Senza alternative accessibili, la scuola diventa strumento di conciliazione vita-lavoro. Così, la possibilità di anticipare di un anno la scuola dell’infanzia, che ha un prezzo contenuto rispetto all’asilo nido, ha aumentato l’offerta di lavoro delle madri. I risultati di una recente ricerca.
Servizi per l’infanzia e offerta di lavoro femminile
A settembre inizia un nuovo anno scolastico. Gli studenti trascorrono una
parte rilevante della loro giornata a scuola, alleggerendo le responsabilità di
cura dei genitori, soprattutto per i bambini più piccoli. In Italia, dove questi
servizi sono costosi e non sempre si può fare affidamento sui nonni, la scuola
può diventare uno strumento di conciliazione dei tempi di vita familiare e
lavorativa.
I servizi per l’infanzia, di qualità e accessibili, sono tra i
principali strumenti per la conciliazione. Nei paesi in cui sono maggiormente
diffusi, la partecipazione delle donne al mercato del lavoro è più elevata
(figura 1). Il nostro paese è fanalino di coda su entrambi i fronti: alla
ridotta offerta di servizi pubblici (che copre solo il 13 per cento dei bambini
a cui sono rivolti) corrisponde un tasso di occupazione femminile tra i più
bassi di Europa (46,8 per cento). I servizi per l’infanzia, prevalentemente
asili nido, sono tra l’altro molto costosi: il loro prezzo varia a livello
comunale, con picchi superiori ai 300 euro mensili.
Questi elementi
rendono difficile il rientro al lavoro delle madri: nel 2012 la percentuale di
donne ancora inattive a due anni di distanza dalla nascita del figlio era pari
al 22,4 per cento, contro il 18
per cento nel 2000. Si parla spesso di aumentare l’offerta pubblica di
servizi per l’infanzia per sfruttare a pieno il potenziale dell’occupazione
femminile: era un esplicito punto della legge delega n. 183/2014 (il Jobs
Act), venuto però meno nel decreto attuativo in materia di conciliazione
(decreto legislativo, n. 80), e ora compare nella recente legge delega n.
124/2015 sulla riforma della pubblica amministrazione.
Il caso dell’anticipo alla scuola dell’infanzia
In un recente lavoro mostriamo che la fornitura di servizi per
l’infanzia a prezzo contenuto può avere effetti positivi e rilevanti
sull’offerta di lavoro delle madri. Sfruttiamo la cosiddetta riforma Moratti del
2003 che ha introdotto in Italia l’anticipo alla scuola dell’infanzia: possono
accedere tutti i bambini che compiono 3 anni tra gennaio e aprile dell’anno
scolastico di riferimento (anziché entro il 31 dicembre). Per esempio, per
l’anno scolastico 2015-2016 si sono potuti iscrivere al primo anno di scuola
materna tutti i bambini nati entro il 30 aprile 2013, mentre prima della riforma
Moratti avrebbero potuto farlo solo quelli nati entro il 31 dicembre 2012.
L’istituto ha permesso alle famiglie di questi bambini di usufruire di un
servizio sensibilmente meno costoso rispetto agli asili nido.
Poiché la
ricerca di un’occupazione richiede tempo e sforzi, è legittimo ipotizzare che i
servizi di cura siano necessari non solo per le madri occupate, ma anche per
quelle in cerca di lavoro. Una riduzione del costo dei servizi permetterebbe
dunque a un numero maggiore di donne di attivarsi nella ricerca e di lavorare.
Tuttavia, poiché la possibilità di utilizzare la scuola dell’infanzia aumenta di
fatto il reddito netto per le famiglie sia nel caso in cui la madre sia occupata
che in cerca di occupazione, è possibile che alcune mamme disoccupate decidano
di non accettare offerte di lavoro dai salari troppo bassi. Il livello di
occupazione femminile finirebbe così col ridursi.
Dati, metodologia ed effetti
Utilizzando i dati della Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat,
abbiamo stimato gli effetti della possibilità di utilizzare gli anticipi alla
scuola dell’infanzia sulle scelte lavorative delle madri.
La metodologia
utilizzata consiste nel confrontare le scelte delle madri dei bambini nati
appena prima del 30 aprile (la data limite per l’iscrizione anticipata alla
scuola dell’infanzia) con quelle delle madri dei bambini nati appena dopo.
La
figura 2 mostra i tassi di partecipazione e occupazione delle madri a seconda
della data di nascita del figlio minore. L’asse orizzontale mostra le date di
nascita dei bambini rispetto alla soglia per l’anticipo (la linea verticale). I
bambini nati prima sono a destra, quelli nati dopo a sinistra. I due grafici
mostrano che sia la partecipazione sia l’occupazione aumentano in maniera
discontinua in corrispondenza della soglia, rispettivamente di circa 6 e 5 punti
percentuali.
L’effetto sull’occupazione è dovuto non solo all’aumento del
numero di donne che decidono di cercare lavoro, ma anche a un abbassamento di
quasi 150 euro mensili il livello minimo di salario che le madri disoccupate
devono ricevere per accettare un lavoro. La riduzione si è verificata solo per
le madri di famiglie ad alto reddito, poiché sono quelle che hanno maggiormente
beneficiato della riforma. Queste famiglie pagano per il nido rette ben più
elevate di quelle per la scuola dell’infanzia, al contrario delle famiglie a
basso reddito che beneficiano di sconti significativi.
Gli effetti sono più
marcati nelle aree in cui il mercato del lavoro è maggiormente dinamico (nelle
regioni del Nord), tra le donne con un grado di istruzione secondario e quelle
sposate, tradizionalmente meno propense a partecipare al mercato del lavoro.
Implicazioni di welfare
La possibilità di anticipare l’ingresso alla scuola dell’infanzia ha permesso a un numero maggiore di donne di partecipare al mercato del lavoro. Tuttavia, gli effetti si sono concentrati solo su alcuni segmenti della popolazione, mentre per gli altri l’anticipo ha rappresentato un mero trasferimento di reddito. Per ampliarne gli effetti, sarebbe opportuno condizionare o modulare l’offerta di servizi per l’infanzia allo status occupazionale, favorendo sia le donne occupate sia quelle in cerca di lavoro. Ma i risvolti occupazionali determinati dall’anticipo potrebbero anche spingere le imprese a creare nidi aziendali, come benefit accessorio per i dipendenti al fine attrarre il potenziale femminile.(info.lavoce)
* Le idee e le opinioni espresse in questo articolo sono da attribuire esclusivamente alle autrici e non coinvolgono la responsabilità dell’Istituto di appartenenza.
Figura 1 – Servizi per l’infanzia e offerta di lavoro delle madri
Fonti: Oecd Family Database per il tasso di occupazione delle madri con figli minori di 3 anni; Eurostat per il tasso di utilizzo dei servizi per l’infanzia in Europa.
Figura 2 – Effetti dell’anticipo su partecipazione e occupazione delle madri
Nota: Ogni punto rappresenta la media tra i bambini nati nell’arco di una settimana. I punti a destra del cutoff sono i bambini idonei per l’anticipo (nati entro il 30 aprile), i punti a sinistra sono i bambini non idonei (nati dopo il 30 aprile). I grafici sono basati su stime Local Linear regression con bandwidth di 60 giorni.
Nota: Ogni punto rappresenta la media tra i bambini nati nell’arco di una settimana. I punti a destra del cutoff sono i bambini idonei per l’anticipo (nati entro il 30 aprile), i punti a sinistra sono i bambini non idonei (nati dopo il 30 aprile). I grafici sono basati su stime Local Linear regression con bandwidth di 60 giorni.