Renzi in cerca della stabilità senza il Mezzogiorno

Economia | 17 ottobre 2015
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Che questa sia una  legge di stabilità preelettorale, pensata in vista delle amministrative di maggio mi sembra fuor di dubbio. Aspetterei, tuttavia, i testi ufficiali e le tabelle per esporre un'opinione compiuta ed un  commento di merito. Urge  comunque una domanda: dov'è finito il Mezzogiorno? Se si escludono i 450 milioni previsti, secondo le notizie di stampa, per la “Terra dei fuochi” non v'è traccia di provvedimenti per Il Sud.  La stessa riproposizione della decontribuzione per i nuovi assunti sarebbe decurtata da 8.000 a 4.000 euro e riguarderebbe ancora una volta tutto il paese, nel timore che l'UE la potesse bocciare. Così pure, non v'è traccia di alcune  proposte che giravano tra gli addetti ai lavoratori, come la possibilità di contrattare  con la Commissione Europea l'istituzione di una o più zone economiche speciali (ZES), per attrarre investimenti diretti esteri (IDE) attraverso la fiscalità di vantaggio. Si tratta di uno strumento diffuso in Cina ed adottato in Europa dalla Polonia che, personalmente, ritengo di difficile adozione nella situazione italiana, ma che costituisce comunque una delle idee in campo di cui sarebbe opportuno aver contezza.. Di tutto ciò nel disegno di legge sulla stabilità non v'è cenno. L'assenza del Mezzogiorno nella proposta del governo suona ancora più strana  dopo i grandi strombazzamenti settembrini del premier Renzi.  Di questo dovrebbe preoccuparsi il ceto politico siciliano, non dell'assenza nel DdL delle risorse per ripianare il debito del bilancio della Regione siciliana che, francamente, non si capisce come avrebbero potuto esserci. Nel confronto diretto in corso  tra governo centrale, presidenti delle Regioni e sindaci delle principali città meridionali, però,  qualcosa si sta  muovendo:  basta consultare il sito della Presidenza del Consiglio per scoprire che il governo, nella persona del sottosegretario Claudio De Vincenti,  sta realizzando una fitta agenda di incontri con gli amministratori regionali e locali per elaborare i 15 patti per il Sud  che coinvolgono otto regioni meridionali e sette città capoluogo e che dovrebbero verosimilmente costituire il fantomatico Masterplan per il Sud. Sospetto che la montagna partorirà il classico topolino: nessuna risorsa  ordinaria aggiuntiva nella spesa per investimenti,  interventi per il Mezzogiorno affidati esclusivamente ai fondi strutturali europei e al fondo sviluppo coesione  , magari in una logica di maggior controllo romano sulla spesa. Così si rivenderà per l'ennesima volta la stessa merce, magari accompagnandola con la grancassa del “prima di noi non l'aveva fatto nessuno” che è diventata una sorta di oppio del popolo del renzismo.  Con buona pace del Mezzogiorno e delle legittime attese delle sue popolazioni.

 di Franco Garufi

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