Prudenza e dialogo con l'Europa nell'interesse degli italiani

Economia | 6 novembre 2018
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Come era largamente previsto la manovra economica elaborata dal Governo è stata bocciata dalla Commissione Europea non tanto per la misura del deficit da finanziare con nuovi debiti quanto per le ipotesi di sviluppo inserite nella manovra stessa giudicate poco realistiche. La bocciatura, che ha provocato un ulteriore aumento dello spread, conferma le molte perplessità espresse in sede di elaborazione e di consultazione del Def non solo dalle opposizioni al governo ma da istituti importanti tra cui La Banca d’Italia e la Corte dei Conti,, oltre diversi organismi internazionali. Tutti ritengono che in presenza di un debito come il nostro, pari a circa 130% del prodotto interno lordo (pil), fare una manovra in deficit orientata soprattutto ai consumi è molto rischioso e può provocare difficoltà di finanziamento per lo Stato con effetti negativi per le famiglie e le imprese.

Date queste diffuse perplessità, recentemente confermate dal giudizio delle agenzie di rating, e data l’autorevolezza delle istituzioni che le hanno espresse, molti osservatori si aspettavano un atteggiamento aperto alle modiche da parte del Governo e dei partiti che lo sostengono tanto più che le osservazioni, essendo “gravi e concordanti”, avrebbero dovuto suggerire cautela.

Invece il Governo, sempre in nome del “popolo” e del “cambiamento”, ha dichiarato subito che la manovra non si tocca anche se si dichiara disponibile a discuterla (ma se non si tocca cosa si può discutere?) con ciò provocando ancora una volta rialzi dello spread e svalutazioni consistenti dei titoli (azioni, obbligazioni, fondi comuni, fondi pensione, Btp. ecc.) con notevoli effetti negativi sul patrimonio degli italiani ed anche sui programmi dello stesso governo che potrebbero venire compromessi in tutto o in parte dal rialzo dei tassi dei titoli emessi.

Per capire meglio i termini del problema bisogna chiarire che il calo delle quotazioni di Borsa non è dovuto, come a volte si vuole fare intendere, al capriccio di miliardari ostili all’Italia ed a coloro che l’amministrano ma è dovuto in gran parte ad operatori che, per conto proprio e più spesso per conto altrui, devono fare investimenti cercando prima di tutto di non perdere il capitale e poi di guadagnare qualcosa nell’interesse prevalente degli associati.

E’ opportuno poi considerare che l’intervento della Commissione Europea non è, come si potrebbe ritenere, una illegittima intrusione negli affari italiani ma l’effetto di accordi sottoscritti dai nostri Governi nel quadro dell’Ue e della difesa dell’euro e che l’Europa già in passato ha concesso all’Italia margini di “flessibilità” nella spesa, purtroppo non sempre utilizzati per fare investimenti e ridurre il debito.

Alla luce di tutto ciò la pretesa del Governo di aprire un dialogo con la Commissione senza mettere in discussione qualche dato della manovra appare incomprensibile e molto rischioso per gli italiani. Le domande fondamentali e prioritarie a cui il Governo dovrebbe dare risposta sono le seguenti.

Cosi stando le cose siamo sicuri di poter creare l‘elevato sviluppo ipotizzato nella manovra anche considerando che nell’ultimo trimestre il Pil secondo l’Istat ha avuto un incremento zero?

Siamo sicuri che la destinazione della spesa ipotizzata nel Def è la migliore per lo sviluppo dell’occupazione, vero problema dell’economia italiana? Non sarebbe il caso d’introdurre qualche modifica nella destinazione della spesa per tenere conto del recente dissesto causato dalle piogge in molte regioni ed in genere del degrado delle nostre infrastrutture?

E poi, dato il nostro enorme debito pubblico, considerata l’attuale incertezza economica anche internazionale, siamo certi di poter collocare regolarmente i titoli pubblici che periodicamente emette lo Stato per finanziare quelli che scadono ed il maggior debito ipotizzato dal Def? E perché un investitore dovrebbe preferire l’Italia dove il rischio è maggiore e non il debito di un alto paese con rischio minore?

Invece di fare inutili battaglie di campanile, dovremmo utilizzare le osservazioni della Commissione Europea per rispondere adeguatamente alle domande predette, concentrarci sui vantaggi della prospettiva europea in termini di pace tra i popoli, di facilità di scambi commerciali, di garanzie monetarie e pensare piuttosto a come fare per utilizzare i fondi Ue che spesso, peccato capitale, non vengono utilizzati e restituiti per difficoltà nostre.

Sarebbe’ anche necessario fare chiarezza sulle responsabilità dell’Ue nei vari provvedimenti e smetterla con il vezzo tutto italiano di attribuire spesso la colpa di ciò che non va alla politica europea dimenticando le nostre colpe, le nostre omissioni, i nostri ritardi.

Tutto ciò senza abbandonare la battaglia per risolvere il problema dei migranti per il quale l’Unione Europea non dovrebbe lasciare sola L’Italia ed addivenire ad un’equa ripartizione.

 di Diego Lana

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