Politiche di cittadinanza attiva per prevenire fenomeni di devianza

Cultura | 16 giugno 2016
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Non un punto di arrivo, ma soltanto uno di partenza. Una riflessione, senza alcuna pretesa di esaustività, animata dalla volontà di contribuire alla formulazione, nello scenario europeo, di politiche nazionali uniformi in materia di gioventù e di prevenzione e contrasto al crimine organizzato. Un primo passo, dunque, per costruire un approccio condiviso, per stimolare una comune strategia europea tesa a promuovere la cittadinanza attiva quale strumento di prevenzione dei fenomeni di devianza. Nasce con questo intento “Active citizenship policies on crime prevention: towards a common European policy”, l’e-book realizzato nell’ambito del progetto europeo “Waves of citizenship, waves of legality” promosso dalla Fondazione Giovanni e Francesca Falcone. Dieci realtà europee a confronto – Italia, Albania, Bulgaria, Croazia, Estonia, Grecia, Macedonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania - in un percorso parallelo di approfondimento, condotto in ciascuno degli Stati coinvolti, degli strumenti di contrasto al crimine e delle politiche tese allo sviluppo dell’emporwerment dei giovani. Una ricerca volta a fotografare la condizione giovanile e lo spazio concesso, ovvero negato, alle nuove generazioni per assicurare loro un ruolo attivo nella vita democratica. Non a caso la pubblicazione, costituita da dieci capitoli, ciascuno dei quali dedicato ad ognuna delle realtà esplorate, nasce nell’ambito del programma europeo Europe for Citizens gestito dall’Eacea e finalizzato allo sviluppo del senso di appartenenza europea.

Dal lavoro emerge che, mentre in Italia non è mai esistito un sistema coordinato di interventi per i giovani, paesi quali Albania, Bulgaria e Macedonia non hanno una legge che regola la cittadinanza attiva. E questo, probabilmente, spiega una certa passività nella cittadinanza responsabile tra la maggior parte dei giovani bulgari, così come la cultura dell’apatia che domina l’Albania. Anche la Romania registra un basso livello di partecipazione dei cittadini alla vita associativa e ciò costituisce la principale debolezza strutturale della società civile.

Sul versante della criminalità giovanile, si registra una crescita del fenomeno in molti dei Paesi presi considerazione. In Grecia, ad esempio, è aumentato soprattutto negli anni della crisi economica. E stretto appare il rapporto tra devianza minorile e dispersione scolastica, come spiega uno dei testimoni intervistati nell’ambito della ricerca condotta in Italia: “Sappiamo che quasi il 90% dei minori che entrano nel circuito penale sono giovani che hanno vissuto un’esperienza di dispersione scolastica e che non hanno raggiunto gli obiettivi formativi previsti per l’età corrispondente”. Il dropout scolastico incide negativamente perfino sullo sviluppo della cittadinanza perché, come si legge nella pubblicazione, “un minore che non vive adeguatamente l’esperienza scolastica e formativa è un minore che non sviluppa in pieno tutte le sue funzioni mentali e comunicative. È, quindi, un soggetto che non si appropria degli strumenti del comunicare e della comprensione del mondo circostante”. E, un soggetto che “non ha una chiara visione del contesto sociale – viene specificato nel testo - non può essere un buon cittadino, cioè non è un soggetto che possiede gli strumenti adeguati per poter vivere un mondo complesso come quello in cui noi ci troviamo”. Mentre in Italia, negli ultimi 15 anni, 3 milioni di studenti su 9 non hanno completato gli studi, in Estonia la dispersione scolastica è al 9,5%, al di sotto dell’obiettivo del 10% dell’UE.

Per quanto riguarda il crimine organizzato, persino laddove ha cominciato a svilupparsi in anni relativamente recenti, in seguito alla caduta dei regimi comunisti (es. Croazia, Rep. Ceca, Macedonia), esso è strettamente connesso alla corruzione politica. Spesso, però, c’è una bassa coscienza pubblica della lotta alla corruzione, come accade soprattutto in Macedonia.

La pubblicazione, gratuitamente scaricabile, non contiene una proposta politica dettagliata, ma sottolinea la necessità di una strategia comune europea in materia di prevenzione della criminalità giovanile e di contrasto al crimine, basata sullo sviluppo della cultura della legalità e dell’inclusione sociale attraverso opportunità di cittadinanza attiva.

 di Alida Federico

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