Referendum, comunque vada sarà un insuccesso

Politica | 7 novembre 2016
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"Un esito del Referendum c'è già, ed è quello di aver diviso il paese. Il 4 dicembre, comunque vada, non vincerà nessuno, abbiamo già perso tutti". Così Pierluigi Bersani, deputato Pd, al dibattito organizzato dal Centro Pio La Torre presso l'Aula Magna della Facoltà di Giurisprudenza di Palermo sul Referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre.

"Per la prima volta nella storia del Paese, un Governo prende l'iniziativa di cambiare in autonomia la Costituzione. Calamandrei diceva che i banchi del governo avrebbero addirittura dovuto essere vuoti quando il Parlamento discuteva di Costituzione. Questo Governo, invece, mette la fiducia sulla legge elettorale, poi annuncia al mondo che siamo sul precipizio, che tutto dipenderà dal Referendum, che ci sarà un prima e un dopo. Io - continua Bersani - dico che il giorno dopo saremo come il giorno prima. L'esito che si è ottenuto è quello di dividere il paese.

 Chiunque vincerà, avremo perso tutti se non mettiamo le cose nel giusto binario. È l'incrocio con l'Italicum ciò che più mi spaventa. La nuova legge elettorale ci consegnerebbe una nuova forma di governo. Un governo del capo, con larga parte del Parlamento che deriverebbe, di conseguenza, dalla scelta del capo fatta secondo modalità ancora non chiare". "La riforma ha più di un difetto - conclude Bersani -. Mi fermo su due punti, uno è la formazione delle leggi, l'altro il rapporto tra Stato ed enti locali. Io sono un sostenitore della tesi che si facciano troppe leggi, e pure male. Quando sento il mio segretario dire che la retribuzione dei parlamentari deve essere associata alla presenza in aula, dico: ma si sa che noi abbiamo il record mondiale di assemblee plenarie? Le leggi vanno fatte fuori, confrontandosi con le associazioni, con gli esperti, attraverso incontri preparatori, in aula si deve arrivare come corridori al traguardo. Sul tema del rapporto tra Stato ed enti locali, io che sono stato amministratore locale per venti anni e ministro per sette, non sono stato interpellato.

La suddivisione tra beni di interesse regionale e di interesse nazionale è illogica". "Il cuore della riforma è il Senato - sostiene Giuseppe Verde, costituzionalista. Il Senato nella sua conformazione attuale è quello che nasce dalla riforma del 1963. L'Assemblea costituente prevedeva per esso una durata di sei anni, una sua composizione variabile e su base regionale e una elezione uninominale. Nel 1948 poi, dovendo decidere le modalità di elezione del Senato, di fronte alla possibilità che piccoli partiti neoliberali potessero contendere al Pc o alla Dc dei posti al Senato, fu scelto di adottare il sistema maggioritario.

 Questa riforma si riannoda dunque ai temi della Costituente e fa a pugni con la partitocrazia e con quelli che hanno reso il Senato un omologo della Camera. La struttura di questo bicameralismo renderà più efficiente gli apparati statali". "A chi sostiene - continua Verde - che la riforma sia stata portata avanti da un Parlamento illegittimo in base alla sentenza 1/2014 della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo il Porcellum, direi che le sentenze della Corte si leggono tutte e che a pagina dieci si trova scritto che il Parlamento è perfettamente in grado di adempiere tutte le sue funzioni. Detesto le generalizzazioni, ricordiamoci che il Senato deve essere costituito da consiglieri regionali in conformità alle espressioni elettorali dei cittadini.

 Quello che propongo è che al cittadino vengano date due schede uno per eleggere i consiglieri regionali e una per eleggere chi di essi va in Senato". "Il Centro La Torre - dichiara il presidente Vito Lo Monaco - non esprime una propria posizione a favore di una delle opzioni come hanno fatto altre organizzazioni. Non per indifferenza, ma per rispetto delle posizioni dei propri soci e sostenitori. Proprio per questo motivo esso è impegnato a far chiarezza sui contenuti del Referendum del prossimo 4 dicembre. Da oltre trent’anni la classe politica del paese si cimenta con l’urgenza di adeguamento della parte strumentale della Costituzione e, con leggi ordinarie, del sistema elettorale.

In tutta questa ormai lunga fase abbiamo assistito: al calo della partecipazione popolare al voto; alla crescita della sfiducia verso le istituzioni democratiche; alla scomparsa dei partiti di massa cresciuti nel secondo dopoguerra repubblicano; alla ricomparsa del populismo nelle forme mediatiche e globali accentuate dal fallimento delle politiche cosiddette neoliberiste; alla la smisurata crescita delle diseguaglianze all’interno del pianeta. Tutto ciò - conclude Lo Monaco - impone, dunque, un adeguamento degli strumenti istituzionali, delle politiche sociali, economiche e, soprattutto, della capacità ed eticità della classe dirigente politica, economica, sociale, istituzionale, del paese".

Intervista a Pier Luigi Bersani


Nel corso dell'incontro, gli studenti sono stati interpellati, attraverso l’utilizzo di un’applicazione web, con un questionario, redatto dalla dott.ssa Alessandra Contino, sui temi appena trattati. Questi i risultati emersi:

 di Davide Mancuso

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