Quel bottino da sette miliardi strappato a clan e cosche

Economia | 31 gennaio 2016
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Non manca nessuna regione all' appello dei sequestri e delle confische alla criminalità organizzata.La mappa dei tesori tolti a famiglie, cosche e clan è della Guardia di finanza che, a pochi giorni dalla presentazione del consuntivo di fine anno, anticipa al Sole-24 Ore i risultati dell' ultimo biennio di attività: 5,8 miliardi di sequestri di beni mobili e immobili e 1 miliardo in confische. Dati ai quali bisogna aggiungere l' ultimo trimestre 2015 nel quale - tanto per fornire alcune indicazioni sull' incessante martellamento contro i patrimoni illeciti - ci sono stati centinaia di milioni sequestrati e confiscati, a partire dai 214 del 6 novembre 2015 in Calabria e Lombardia: 9 società, 220 beni immobili e 22 rapporti finanziari di due imprenditori che, sebbene avessero mantenuto nel tempo una facciata di rispettabilità, secondo investigatori e inquirenti sono contigui a esponenti della 'ndrangheta reggina, tra i quali quelli intranei alle cosche Tegano e Condello di Reggio Calabria, Alvaro di Sinopoli, Barbaro di Platì e Libri di Cannavò.La classifica regionale Al primo posto della classifica c' è la Campania, a testimonianza del fatto che il clan dei Casalesi ha ancora patrimoni vastissimi e una potenza finanziaria capace di comprare, riciclare e corrompere. Quasi due miliardi di beni sequestrati. Segue il Lazio (1,4 miliardi) a dimostrazione che qui le mafie (a partire da Roma) sono da sempre di casa e la Calabria, dove i colpi assestati alle cosche si fanno sentire nonostante da decenni il baricentro dei loro interessi economici si sia spostato al nord. Nei primi posti anche Lombardia, Emilia-Romagna e Piemonte: il settentrione è la cassaforte degli investimenti. In coda alla classifica Valle D' Aosta (247mila euro), Trentino-Alto Adige (482mila euro) e Friuli- Venezia Giulia (816mila euro). Il dato di queste ultime tre regioni certifica che neppure i territori un tempo (lontano) immuni dal contagio, sono esclusi dalla pervasività delle mafie e della criminalità organizzata.Fuori dai confini italiani sono stati sequestrati poco più di 162 milioni.Ai dati della Gdf vanno aggiunti quelli della Dia (la Direzione investigativa antimafia), che dal 1992 al 30 giugno 2015 ha sequestrato oltre 18,8 miliardi e confiscato più di 7,2 miliardi.Criminalità straniera Per restare in tema, vale la pena sottolineare che alle organizzazioni criminali straniere (in primis quelle di origine cinese) sono stati sequestrati beni per oltre 5 milioni e confiscati quasi 9,8 milioni.Questo segnale amplifica quanto sottolineato nell' ultima relazione della Dia sul primo semestre 2015, consegnata la scorsa settimana al Parlamento. Non solo le mafie italiane continuano a imperversare ma da un po' di tempo a questa parte anche le mafie straniere si aggiungono allo scenario criminale, non più con un ruolo di mero sostegno a Cosa nostra, 'ndrangheta, casalesi e Sacra corona unita ma di vero e proprio protagonismo criminale. «Emblematica di questo più evoluto potenziale criminogeno - si legge da pagina 166 della relazione - è l' operazione "Vrima", che ha consentito agli investigatori della Dia di Bari di scoprire una raffineria di eroina, allestita e gestita sul suolo italiano da criminali albanesi».Si profila così uno scenario in cui le manifestazioni criminali dei gruppi stranieri non attengono più esclusivamente a delitti di immediato allarme sociale (ad esempio furti e rapine) ma si proiettano verso forme di delinquenza più sofisticate. Quali? Il riciclaggio e il reimpiego diretto dei capitali illecitamente accumulati, specie nel campo immobiliare e commerciale, nelle infrastrutture turistico-ricettive, sfruttando anche le leve dei mercati finanziari. «Proprio su quest' ultimo fronte - si legge nella relazione - tali organizzazioni potrebbero ideare nuove strategie ed avvalersi di canali non ancora noti, per far circolare velocemente grossi flussi di denaro e sfuggire ai controlli delle autorità statali».Le mafie indigene La parte del leone viene fatta dalle organizzazioni criminali italiane. Per la 'ndrangheta il valore dei sequestri ha sfiorato due miliardi e quello delle confische è andato oltre 117 milioni. Per la camorra oltre un miliardo in sequestri e 150 milioni in confische. Cosa nostra si è impoverita di poco più di un miliardo: 518 milioni in sequestri e 508 in confische. La mafia pugliese, complessivamente ha perso più di 93 milioni, mentre i restanti patrimoni sono stati tolti a organizzazioni criminali prive della matrice mafiosa.Per comprendere appieno l' attività di contrasto al crimine economico, valgano altri dati esemplificativi. Gli accertamenti conclusi dalla Gdf sono stati 7.694 e hanno complessivamente coinvolto 20.155 soggetti (di cui 16.145 persone fisiche e 4.010 persone giuridiche). Il numero di beni proposti per il sequestro (comprensivo di quote societarie, azioni e titoli) è stato superiore a 13,5 milioni, per un valore che ha superato 10,6 miliardi.L' attività di contrasto La tensione nel contrasto ai patrimoni illeciti è continua. Il 10 dicembre 2015 il comandante generale della Gdf, Saverio Capolupo, ha spedito a tutti i comandi delle Fiamme Gialle le linee di azione in materia economico-finanziaria. Tra gli obiettivi strategici, si legge a pagina 6, rientrano le investigazioni patrimoniali per individuare le ricchezze illecite accumulate da mafie e criminalità comune, i controlli e le ispezioni antiriciclaggio e gli approfondimenti delle segnalazioni sospette ma è a pagina 10 che il tema viene ulteriormente approfondito con l' ordine di «rafforzare il contrasto alle proiezioni economiche della criminalità organizzata mediante l' aggressione ai patrimoni e alle disponibilità finanziarie riferibili direttamente o indirettamente agli appartenenti ai sodalizi delinquenziali».Il 9 novembre 2015, una lettera/circolare firmata dal Capo di Stato Maggiore, Giancarlo Pezzuto, la Gdf premeva l' acceleratore sulla necessità di far circolare nomi, dati e informazioni, con una sottolineatura che può sembrare superflua ma che superflua non è, soprattutto alla luce delle (anche recenti) polemiche sull' accavallamento di indagini tra Corpi diversi dello Stato. A pagina 3 si legge infatti che «…appare necessario segnalare l' opportunità che le articolazioni del Corpo impegnate nell' ambito di desk interforze - laddove costituiti con apposite circolari del ministero dell' Interno dirette alle singole Forze di polizia e alla Dia - valorizzino appieno il patrimonio informativo disponibile in tali contesti nonché sviluppino ulteriormente la cooperazione internazionale».(Il sole 24 ore)
 di Roberto Galullo

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