Quando la Chiesa aiutò gli ebrei di Palermo a salvarsi

Cultura | 8 febbraio 2016
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«Storia di una famiglia di origine ebrea a Palermo», edito da Qanat, è scritto da Alessandro Hoffmann, docente universitario in pensione e oggi direttore di Radio Spazio Noi In Blu, l' emittente della diocesi.Alessandra Turrisi ...Salvato da un campo di concentramento grazie all' intervento della Chiesa, Alessandro Hoffmann, ebreo tedesco trapiantato in Italia, visse a lungo, circondato dagli affetti e sfiorò i cento anni, ma «al ricordo preferì la rimozione e non elaborò il passato. Non volle ricordare perché quella memoria è scomoda, terribile, respingente». E così adesso è il nipote, cattolico e che porta il suo stesso nome, a ricostruire pazientemente quella vicenda, setacciando lettere, cartoline e racconti orali, e a contribuire alla restituzione della verità dei rapporti tra cattolici ed ebrei nei terribili anni della Seconda guerra mondiale. «Storia di una famiglia di origine ebrea a Palermo», edito da Qanat, è scritto da Alessandro Hoffmann, docente universitario in pensione e oggi direttore di Radio Spazio Noi In Blu, l' emittente della diocesi di Palermo. È stato lui a volere un momento di riflessione e di dialogo attraverso la musica composta nei campi di concentramento ese guiti per la prima volta nella chiesa di Santa Maria in Valverde, ieri pomeriggio, con lo Yankele ensemble, la partecipazione dell' arcivescovo monsignor Corrado Lorefice, e gli interventi di don Carmelo Torcivia e don Giuseppe Bucaro per la diocesi, Evelyne Aouate, presidente dell' Istituto siciliano studi ebraici, l' imam Ahmad Abd al-Majid Macaluso del Coreis Sicilia.Il racconto della storia degli Hoffmann si intreccia con l' avvento delle leggi razziali e con la tragedia dell' Olocausto. Una famiglia, quella da cui discende l' autore, che vive a Norderney, dove possiede un albergo ben frequentato dalla nobiltà e dalla borghesia prevalentemente ebraiche. Un microcosmo di persone operose, amanti dei viaggi come della loro terra, che la vita e il momento storico porteranno alla dispersione. Alcuni di essi torneranno e cercheranno di dimenticare, altri avranno nuovi Paesi come dimora, altri ancora moriranno nel peggiore dei modi: inghiottiti dai campi di concentramento. Una storia ritrovata, frutto del paziente lavoro di ricerca di Alessandro Hoffmann, che ha provato a salvarla dall' oblio. Un percorso accompagnato dalle fotografie toccanti dell' album fotografico a cura di Enrico Hoffmann.Alla vigilia dell' entrata in guerra dell' Italia, nel 1940, viene imposto l' internamento di tutti gli ebrei nati all' estero. Alessandro Hoffmann, che all' epoca aveva 58 anni, era sposato con una cattolica e svolgeva attività di commercio con gli agrumi, e il fratello Julius, che lo aveva raggiunto nel 1936, dopo la sua fuga dalla Germania nazista, diventando direttore dell' Hotel Villa Igiea, vengono portati prima al carcere Ucciardone, poi in campo di concentramento. Dopo aver passato mesi terribili ed essere finito nel campo di Campagna, vicino Salerno, il 20 novembre 1940, Alessandro viene liberato.Dai documenti in possesso dell' autore risulta il ruolo decisivo avuto sia della Santa Sede sia del vescovo della diocesi di Campagna (oggi non è più autonoma), il francescano monsignor Francesco Maria Palatucci, che aveva conosciuto Hoffmann ed era stato colpito per la sua sincerità e rettitudine. Fu Palatucci con varie lettere inviate al segretario di Pio XII a perorare la causa della liberazione di Hoffmann. Solo uno dell' attiva opera avuta da questo prelato, che è stato poi insignito dalla medaglia d' oro al valor civile. Julius, invece, finirà i suoi giorni ad Haifa nel 1975.Con il suo epilogo positivo, la storia della famiglia Hoffmann è anche una testimonianza dell' incontro tra la religione cristiana e quella ebraica.
 di Alessandra Turrisi

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