Reddito minimo in 7 regioni e 2 province, Sicilia esclusa
Sette
regioni e due province autonome hanno già introdotto il reddito minimo, anche
se con regole diversificate e risorse ancora limitate. Il beneficio, che quasi
dappertutto è finalizzato al reinserimento dei disoccupati, viene chiamato
“reddito di garanzia” o “reddito minimo di inserimento” o “reddito di dignità”.
Esso è un contributo mensile destinato alle famiglie in situazione di disagio
economico e solitamente è abbinato a un percorso di inclusione sociale e
lavorativa dei beneficiari. In quasi tutte le regioni il finanziamento del
reddito minimo avviene grazie alle risorse del Fondo Sociale Europeo e per i
cittadini dei territori coinvolti, su base annua, sono disponibili 138 milioni.
Secondo l’Alleanza per la povertà in Italia sarebbero necessari 7,1miliardi per
finanziare il reddito di inclusione sociale a favore dei circa 4 milioni di
individui che vivono in povertà assoluta, indipendentemente dal profilo
anagrafico. Ma questo presupporrebbe un intervento statale su larga scala che
dovrebbe arrivare con il Piano nazionale per la lotta alla povertà finanziato
dal Ddl di Stabilità 2016.
In
Valle d’Aosta, il 4 novembre è stata approvata la legge regionale, in attesa
del regolamento attuativo. Prevede un aiuto fino a 4.400 euro lordi, versati in
rate mensili fino a 550 euro, per cinque mesi, prorogabili di ulteriori tre
mesi. E’ destinato ai residenti in Valle d’Aosta da 3 anni, con Isee fino a
6mila euro, sopra i 30 anni, ma che non abbiano raggiunto requisiti per la
pensione, e che hanno lavorato per almeno un anno negli ultimi cinque. In
Friuli Venezia Giulia la “misura attiva di sostegno al reddito” è stata
introdotta dalla legge regionale 15/2015 ed è stato approvato il regolamento
attuativo. L’importo massimo sarà di 550 euro al mese per 12 mesi, rinnovabili
dopo una pausa di due mesi. Il beneficiario deve avere un Isee fino a 6mila
euro e aderire a percorsi formativi o di avvicinamento al lavoro. In Lombardia
da ottobre è partito il reddito di autonomia per i beneficiari della dote unica
lavoro che siano disoccupati da oltre 36 mesi, abbiano Isee familiare non
superiore a 18mila euro e non fruiscano di alcuna integrazione al reddito. Il
contributo massimo è di 1.800 euro in sei mesi, per favorire l’inserimento
lavorativo.
Nel
Lazio il reddito minimo garantito, introdotto dalla legge 4/2009, non è stato
più finanziato nel 2014 e nel 2015 nell’attesa di una normativa quadro
nazionale. Nella misura di Contratto di ricollocazione (Fse 2014- 2020) è stata
inserita l’indennità di partecipazione, un aiuto economico destinato ai
disoccupati over 30 di lunga durata, della durata di sei mesi. La Basilicata ha
individuato gli 8mila beneficiari del reddito minimo di inserimento, introdotto
dalla legge regionale 26/2014. I bandi sono stati rivolti a due categorie di
persone: disoccupati e/o inoccupati da oltre 24 mesi o da 12 mesi con Isee fino
a 9mila euro, oppure lavoratori usciti dalla mobilità in deroga con Isee fino a
15.500 euro mensili per tre mesi, prorogabili. In Molise la Regione ha dato
recentemente attuazione alla legge 2/2012 che prevede il reddito minimo di
cittadinanza, destinato a residenti nella regione con Isee fino a 3mila euro.
Si tratta di aiuti da 300 euro mensili, per un periodo che va da sei mesi a un
anno. La selezione dei beneficiari deve partire: sarà tuttavia data priorità
alle famiglie numerose, ai nuclei monogenitoriali e a quelli con persone
disabili e/o anziani. In Puglia la Giunta regionale ha approvato il 10 novembre
il disegno di legge sul reddito di dignità, che deve passare all’esame del
Consiglio e avere attuazione. E’ un aiuto che va da 210 a 600 euro mensili in
base alla numerosità della famiglia, per chi ha un Isee fino a 3mila euro e
sottoscrive un patto di inclusione sociale attiva. La durata massima è di 12
mesi.
In
Provincia di Trento il reddito di garanzia esiste dal 2009. La misura varia in
base all’Icef (declinazione locale dell’Isee) e al numero di componenti del
nucleo: l’integrazione non può superare 950 euro mensili. La durata è di 4
mesi, rinnovabili per tre volte, con pausa di quattro mesi dopo il primo e il
secondo rinnovo, e di 12 mesi prima di una nuova domanda. Il beneficiario è
tenuto ad accettare qualsiasi offerta di lavoro. La Provincia di Bolzano ha
previsto che l’integrazione cresca con il nucleo familiare. Il reddito minimo
di inserimento rientra nel sistema di assistenza economica e sociale introdotto
dalla legge provinciale 69/1973. E’ pari alla differenza tra le disponibilità
delle famiglie e un determinato importo: l’integrazione è fino a 600 euro per
una persona sola, a 785 euro per due, a 1.020 per tre, 1.100 per quattro, 1.300
per cinque o sei componenti.
In
Sicilia è iniziato da poco l’iter parlamentare all’Ars del ddl di iniziativa popolare “No Povertà”, dopo la convalida da parte della Commissione Referendum
della Regione delle oltre quindicimila firme raccolte nei mesi
scorsi dalle associazioni promotrici del Comitato “No Povertà” composto da Centro Studi Pio La Torre, Anci Sicilia,
Cgil, Cisl, Uil, Libera, Confindustria Sicilia, Caritas, Comunità di S.Egidio, Erripa, Comitato lotta per la casa "12
luglio", Forum Terzo settore Sicilia. Il testo prevede di agganciare
alla sottoscrizione di un progetto di inclusione sociale, l'integrazione
destinata a ciascun nucleo familiare, che sarà commisurata
alla differenza tra il reddito disponibile (Isee) e la soglia di povertà assoluta calcolata dall'Istat. Ai beneficiari sarà quindi rilasciata una carta acquisti da utilizzare per
comprare beni e servizi di prima necessità, che saranno individuanti con il
regolamento attuativo, dopo che il ddl avrà avuto
l'ok dell'Ars. La scelta del ddl è stata quella di intervenire sulla
fascia delle famiglie in povertà assoluta secondo il calcolo Istat,
mediamente 250.000, pari al 12,3% delle 1.963.577 famiglie siciliane. Ma la
fascia complessiva della povertà – secondo l’indagine dell’Eu-Silc, interessa il 55,3% della
popolazione.
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