Sicilia bifronte: bene consumi e investimenti, male l’occupazione
L’economia siciliana conferma i deboli segnali di ripresa che
si erano palesati all’inizio dell’anno. Nonostante un avvio del 2015 dai toni
fortemente contrastanti, si consolidano alcuni dati positivi, con una
previsione di crescita del Pil sostenuta dagli investimenti e, in misura
minore, dai consumi delle famiglie. La disoccupazione però continua a non
diminuire, mentre la povertà aumenta. È quanto emerge dal rapporto n. 2/2015 di
“CongiunturaRes - Analisi e previsioni” della Fondazione RES, presentato oggi a
Palazzo Branciforte a Palermo.
Dopo un 2014 fermo (Pil regionale invariato rispetto al
2013), al termine di un lungo periodo di diffusi cedimenti, l’economia
regionale sembra riprendere il passo: il Pil regionale è previsto in crescita
dell’1% nel 2015. Le basi dalle quali il sistema siciliano sembra riprendersi
sono però meno solide e più incerte delle precedenti, come testimoniano i dati
sul mercato del lavoro con il tasso di disoccupazione a livelli record,
previsto per quest’anno ancora al 22,8%.
«In un contesto nazionale caratterizzato da segnali di
ripresa - afferma Adam Asmundo,
responsabile delle analisi economiche della Fondazione RES - l’economia
siciliana continua a muoversi con difficoltà. L’uscita dalla crisi appare, infatti,
rallentata dal mancato adeguamento strutturale. Quest’ultimo si è compiuto solo
in parte, in quelle imprese e in quei comparti produttivi che hanno accettato
le sfide dell’innovazione e colto le opportunità offerte da mercati ormai
globali, come testimoniano i risultati delle imprese esportatrici. Le stime
della Fondazione RES definiscono il 2015 come un anno in cui il sistema prova a
muovere i primi passi verso un ciclo economico basato su meccanismi e
presupposti diversi rispetto al passato, avviando una tendenza che potrebbe
confermarsi nel 2016».
A sostenere la ripresa sono per lo più gli investimenti
produttivi (+1,4% in complesso) e i consumi delle famiglie (+0,8% per il 2015),
mentre la componente pubblica della domanda, cioè la spesa della Pubblica
amministrazione, fa registrare ancora una leggera variazione negativa (-0,1%,
dopo il -0,4% del 2014) . Dopo anni difficili tornano a crescere anche gli
investimenti, soprattutto in macchinari e attrezzature (+2,3%). L’edilizia
segna il passo ma, dopo lunghi anni di rallentamento accompagnati da processi
di ammodernamento tecnico e strumentale, gli indicatori relativi al settore, in
termini di investimenti, produzione e occupazione, sembrano confermare un
graduale percorso di ripresa.
La prolungata fase recessiva incide sulla distribuzione del
reddito e della ricchezza, con l’ampliarsi dell’area del disagio sociale. Le
indagini Istat sulla povertà confermano la Sicilia tra i primi posti in ambito
nazionale per stato di deprivazione, con un valore in crescita dal 24,1 al
25,2% della povertà relativa, che colpisce oltre un quarto delle famiglie
residenti. E la progressiva concentrazione della ricchezza in poche mani
continua a costituire uno dei fenomeni socioeconomici più preoccupanti della
crisi.
Continua, intanto, il processo di selezione industriale e
produttiva: accanto alla crisi diffusa delle produzioni marginali sono
presenti, infatti, imprese competitive e in crescita. Un’attenzione
particolare, cautamente positiva, merita l’agricoltura, che sul versante
produttivo mostra nuovi sintomi di crescita accompagnati da un sensibile
incremento occupazionale.
Disoccupazione, ancora
record negativo.
L’elemento più critico di questo scenario è quello legato all’utilizzo di
manodopera, che nelle previsioni registra un aumento meno che proporzionale
rispetto alla produzione. Come a livello nazionale, appaiono di conseguenza
concrete anche in Sicilia le aspettative di una ripresa dell’attività
produttiva senza un’altrettanto dinamica creazione di nuovi posti di lavoro –
fatte salve le eventuali posizioni informali legate alle attività sommerse.
Per effetto della riduzione delle forze di lavoro, il tasso
di disoccupazione registra nel primo trimestre del 2015 un nuovo primato
negativo al 23% (la media annua è attesa al 22,8%), un livello che colloca la
Sicilia al penultimo posto della graduatoria nazionale, seguita dalla Calabria
con il 25,1%. Nel 2016, in parallelo con la positiva inversione del ciclo degli
investimenti, potrebbe registrarsi qualche miglioramento.
I consumi delle
famiglie si razionalizzano. La crisi continua a determinare comportamenti di tipo adattivo fra le
famiglie siciliane. Le aspettative persistentemente negative sull’andamento
dell’occupazione e dei redditi favoriscono adeguamenti e razionalizzazioni nei
modelli di spesa, facilitati in parte dalla crescita modesta dei prezzi al
dettaglio, ai minimi nazionali. Dopo i rallentamenti degli ultimi anni appare
in aumento la domanda volta a soddisfare i bisogni primari, le spese sanitarie,
i trasporti e soprattutto le comunicazioni. In leggero aumento anche la spesa
in alberghi e ristoranti e ricreazione e cultura, che incorporano anche quote
di domanda non regionale. Al di sotto della media generale è invece la spesa
per l’istruzione, con una battuta d’arresto che potrebbe trovare conferma nel
2016.
La Pubblica
amministrazione continua a non investire. La componente pubblica della domanda aggregata, in termini
di spesa corrente, continua a registrare una tendenza cedente, con consumi in
rallentamento in ogni voce di spesa delle amministrazioni rispetto al 2014. Le
previsioni per il 2015 e il 2016 sono di ulteriori flessioni, di intensità più
marcata soprattutto nella sanità e negli affari economici; stabili le
previsioni relative alla spesa in istruzione. Sul versante degli investimenti
pubblici, i vincoli di bilancio impediscono scelte espansive anche quando
queste sarebbero dettate da necessità (il riferimento è ai recenti cedimenti di
importanti infrastrutture viarie), rinviando agli interventi del ciclo di
programmazione europea 2014-2020 la realizzazione dei possibili piani di
sviluppo dell’Isola.
Torna a scendere il
numero delle imprese. Le statistiche trimestrali relative alla nati-mortalità delle imprese
prodotte da InfoCamere (dati Movimprese) continuano a segnalare una contrazione
della base produttiva. Le province più colpite appaiono quelle di Agrigento,
Trapani, Caltanissetta, Enna e Catania, che dal 2007 hanno registrato flessioni
nel numero di imprese attive comprese fra il 16 e il 9%.
Prova a risollevarsi
l’edilizia. Per
quanto riguarda i singoli settori il valore aggiunto nell’industria
manifatturiera registra un certo recupero in alcuni comparti produttivi quali
tessile e abbigliamento, farmaceutica e chimica, mentre una maggiore stabilità
caratterizza gli altri comparti. Anche il valore aggiunto delle costruzioni a
partire dal 2015 inizia a registrare modesti incrementi (+0,7%), che potrebbero
gradualmente rafforzarsi nel biennio successivo.
Turismo, aumentano gli
arrivi di italiani.
Secondo gli ultimi dati forniti dall’Osservatorio turistico regionale, il
consuntivo dei movimenti turistici nel 2014 appare positivo, con arrivi in
aumento dell’8,8% e presenze in crescita del 6,1%. In particolare, si conferma
la tendenza a un aumento dei turisti italiani, circa l’11% in più su base
annua. Tutte le province hanno segnalato aumenti delle presenze, con l’unica
eccezione di Palermo, che registra un calo del 6,7%.
«A stagione estiva inoltrata, tuttavia, – sottolinea Asmundo
- non si è ancora in grado di stimare le conseguenze sui flussi turistici
regionali, oltre che sulla mobilità interna, della chiusura del viadotto Himera
sull’autostrada Palermo-Catania e delle numerose arterie stradali interrotte
per frane e scarsa manutenzione. A queste criticità si sommano altri problemi,
relativi ai collegamenti marittimi con alcune importanti isole minori».
Focus: l’impatto della
crisi e gli effetti attesi del Jobs Act. La crisi economica produce effetti particolarmente
gravi sul fronte occupazionale e colpisce in misura più intensa il Mezzogiorno:
oltre il 40 per cento degli 1,75 milioni di nuovi disoccupati rilevati nel
periodo compreso tra il 2007 e il 2014 si colloca proprio in quest’area del
paese e circa il 5% in Sicilia (con un incremento del 40%). Con l’obiettivo di
avviare la ripresa massimizzandone l’impatto occupazionale il Governo ha
approvato il “Jobs Act”, riforma strutturale del mercato del lavoro.
L’approfondimento analitico del rapporto CongiunturaRes copre
i primi cinque mesi del 2015 e include dunque pienamente gli effetti introdotti
dalle misure di sgravio contributivo (attive da inizio anno), e solo
parzialmente gli incentivi all’assunzione promossi dal decreto attuativo del
Jobs Act entrato in vigore il 7 marzo 2015.
In Sicilia nei primi 5 mesi del 2015 secondo i dati Inps si registra un’inversione di tendenza con un incremento dei nuovi assunti a tempo indeterminato pari a 1.325 nuovi rapporti di lavoro. La quota di nuovi assunti a tempo indeterminato rappresenta, tuttavia, una quota vicina all’1% dell'incremento dei contratti a tempo indeterminato registrati in Italia nel periodo.
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