Professione Giornalista: quando il copia-incolla non era ammesso
Forse uno degli ultimi pezzi storici del Giornalismo della provincia di Agrigento è andato via. Quel Giornalismo per cui il copia-incolla non era praticato, non perché tecnicamente difficile, ma perché eticamente non ammesso, e la lettura mattutina del quotidiano era attesa sempre con un po’ d’ansia sino a che si era certi di “non avere bucato”.
La scomparsa di Diego Saporito, l’anziano collega che ci ha raccontato la storia quotidiana per numerosi decenni dalle colonne de La Sicilia, va a chiudere lo scenario di quei riferimenti professionali nel mondo del giornalismo ormai soppiantato dalle tecnologie informatiche. Uno scenario fatto da pezzi scritti a mano e dettati al telefono , redatti in un italiano attento, forbito e forse retorico ma certamente rassicurante e garante del rispetto delle regole grammaticali, dove l’unico thesaurus era rappresentato dalla cultura del redattore.
Era il tempo in cui per potere vedere il proprio nome in fondo ad un articolo bisognava fare una lunga, lunghissima gavetta vicino a un giornalista pubblicista che saggiava la tua chiarezza e correttezza nella scrittura, la capacità di ricerca della notizia, verifica della fonte e rispetto del contraddittorio ancora prima della legge sulla “par condicio”, di serietà nei confronti delle persone che citavi e di attendibilità per chi poi ti avrebbe letto. Dovevi dimostrare correttezza, originalità e cultura prima di potere essere “presentato” alla redazione di un giornale sempre un po’ scostante e sospettosa verso i nuovi.
Ci raccontavano la vita quotidiana Saporito, Portalone, Alaimo, Montante. Il dott. Diego Saporito, il prof. Gaetano Portalone, l’avv. Giuseppe Alaimo, l’ins. Calogero Montanti. Sono stati per molti lustri narratori/documentalisti delle cronache di Canicattì ma conosciuti in contesti più vasti, anche accademici. Sempre pronti e all’erta per fare “bucare” la notizia all’altro, per aggiungere più particolari dell’altro, per farsi leggere più dell’altro. Non c’era Internet, non c’era Google. Anzi non c’era un PC con cui scrivere, memorizzare ed archiviare: c’era spesso una Olivetti con il nastro da inchiostrare e fogli da caricare. E se c’era da correggere…. si scriveva da capo. Non c’erano mail, non c’erano fax, non c’erano cellulari: si costruiva la propria rubrica telefonica con preziosi numeri di casa o ufficio dove potere rintracciare “le fonti!” .
Gli articoli dovevano essere redatti con un numero predeterminato di battute per poterne misurare la lunghezza che ti veniva commissionata e quella si doveva rispettare.
Si chiamava il centralino della SIP al n. 10 e si chiedeva “unaerreperil giornaledisicilia” Non ho mai capito il senso di questa richiesta, ma so che attivava una procedura per telefonare a carico del destinatario. Si concordava il pezzo con il redattore della pagina provinciale, e nel pomeriggio si richiamava il Giornale per dettare il pezzo agli stenotipisti che ascoltavano la registrazione e ogni tanto interrompevano chiedendo di ripetere se qualche parola o nome non era stato pronunciato in modo chiaro. Eventualmente chiedevano lo spelling…. “A come….. Ancona, C come….. Canicattì, R come…. Racalmuto, ….”.
Gaetano Portalone era il corrispondente da Canicattì per il Giornale di Sicilia. Nella vita era un professore di italiano alla scuola media, ma il pomeriggio, l’intero pomeriggio, era dedicato alla redazione spesso a mano, di pezzi che poi dettava al Giornale di Sicilia. Il suo antagonista diretto era Diego Saporito, dipendente di un Ufficio Territoriale della Regione e conosciuto e apprezzato principalmente perché corrispondente de La Sicilia. Era facile trovarlo sul banchetto riservato alla stampa nel corso del Consiglio Comunale, e lo si vedeva annotare tutto…. materia fluida per i suoi futuri articoli di approfondimento.
Gaetano Portalone era collaboratore attivo del quindicinale La Torre dell’avv. Giuseppe Alaimo. Dal 1954 e per quasi mezzo secolo La Torre ha scandito le vicende politiche, sociali, economiche e di costume di Canicattì facendosi spesso promotore di iniziative e movimenti di opinione che hanno determinato sostanziali scelte e orientamenti nella vita pubblica. L’avvocato era solito dire di essere riuscito di fare del suo lavoro un hobby e del suo hobby (lo scrivere) una professione. Da La Torre erano proliferati infatti altri due mensili a diffusione nazionale e poco conosciuti nell’ambito locale.
Il Giornale Canicattì Nuova dell’ins. Calogero Montanti si avvaleva della preziosa collaborazione di Diego Saporito. Dalla fine degli anni settanta ha rappresentano l’altra voce di Canicattì in contrapposizione a La Torre, per raccogliere opinioni, resoconti, storie nel panorama della città. La sana competizione consentiva ad entrambi i direttori di tenere sempre più alto il livello di attenzione e qualità dei contenuti dei rispettivi giornali che provavano a contraddistinguersi per chi, sbilanciandosi in avanti, riusciva a meglio prevedere le affermazioni formulate al momento della stampa e valide sino all’uscita della copia successiva.
Pezzi di storia di cui è rimasta traccia perché affidati all’inchiostro che ne conserva la memoria.
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