Report Istat: nel 2013 in 7000 hanno lasciato la Sicilia

Lavoro | 10 dicembre 2014
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Sono settemila i siciliani che nel corso del 2013 hanno scelto di emigrare fuori dall'Isola e dall'Italia in cerca di lavoro o fortuna. Mentre sono poco meno di tremila gli stranieri che si sono stabiliti in Sicilia. I dati emergono dall'annuale Report dell’Istat sulle migrazioni internazionali e interne della popolazione residente.
Andando più in dettaglio si rileva come nel corso dello scorso anno siano stati 7.044 i siciliani ad emigrare per l'estero, mentre gli immigrati si sono attestati a quota 2.847, un saldo negativo dunque di 4.197 unità.
In totale sono 13.134 gli stranieri regolarmente presenti nell'Isola. Tra di essi la comunità più grande è quella romena, il 30.6% del totale, seguita da quella tunisina, 7.7% e quella dello Sri Lanka, 6.7%.

L'Italia non attrae - Nonostante si pensi il contrario, l’Italia attrae sempre meno gli immigrati. Nel 2013 gli arrivi dall’estero sono stati infatti 307 mila, 43 mila in meno rispetto all’anno precedente (-12,3%). Sebbene in calo rispetto agli anni precedenti, l’Italia rimane, tuttavia, meta di consistenti flussi migratori dall’estero. La comunità straniera più rappresentata tra gli immigrati è quella rumena che conta 58 mila iscrizioni. Seguono le comunità del Marocco (20 mila), della Cina (17 mila) e dell’Ucraina (13 mila).

In fuga dall'Italia - Circa 44 mila emigrazioni, sulle complessive 125 mila registrate nel 2013, riguardano cittadini stranieri. Il numero di cittadini stranieri che lasciano l’Italia è in aumento rispetto all’anno precedente (+14,2%), ma ancor più marcato è l’incremento dei nostri connazionali che decidono di trasferirsi in un Paese estero. Il numero di emigrati italiani è pari a 82 mila unità, il più alto degli ultimi dieci anni, in crescita del 20,7% rispetto al 2012.
Mete preferite per gli italiani sono quelle dell’Europa occidentale: Regno Unito (13 mila emigrati), Germania (oltre 11 mila emigrati), Svizzera (circa 10 mila), Francia (8 mila), oltre agli Stati Uniti (5 mila), ne accolgono, nel loro insieme, più della metà. I connazionali che decidono di tornare in Italia sono in numero molto inferiore a quello degli emigranti: nel 2013 i rientri sono 4 mila dalla Germania, quasi 3 mila dalla Svizzera e circa 2 mila dal Regno Unito e dagli Stati Uniti.

Mobilità interna - Dai dati viene confermato il flusso migratorio dalle regioni meridionali verso quelle centro-settentrionali. Il Nord-ovest è oggetto nel 2013 di ben 99 mila arrivi contro 81 mila partenze. Il Nord-est e il Centro sono oggetto, a loro volta , di 71 mila e 75 mila arrivi, mentre da queste ripartizioni partono, rispettivamente, 57 mila e 63 mila persone. Nel complesso, le regioni del Centro e del Nord Italia costituiscono la destinazione del 73% dei flussi interregionali complessivi (245 mila su 335 mila totali) mentre, al contrario, esse sono l’origine degli stessi soltanto nel 60% dei casi (202 mila). Diametralmente opposta è la situazione nel Mezzogiorno. Nelle regioni del Sud sono 99 mila i trasferimenti per regioni di altre ripartizioni, non compensati dai 64 mila arrivi, mentre nelle Isole si registrano 34 mila partenze e solo 26 mila arrivi. Nell’insieme le regioni del Mezzogiorno raccolgono soltanto il 27% delle destinazioni interregionali (90 mila) ma in esse si registra il 40% delle origini dei trasferimenti (133 mila).

Trentino Alto-Adige meta preferita - I trasferimenti interregionali determinano saldi migratori positivi in tutte le regioni del Nord: i saldi relativamente più elevati si registrano in Trentino-Alto Adige (2,8 per mille residenti) e in Valle d’Aosta (2,5 per mille), mentre in Lombardia e in Emilia Romagna, più rilevanti dal punto di vista economico e demografico, si registrano saldi migratori più contenuti (rispettivamente 1,5 e 1,8 per mille). Saldi ancora più contenuti, invece, si registrano in Veneto (0,1), Liguria (0,4) e Piemonte (0,7).
Fra le regioni del Centro, Toscana (1,2) e Lazio (1,4) presentano saldi positivi, mentre Umbria (- 0,2) e Marche (-0,6) sperimentano, per la prima volta dalla metà degli anni ’90, saldi migratori di segno negativo. Nel Mezzogiorno, escludendo l’Abruzzo che presenta un saldo di +0,1 per mille, in tutte le regioni si registrano saldi interregionali negativi, particolarmente rilevanti in Calabria (- 3,3 per mille) e Campania (-3,1).

 di Davide Mancuso

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