Scuola, un terzo degli alunni esclusi dalla didattica a distanza

Giovani | 5 settembre 2020
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Mentre i paesi di tutto il mondo sono alle prese con la riapertura delle scuole, almeno un terzo degli alunni- secondo quanto riportato nel dossier dell’Unicef COVID-19: ARE CHILDREN ABLE TO CONTINUE LEARNING DURING SCHOOL CLOSURES?- non sono stati in grado di accedere all’apprendimento a distanza quando le loro scuole sono state chiuse a causa del COVID-19. “Questo rapporto- ha detto Francesco Samengo presidente dell’UNICEF Italia- evidenzia ancora una volta, se necessario, la crucialità dell’istruzione sulle opportunità di vita presenti e future di bambini e ragazzi. Come tutte le crisi, il coronavirus ha avuto effetti ancora più drammatici sui più vulnerabili. Anche in Italia, dove, secondo lISTAT, vivono 1.100.000 bambine e bambini in povertà assoluta e solo il 6,1% vive in famiglie dove è disponibile un computer per ogni componente”.

Al culmine delle misure di lockdown a livello nazionale e locale, quasi un miliardo e mezzo di alunni e studenti sono dovuti rimanere a casa, con le scuole chiuse. “Almeno 463 milioni di bambini le cui scuole sono state chiuse a causa della pandemia- ha spiegato Henrietta Fore Direttore esecutivo dell’UNICEF- non hanno avuto la possibilità di usufruire della didattica a distanza. Il numero di bambini la cui istruzione è stata completamente interrotta per molti mesi rappresenta un’emergenza educativa globale. Le ripercussioni potrebbero essere avvertite nelle economie e nelle società per i decenni a venire”. 

Il rapporto dell’Unicef evidenzia i limiti nell’erogazione della didattica a distanza e mostra le disuguaglianze di accesso, con rilevanti divari tra le diverse regioni. Nello specifico gli studenti dell’Africa subsahariana sono i più colpiti, con metà degli scolari che non sono attrezzati per seguire attività didattiche a distanza. Gli alunni appartenenti alle famiglie più povere e quelli che vivono nelle zone rurali sono di gran lunga più esposti al rischio di perdere le lezioni durante la chiusura delle scuole. A livello globale, il 72% degli alunni tagliati fuori dalla didattica a distanza sono quelli che vivono nelle famiglie più povere dei rispettivi paesi, percentuale che sale all’86% nei Paesi a reddito medio-alto. Sempre a livello globale, tre quarti degli esclusi vivono in zone rurali.   

Il rapporto rileva altresì tassi di esclusione diversi a seconda delle fasce d’età. Gli alunni più piccoli sono quelli che probabilmente sconteranno maggiormente l’esclusione dalla didattica a distanza negli anni più critici del proprio sviluppo. Circa il 70% dei bambini in età prescolare- 120 milioni in numeri assoluti- non riesce ad essere raggiunto da forme remote di didattica, soprattutto a causa dei limiti dell’apprendimento online per i più piccoli, della mancanza di programmi specifici per questa fascia di età e della carenza di risorse nelle famiglie di appartenenza. Ad essere esclusi sono il 29% degli alunni delle scuole primarie- 217 milioni in tutto- e circa il 24% degli studenti delle scuole secondarie di primo grado- 78 milioni-, mentre gli studenti delle superiori sono quelli meno esposti al rischio di rimanere tagliati fuori, con circa il 18%- 48 milioni in tutto- che non possiedono in casa le risorse tecnologiche per accedere alla didattica remota. Il rapporto utilizza un’analisi rappresentativa a livello globale sulla disponibilità in casa di tecnologie e strumenti per la didattica a distanza tra gli alunni delle scuole di ogni grado, con dati relativi a 100 paesi del mondo. Tali dati includono l’accesso a televisione, radio e Internet e la disponibilità di programmi di studio distribuiti tramite queste piattaforme durante la chiusura delle scuole. 

Dallo studio si evince che molti bambini e ragazzi, anche quando dispongono in casa di strumenti tecnologici adeguati, potrebbero non essere in grado di sfruttare la didattica a distanza a causa di altri fattori, come dover svolgere faccende domestiche, essere costretti a lavorare per contribuire alla sussistenza familiare, non disporre di un ambiente idoneo per partecipare alle lezioni e studiare, o l’assenza di supporto nell’uso delle piattaforme e dei programmi, online o diffusi tramite altri mezzi.

L’UNICEF invita i governi a dare priorità alla riapertura in sicurezza delle scuole nel momento in cui si allentano le restrizioni del lockdown. Qualora la riapertura non fosse possibile, l’UNICEF invita i governi a inserire nei piani di continuità scolastica forme di recupero scolastico per gli alunni che non hanno potuto usufruire dei tempi di istruzione a distanza. Politiche e pratiche nella riapertura delle scuole devono prevedere una maggiore inclusività dei sistemi scolastici, che comprenda anche un allargamento nell’accesso alla didattica a distanza, soprattutto per i gruppi marginalizzati.

 di Melania Federico

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