Racconti, favole e tragedie "Al valico dell'orizzonte"
“Al valico dell’orizzonte” è una raccolta di scritti dove la palermitana Silvia Scolla, dirigente scolastico fino al 2003, si cimenta diversificando tra racconto, favola e tragedia. Un palcoscenico avvincente dove l’autrice riesce tra le sue pagine a far convivere gioia e dolore, speranza e passione.
I suoi personaggi vivono ognuno la propria interiorità in modo controverso, come ad esempio nel racconto “Un tarlo nel cuore” che parla di un uomo avanti negli anni che ancora si fa domande sul proprio orientamento sessuale; oppure nel racconto “L’eroe venuto dal mare” dove un migrante approdato alla terraferma dopo un tragico naufragio non vuole piegarsi alla manovalanza malavitosa. “I miei personaggi mi hanno aiutato a elaborare il grande dolore di un periodo particolarmente triste della mia vita - spiega l’autrice – quasi fosse un “contenitore” in sintonia con i contenuti e con i versi Floreskij che ho posto in copertina e, di conseguenza, con il titolo “Al valico dell’orizzonte” dove incuriosisce l’immagine di una donna che osserva l’orizzonte, uomo o donna non importa, ma giunta ad una notevole altezza si trova di fronte una barriera di montagne invalicabili: quante e quali domande si porrà? Quanta disperazione, solitudine, amore, speranza c’è nella sua vita?”.
Tutto passa, ma tutto rimane. Questa è la sensazione più profonda leggendo “Al valico dell’orizzonte” (edizione Pragmata) dove si percepisce che nella vita niente si perde completamente, niente svanisce, ma si conserva in qualche modo e da qualche parte, proprio come sosteneva lo stesso Floreskij molto caro all’autrice. “Per una misteriosa alchimia, - continua l’autrice - inaspettatamente ho ritrovavo nella mia memoria i versi di Floreskij che dal 2009 risuonavano nel mio cuore, nella mia mente e che ripetevo spesso come un mantra, che avevano fatto da collante alle vicende dei miei personaggi e avevano dato alle loro azioni, quasi a mia insaputa, un significato ancora più profondo. Per me è stata una rivelazione! Valicare l’orizzonte dunque, come metafora di scelte esistenziali, sia che si tratti della determinazione di superare l’angoscia e l’insoddisfazione della quotidianità, sia del coraggio di convivere con i ricordi più dolorosi e anestetizzare le cicatrici del cuore, nella speranza di rinascere a nuova vita”.
La speranza, infatti, è il sale che condisce ogni scritto di questo libro, come nel racconto “La valle degli arcobaleni” dove i protagonisti con occhi e cuore nuovo affrontano i mali della vita. Come sostiene la stessa autrice: “Nel grido di disperazione prevale un grido di speranza che è il momento in cui la distanza fra i due territori si annulla per lasciare spazio alla determinazione di valicare l’orizzonte con la fiducia in un amore universale e la consapevolezza di un Oltre di cui si percepisce un riverbero di luce”.
Potente è la rappresentazione dell’amore e la visione della natura che Silvia Scolla dipinge fragile ma affascinante nonostante lo scempio dell’essere umano. Dunque, amore e speranza è il messaggio forte che arriva dritto al cuore del lettore, poiché l’autrice, proprio come Floreskij sostiene che solo chi possiede una ragione per cui valga la pena morire, possiede una ragione per cui vale la pena vivere.
Oggi ci si lamenta spesso della mancanza di senso della nostra vita, mancano, infatti, ragioni per cui varrebbe la pena di spenderla, di rinunciarci, manca, cioè, un “orizzonte” comunitario. Solo se si condivide una speranza, uno scopo, con gli altri, se si pensa all’umanità, alle generazioni future con amore, allora si può avere una ragione di speranza che dia senso. Sperare soltanto per noi stessi significa vivere a ogni costo, senza gli altri e contro gli altri. Invece, sperare con e per gli altri può far giungere fino al sacrificio.
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