Poveri nelle mani degli usurai, la mappa del rischio in Sicilia

Economia | 12 settembre 2016
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Sono cinque le province siciliane ad occupare i primi dieci posti della classifica stilata da Eurispes sul fenomeno dell’usura in Italia. Siracusa è sul podio, al terzo posto, con un InPUT pari a 91,87, ossia l’Indice di permeabilità dell’Usura nei Territori che esprime, quindi, il rischio di vulnerabilità di un‘area rispetto al fenomeno. Seguono, tra i capoluoghi dell’isola, Trapani (85,65), Palermo (81,89), Catania (77,85) e Caltanissetta (75,94), con valori di gran lunga superiori rispetto al rischio di permeabilità del territorio nazionale (44,0). Si trovano nella prima parte della classifica, che ospita oltre cento province italiane, anche Messina (69,15), Enna (58,70), Ragusa (58,56) e Agrigento (52,94). Dati che, tuttavia, non sorprendono, considerato che la piaga dell’usura palesa la prolungata sofferenza di famiglie e imprese a causa del perdurare degli effetti della crisi economica e dell’aumento della disoccupazione soprattutto nelle Isole. Un neo riconducibile, tuttavia, anche alle difficoltà di accesso al credito bancario e che, aspetto non per nulla secondario, costituisce altresì un canale attraverso il quale la criminalità organizzata si infiltra all’interno dell’economia legale, riciclando e investendo le somme di denaro provenienti da mercati illeciti. Come spiega Gian Maria Fara, Presidente dell’Eurispes, “le organizzazioni criminali hanno ben compreso che l’usura rappresenta un metodo di straordinaria efficacia:  da un lato per riciclare denaro sporco e ottenere facilmente ingenti guadagni, dall’altro per impossessarsi di quelle imprese e attività che non sono in grado di far fronte ai debiti contratti, divenendo dapprima soci e in seguito veri e propri proprietari. Tutto questo con rischi più contenuti rispetto a quelli connessi ad altre attività illecite come ad esempio il traffico di stupefacenti”. 

Il fenomeno è più marcato nelle Isole, “dove più spesso si evidenzia una situazione economica fortemente (32,9%) o in parte (33,6%) degradata – si legge nel rapporto Eurispes - fino ad arrivare in totale ad un tasso di difficoltà del 66,5%”. Ed è il 70,5% delle famiglie isolane ad essere costretto “a utilizzare i risparmi per arrivare a fine mese e solo il 29,5% vi arriva senza eccessive difficoltà”. In particolare, sono le spese per i trasporti e quelle mediche a rappresentare un maggiore problema per gli abitanti delle Isole, dal momento che “non riescono ad affrontarlo, rispettivamente, il 47,7% e il 58,4% dei residenti”.

I dati Eurispes mostrano come l’usura si stia estendendo nel Centro Italia, attestandosi su di un livello di rischio medio-alto. A capeggiare la classifica, infatti, è Parma. Ma qual è il giro d’affari dell’usura in Italia? Chi e quanti sono gli usurati? Qual è il profilo dell’usuraio? Il business annuo è di 81,95 miliardi di euro, sommando i 37,25 miliardi di capitale prestato e i 44,7 miliardi restituiti come interessi, “stimando un interesse medio sui prestiti del 10% al mese, ossia del 120% annuo (anche se è noto che generalmente i tassi sono ben più elevati)”, si legge nel Rapporto. Ad essere caduti nella morsa dell’usura sono, in media, negli ultimi due anni, circa il 12% delle famiglie, per ciascuna delle quali è stato ipotizzato un prestito, comunque sottostimato, di 10 mila euro. È, dunque, di 30 miliardi l’ammontare delle somme richieste da 3 milioni di nuclei familiari in difficoltà, costretti a restituirne più del doppio (66 miliardi). Vittime dell’usura sono anche le aziende agricole, del commercio e dei servizi. Si è stimato che il 10% delle 750.000 imprese agricole italiane abbia chiesto in media 30.000 euro agli strozzini, per un totale di 2,25 miliardi di euro, e ne abbia restituiti 4,95. Negli altri due settori, una su dieci avrebbe fatto ricorso agli usurai per un ammontare complessivo di 5 miliardi, a fronte degli 11 resi.

In merito all’“identikit” dell’usurario – secondo le stime di Sos Impresa, gli usurai attualmente attivi sarebbero almeno 40mila - emerge che l’attività usuraia non viene praticata soltanto dalle organizzazioni criminali, ma anche da insospettabili: “negozianti, commercialisti, avvocati, dipendenti pubblici, che hanno sfruttato il lungo periodo di crisi economica e l'indebitamento di famiglie, commercianti ed imprenditori per arricchirsi, forti delle crescenti difficoltà di accesso al credito bancario- ha precisato Gian Maria Fara. Ed è nata una nuova figura: quella dell’usuraio della stanza accanto”. Lo stesso presidente dell’Eurispes ha indicato delle misure per superare alcune delle cause che alimentano il fenomeno, ossia “forme più flessibili e personalizzate di accesso al credito ufficiale che sottraggano, nei momenti di difficoltà, gli operatori economici e le famiglie alle insidie di un credito solo apparentemente facile ma funesto in sostanza”. Probabilmente, però, prima ancora dell’accesso al credito, tra i provvedimenti da adottare, soprattutto in Sicilia, alla luce dei dati presentati, dovrebbero esservi quelli di sostegno diretto ai nuclei familiari più indigenti. A tal proposito, va ricordato il ddl di iniziativa popolare sull’integrazione al reddito per le famiglie in povertà assoluta promosso dal Comitato No Povertà e presentato all’Assemblea Regionale Siciliana lo sorso settembre.

 di Alida Federico

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