Proposte per il piano anticorruzione della Regione

Economia | 26 novembre 2018
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Chiamati dall’ufficio anticorruzione della Regione ad esprimere il nostro parere sul piano triennale per la prevenzione della corruzione e per la trasparenza (PTCT) abbiamo sostenuto quanto segue:

  • Compiacimento per il coinvolgimento di soggetti estranei alla Pubblica amministrazione. Oltre il Centro Studi Pio La Torre c’era la Cgil (per i sindacati), la Confindustria giovani, Solidaria, docenti universitari e giovani studiosi

  • Il coinvolgimento deve prefigurare una stabile collaborazione e interazione non solo per la formulazione del PTCT, ma anche per il suo monitoraggio, tra i responsabili pubblici dell’anticorruzione e i rappresentanti delle forze sociali, dell’antimafia sociale, delle forze produttive, degli ordini professionali e dei movimenti per la trasparenza e la legalità.

Il PTCT declina correttamente lo schema nazionale, ma va integrato con le modalità per esaminare e prevenire il rischio che politiche e strumenti anticorruzione finiscano per essere snaturati dalla cultura dell’adempimento formalistico e per rafforzare una sorta di burocrazia dell’anticorruzione. Privilegiare dunque un’anticorruzione dal basso che parta dal contesto socio-economico esterno. Fermo restando che corruzione e mafia sono fenomeni distinti ma strutturalmente simbiotici, favoriti da una parte della classe dirigente (politica, economica, istituzionale, sociale) per il reciproco vantaggio.

Quindi non solo in Sicilia, ma in tutte le regioni dell’Italia dove è attecchito il metodo e il sistema mafioso, al di là dell’estrazione territoriale originale (v. Mafia capitale), l’analisi del nesso mafia-corruzione-politica va considerato prioritario nella esplorazione del contesto esterno. Ovviamente ciò presuppone che si ricerchino e analizzino le nuove forme evolutive delle mafie dando per scontato che quella stragista è stata sconfitta. Oggi le mafie ricercano i migliori laureati esperti di informatica, di pubblica amministrazione, i migliori esperti commercialisti, per i loro vecchi traffici. Fanno più affari, non ricercano i pam pam (i killers), ma i pin pin (che sanno cliccare)!, come dimostrano recenti intercettazioni giudiziarie.

Abbiamo suggerito di adottare lo schema sulle criticità segnalate dall’Anac, di mappare e monitorare l’attuazione del PTCT, di verificare e coordinarsi con i piani anticorruzione dei comuni, di adottare una cultura organizzativa che impedisca il formalismo dell’adempimento e la burocratizzazione dei PTCT.

Essi appaiono svuotati di contenuti realmente informativi soprattutto a livello della prevenzione e l’interazione col contesto esterno sembra un elemento di una massa di dati socio-economici eterogenei e non sistematizzati.

Cosa fare per l’immediato futuro?

  • Coinvolgimento dal basso con focus, monitoraggio accessibile ai cittadini e a tutti gli operatori;

  • Formare il personale e rafforzarne la presenza;

  • Valorizzare i referenti dell’anticorruzione e della trasparenza (RPCT), proteggere i segnalatori di abusi (whistleblowers);

  • Attivare rapidamente i Cuc (centri unici di committenza) per l’acquisto di tutti i beni e servizi pubblici, e non solo per la sanità;

  • Attivare le stazioni uniche per tutti gli appalti pubblici;

  • Fare proprie le metodiche recenti sviluppate dall’Anac in relazione ai costi di opere, beni e forniture, dell’analisi dei rischi e dell’adeguamento degli uffici

Questo abbozzo di catalogo deve tenere presente le nuove chiavi interpretative del fenomeno corruttivo e delle sue interazioni col fenomeno mafioso, l’individuazione del circuito collusivo/corruttivo e dei “fattori di convenienza” che lo favoriscono, le casistiche che connotano le nuove modalità dell’interazione tra mafie, galassia corruttiva, politici, imprenditori, burocrati, la trasformazione dei soggetti mafiosi o collusi da influenzatori esterni ad attori interni. Ciò è necessario anche per evitare generalizzazioni e sfatare i ruoli di buoni e cattivi all’interno della burocrazia.

In tal modo abbiamo cercato di dare il nostro modesto contributo al PTCT tenendo presente il protocollo di intesa del Centro Pio La Torre con l’Anci Sicilia, purtroppo ancora non attuato, il nostro impegno di indagine ultradecennale sulla percezione del fenomeno mafioso tra gli studenti italiani e i contributi del nostro comitato scientifico e in particolare di alcuni suoi membri dei quali abbiamo potuto utilizzare i lavori (Giovanni Frazzica, Franco Garufi, Antonio La Spina, Davide Mancuso, Toti Sacco, Ernesto Savona, Alberto Vannucci) che ringraziamo.

 di Vito Lo Monaco

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