Scacco matto alle energie rinnovabili

Economia | 1 febbraio 2022
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Le rinnovabili in Italia faticano a decollare, anzi sono ostacolate sovente da una burocrazia farraginosa, nonché da blocchi da parte di amministrazioni- locali e regionali- e da comitati vari. Secondo quanto asserito da Legambiente “a metterle sotto scacco matto sono normative obsolete, la lentezza nel rilascio delle autorizzazioni, la discrezionalità nelle procedure di valutazione di impatto ambientale, blocchi da parte delle sovrintendenze, norme regionali disomogenee tra loro a cui si aggiungono contenziosi tra le istituzioni. E la poca chiarezza è anche causa delle opposizioni dei territori che devono districarsi tra regole confuse e contraddittorie”. 

Nel nuovo report dell’associazione ambientalista “Scacco Matto alle rinnovabili. Tutta la burocrazia che blocca lo sviluppo delle rinnovabili favorendo gas e finte soluzioni” vengono raccontate venti storie simbolo di blocchi alle fonti pulite che riguardano tutta la Penisola. Si va ad esempio dal Veneto dove il consiglio regionale ha proposto una legge per limitare il fotovoltaico in aree agricole (contenendo la potenza installabile di impianti solari fotovoltaici su aree agricole fino ad un massimo di 200 kWp o 1 MWp, in base alla tipologia di area agricola interessata dallimpianto) ai casi delleolico offshore di Rimini, Taranto, Sicilia e Sardegna (Sulcis). In Sicilia, ad esempio, dei problemi si riscontrano per la realizzazione dell’impianto eolico galleggiante nel Canale di Sicilia, un progetto ambizioso ed innovativo da realizzare in sette anni e che al momento trova forti opposizioni da parte di alcune amministrazioni, comitati NIMBY e rappresentanti del settore ittico. Tra le 20 storie raccontate nel report c’è anche il caso dellimpianto a biometano a San Filippo del Mela (ME), in Sicilia, progetto di riconversione della centrale A2A attualmente alimentata con olio combustibile, legato ad una vicenda controversa, fin qui senza lieto fine, in cui è coinvolta la sovrintendenza. C’è poi la questione dellimpianto a biogas di Pozzallo (RG), ottenuto tramite trattamento anaerobico da rifiuti, che rappresenta un altro caso di caos legislativo e di opinioni” a cui sono sottoposte le rinnovabili.

Legambiente nel report ricorda che tra le prime criticità che investono lo sviluppo delle fonti rinnovabili nel nostro Paese c’è la mancanza di un quadro normativo unico e certo, in grado di mettere ordine e di ispirare le decisioni di tutti gli attori coinvolti nei processi di valutazione e autorizzativi. Il principale riferimento è il Decreto Interministeriale del 10 settembre 2010, emanato dal Ministero dello Sviluppo Economico di concerto con il Ministero dellAmbiente (ora Ministero della Transizione Ecologica) e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Un testo che ha ormai quasi 12 anni e risulta obsoleto rispetto a quanto è cambiato non solo in termini di conoscenze delle diverse tecnologie ma anche di innovazione e applicabilità. Tutti gli ostacoli riscontrati stanno mettendo a rischio il raggiungimento degli obiettivi europei climatici che prevedono una riduzione del 55% delle emissioni, al 2030, rispetto ai livelli del 1990 e una copertura da rinnovabili del 72% per la parte elettrica. Un obiettivo preciso per mantenere la temperatura al di sotto del grado e mezzo e che lItalia con i suoi 0,8 GW di potenza media annua installata negli ultimi 7 anni rischia di veder raggiunti non prima del 2100. Eppure, sottolinea Legambiente, se anche solo il 50% delle rinnovabili oggi sulla carta arrivasse al termine delliter autorizzativo, la nostra Penisola avrebbe già raggiunto gli obiettivi climatici europei. “È urgente – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente- snellire le procedure per i nuovi progetti di eolico a terra e a mare, per lammodernamento degli impianti esistenti, per la realizzazione dellagrivoltaico che produce elettricità come integrazione e non sostituzione della coltivazione agricola, per le comunità energetiche che usano localmente energia prodotta da fonte rinnovabile”.

Legambiente lancia le sue proposte ribadendo l’urgenza di una revisione delle linee guida, rimaste ferme al DM del 2010, con un inquadramento aggiornato del comparto delle fonti rinnovabili e attraverso un lavoro congiunto tra MITE, MISE e Ministero della Cultura. Il varo di un Testo Unico che semplifichi gli iter di autorizzazione degli impianti, definisca in modo univoco ruoli e competenze dei vari organi dello Stato e dia tempi certi alle procedure. Oltre alla semplificazione dei processi di trasparenza e certezza dei tempi è necessaria una maggiore partecipazione dei territori sia nellindividuazione delle strategie da attuare per il raggiungimento degli obiettivi climatici sia nella realizzazione e individuazione dei siti dove questi devono essere collocati. “È fondamentale – spiega Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente – mettere al centro le esigenze dei territori, passando per una partecipazione attiva e costruttiva degli stessi, in grado di far realizzare 9 GW di fonti rinnovabili l’anno da qui al 2030.  Il paesaggio è un bene comune e inevitabilmente sarà trasformato dalla presenza delle rinnovabili, ma questa trasformazione deve avere un valore positivo, con rinnovabili ottimamente integrate che è quello che tutti auspichiamo, e con ciminiere e gruppi di centrali termoelettriche che verranno smantellati”. 

 

 di Alida Federico

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