Rinnega sé stessa l’Europa che si chiude davanti ai profughi

Società | 6 marzo 2020
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La crisi di oggi è stata provocata dalla decisione turca di consentire il passaggio dei profughi, per punire i governi dell’Ue di non aver appoggiato sufficientemente Ankara nella battaglia contro la Siria per il controllo della zona di Idlib. Anche lì quasi un milione di profughi è in movimento per cercare scampo, ma la Turchia li respinge con altrettanta crudeltà. La stampa riporta di bambini morti di freddo tra le montagne. Su entrambi i fronti, sono civili inermi a sopportare i maggiori costi dei conflitti tra stati.

I vertici dell’Ue, a loro volta, sono accorsi al confine greco non per organizzare i soccorsi ai fuggiaschi, ma per esprimere solidarietà al governo ellenico. Pur con qualche distinguo (il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, ha perorato la causa dei minori non accompagnati) e qualche blanda esortazione a contenere l’uso delle maniere forti, l’Ue condivide l’allarme e la linea della chiusura. Il governo di Atene ha attuato respingimenti collettivi e sospeso la valutazione delle domande di asilo: due decisioni che infrangono il diritto umanitario e le relative convenzioni internazionali.

Per Amnesty International si tratta di “un agghiacciante tradimento degli obblighi in materia di diritti umani”, mentre anche l’Unhcr – l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati – si è aggiunto al coro delle proteste. L’Ue invece appoggia Atene e promette rinforzi al confine. Poteva impegnarsi in una redistribuzione dei rifugiati, aiutare la Grecia a trasferirli in altre regioni e accoglierli decentemente, organizzare corridoi umanitari, ma ha scelto di collaborare nel respingerli al confine.

Credo dovremmo chiederci, a questo punto, se davvero un presunto realismo politico sia più lungimirante e razionale di un’intelligente azione umanitaria. In primo luogo, appare evidente che l’Ue è sempre più succube di Erdogan, che ora tra l’altro ha un piede anche in Libia e potrebbe assumere il controllo di un secondo importante corridoio per gli spostamenti di profughi e altri migranti. L’Ue, dopo l’accordo del 2016, ne subisce i ricatti e dovrà accordargli altri fondi, oltre all’implicito appoggio alla sua repressione interna.

In secondo luogo, i governanti liberali e democratici dell’Ue stanno adottando un approccio alla questione dei rifugiati non dissimile da quello propugnato dai loro avversari nazional-populisti e xenofobi. Per timore di cedere loro terreno politico, li stanno imitando sul piano sostanziale.

Pur senza mutuarne le ruvidezze retoriche, li seguono nell’ammainare la bandiera dei diritti umani e nel trattare i profughi da invasori. Non si parla più di revisione degli accordi di Dublino, di un sistema comune di asilo e men che meno di sanzioni nei confronti degli stati membri che si sottraggono agli obblighi umanitari. I governi in carica possono forse sperare di vincere le prossime elezioni, ma l’immagine interna ed esterna dell’Europa ne viene sempre più compromessa e nemmeno i suoi interessi di medio e lungo periodo ne saranno tutelati. (info.lavoce)

 di Maurizio Ambrosini

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