sotto tiro», il Rapporto di Avviso Pubblico, anche nel 2021 sono stati censiti atti intimidatori in tutte le regioni d’Italia, ad eccezione della Valle d’Aosta. Continua a crescere l’incidenza dei casi al Centro-Nord, giunta nel 2021 al 45,5% del totale ma la regione con il maggior numero di casi si conferma - ininterrottamente dal 2017 - la Campania, con 72 casi, in calo del 15% rispetto al 2020. Seguono Sicilia e Calabria rispettivamente con 51 e 45 casi. Quarto posto per la prima regione al di fuori del Mezzogiorno, la Lombardia, che con 43 supera la Puglia (41) per numero di casi censiti, confermandosi il territorio più colpito dell’area centro settentrionale.
Nella poco lusinghiera 'top ten' anche Veneto (39), Lazio (26), Piemonte (25), Toscana (20) ed Emilia Romagna (13). Anche nel 2021 il territorio provinciale più colpito è Napoli, con 45 casi, davanti a Reggio Calabria (20) e Cosenza (19).
Una minaccia ogni 20 ore. Sono 438 gli atti intimidatori e di violenza (il 6% in meno rispetto ai 465 dell’anno precedente) rivolti nel 2021 contro sindaci, assessori, consiglieri comunali e municipali, amministratori regionali, dipendenti della pubblica amministrazione.
Per il secondo anno consecutivo gli atti intimidatori conoscono una flessione a livello nazionale, dopo il picco di 574 fatto registrare quattro anni fa. Dal 2020 al 2021 scende anche il numero dei Comuni interessati (-5%, da 280 a 265) mentre resta stabile quello delle Province coinvolte (88, una in meno dell’anno precedente).
Pur confermandosi alto il numero di minacce e le aggressioni nei confronti del personale della pubblica amministrazione - il 23% del totale - l’anno passato i soggetti maggiormente presi di mira da minacce e intimidazioni si confermano gli amministratori locali (57% dei casi): tra questi sono i sindaci (70%) i più bersagliati. Da segnalare un deciso aumento dei casi totali (10%) che hanno visto finire nel mirino amministratori regionali e municipali. Nel conto totale anche un 9% di semplici candidati.
Il 29,5% delle intimidazioni rivolte l’anno scorso agli amministratori locali sono arrivate da comuni cittadini. E il 36% di esse erano legate a proteste e agitazioni riferite alla pandemia da Covid-19. tiro».
A finire nel mirino sono stati soprattutto gli amministratori regionali, presidenti in primis: insultati, diffamati e minacciati per lo più attraverso social network e scritte sui muri delle città. Il 32% di questa tipologia di atti intimidatori ha tratto origine dal malcontento suscitato da una scelta amministrativa sgradita, il 16% da estremismi di natura politica, il 10% da disagi sociali, dovuti a problemi economici o richieste di lavoro, e il restante 6% da altre motivazioni di varia natura.
Il 20% dei 438 casi censiti è avvenuto in Comuni che in un passato più o meno recente sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose, il dato più alto mai registrato nei Rapporti di Avviso Pubblico. Questi atti intimidatori hanno coinvolto ben 57 Comuni (21 in Campania, 15 in Calabria, 10 in Sicilia, 8 in Puglia e 3 in altre regioni).
I Comuni più colpiti sono quelli più piccoli: il 42% Comuni fino a 20 mila abitanti, il 36% oltre i 50 mila e il 22% tra 20 mila e 50 mila
L’anno scorso i social network sono stati il mezzo più utilizzato (21,7% dei casi totali) per intimidire, minacciare e diffamare gli amministratori locali: a seguire, lettere e messaggi minatori (19,1%), incendi e aggressioni (12,8% per ciascuna tipologia), minacce verbali e telefonate (9,4%), scritte offensive minacciose (9%) e danneggiamenti (8,2%), emerge ancora dal Rapporto.
«Se si analizzano i contesti territoriali - sottolineano gli autori del report - si conferma però una netta diversificazione nelle tipologie di minacce utilizzate fra Nord e Sud del Paese». Gli incendi, prima tipologia di minaccia al Sud e nelle Isole (18% dei casi), non sono fra le cinque tipologie riscontrate nel Centro-Nord. Analogamente social network e lettere minatorie, che assieme rappresentano il 55% dei casi censiti al Centro-Nord, al Sud e nelle Isole rappresentano meno di un caso su tre (29%).
di Angelo Meli
Nella poco lusinghiera 'top ten' anche Veneto (39), Lazio (26), Piemonte (25), Toscana (20) ed Emilia Romagna (13). Anche nel 2021 il territorio provinciale più colpito è Napoli, con 45 casi, davanti a Reggio Calabria (20) e Cosenza (19).
Una minaccia ogni 20 ore. Sono 438 gli atti intimidatori e di violenza (il 6% in meno rispetto ai 465 dell’anno precedente) rivolti nel 2021 contro sindaci, assessori, consiglieri comunali e municipali, amministratori regionali, dipendenti della pubblica amministrazione.
Per il secondo anno consecutivo gli atti intimidatori conoscono una flessione a livello nazionale, dopo il picco di 574 fatto registrare quattro anni fa. Dal 2020 al 2021 scende anche il numero dei Comuni interessati (-5%, da 280 a 265) mentre resta stabile quello delle Province coinvolte (88, una in meno dell’anno precedente).
Pur confermandosi alto il numero di minacce e le aggressioni nei confronti del personale della pubblica amministrazione - il 23% del totale - l’anno passato i soggetti maggiormente presi di mira da minacce e intimidazioni si confermano gli amministratori locali (57% dei casi): tra questi sono i sindaci (70%) i più bersagliati. Da segnalare un deciso aumento dei casi totali (10%) che hanno visto finire nel mirino amministratori regionali e municipali. Nel conto totale anche un 9% di semplici candidati.
Il 29,5% delle intimidazioni rivolte l’anno scorso agli amministratori locali sono arrivate da comuni cittadini. E il 36% di esse erano legate a proteste e agitazioni riferite alla pandemia da Covid-19. tiro».
A finire nel mirino sono stati soprattutto gli amministratori regionali, presidenti in primis: insultati, diffamati e minacciati per lo più attraverso social network e scritte sui muri delle città. Il 32% di questa tipologia di atti intimidatori ha tratto origine dal malcontento suscitato da una scelta amministrativa sgradita, il 16% da estremismi di natura politica, il 10% da disagi sociali, dovuti a problemi economici o richieste di lavoro, e il restante 6% da altre motivazioni di varia natura.
Il 20% dei 438 casi censiti è avvenuto in Comuni che in un passato più o meno recente sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose, il dato più alto mai registrato nei Rapporti di Avviso Pubblico. Questi atti intimidatori hanno coinvolto ben 57 Comuni (21 in Campania, 15 in Calabria, 10 in Sicilia, 8 in Puglia e 3 in altre regioni).
I Comuni più colpiti sono quelli più piccoli: il 42% Comuni fino a 20 mila abitanti, il 36% oltre i 50 mila e il 22% tra 20 mila e 50 mila
L’anno scorso i social network sono stati il mezzo più utilizzato (21,7% dei casi totali) per intimidire, minacciare e diffamare gli amministratori locali: a seguire, lettere e messaggi minatori (19,1%), incendi e aggressioni (12,8% per ciascuna tipologia), minacce verbali e telefonate (9,4%), scritte offensive minacciose (9%) e danneggiamenti (8,2%), emerge ancora dal Rapporto.
«Se si analizzano i contesti territoriali - sottolineano gli autori del report - si conferma però una netta diversificazione nelle tipologie di minacce utilizzate fra Nord e Sud del Paese». Gli incendi, prima tipologia di minaccia al Sud e nelle Isole (18% dei casi), non sono fra le cinque tipologie riscontrate nel Centro-Nord. Analogamente social network e lettere minatorie, che assieme rappresentano il 55% dei casi censiti al Centro-Nord, al Sud e nelle Isole rappresentano meno di un caso su tre (29%).
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