Saggio sulle Fake news, tra scienza e fantascienza

Cultura | 18 giugno 2020
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("Fake news tra scienza e fantascienza» - manuale semiserio di sopravvivenza contro le bufale», autori Francesco Pira e Raimondo Moncada, Medinova editore, 196 pagine, 13 euro).

 Posto e condivido, dunque sono. Oggi più che mai le nostre    esistenze viaggiano on-line dove passa di tutto e dove tutto e    il contrario di tutto viene creduto, sostenuto e condiviso con    una virilità e un’aggressività impressionanti. È alto, perciò,    il rischio di rimanere intrappolati nella rete delle fake news,    mix dirompente di assurdità, tragedia sociale, comicità che    rendono talora credibile una realtà incredibile o spacciano per    falso ciò che è vero. In questo «campo di battaglia» arriva il    testo di Francesco Pira e Raimondo Moncada, Fake news tra    scienza e fantascienza - manuale semiserio di sopravvivenza    contro le bufale», con la copertina artistica del maestro Nicolò    D’Alessandro. La prefazione è firmata dal giornalista Stefano    Vaccara, direttore e fondatore de La Voce di New York, per il    quale il testo «concepito e scritto prima della pandemia, appare    come un tentativo di «vaccino» per provare a «immunizzare» il    cittadino col cervello ancora non infestato, per poter ancora    restare nei social senza per questo rinunciare ad una    informazione credibile».

   Il testo è suddiviso in due sezioni. Nella prima parte del    libro il professor Pira, sociologo e giornalista analizza il    fenomeno da un punto di vista scientifico, evidenziando gli    esiti delle ricerche condotte, mettendo in risalto quello che    con il collega Altinier ha definito l’esagono delle fake news,    ossia alcune loro caratteristiche peculiari, sottolineando come    nell’era della disintermediazione questo processo stia    coinvolgendo anche il giornalismo. Ormai l’intrattenimento    viene confuso con l’informazione. Per il sociologo in voga la    "barbaradursizzazione del giornalismo», un format che si basa    sull'emotainment, nell’ambito del quale questioni intime e    private vengono analizzate e presentate, facendo leva    sull'emotivismo del pubblico, per poi essere reinterpretate sui    social network con commenti molto discutibili. Nella seconda    parte, Raimondo Moncada rivisita il fenomeno da operatore    dell’informazione e da autore satirico indossando i panni del    "confenzionatore» di fake news, riprendendo le assurdità lette    soprattutto su Facebook e su Twitter, non nascondendo di    proposito la falsità delle storie raccontate, anzi mettendo    l'invenzione in bella evidenza sia nel titolo e sia nel corpo    della falsa notizia per suscitare la riflessione del lettore.

   Un esercizio di scrittura finalizzato a innescare il dubbio o    almeno far nascere la consapevolezza delle falsità che circolano    in rete, camuffate da verità e rese assolute dal potere dei    like, e la necessità di non incentivarle neppure con un «click"    solo apparentemente innocuo.



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