Politica siciliana e questione morale, perfetti sconosciuti

Politica | 11 marzo 2019
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Partecipo al dolore per la perdita del prof. Sebastiano Tusa, illustre archeologo e assessore ai Beni Culturali della Regione siciliana, nell'incidente aereo avvenuto in Etiopia. Sono i momenti in cui si constata come il caso (o il destino, come ciascuno preferisce ) assuma un ruolo imprevedibile nelle nostre vicende individuali: al dolore per la tragica perdita di un'intelligenza brillante si associano le condoglianze ai suoi cari. Tuttavia è nostro dovere continuare ad occuparci dei quotidiani accadimenti politici della nostra terra.

 Il presidente Nello Musumeci si dichiara soddisfatto dei risultati del sondaggio di Demopolis sul governo da lui diretto dal momento che è aumentata dal 40% al 43% la fiducia personale nel presidente e che l'attendibilità dell'istituzione regionale è risalita dal precipizio del 12% del 2017, anno finale dell'esperienza di Rosario Crocetta, al 18%. Forse i suoi collaboratori, per evitare di procurargli sconforto, non gli hanno mostrato il resto del sondaggio. Ben il 94% dei siciliani, infatti, ritiene la situazione peggiorata (45%) o comunque non migliorata rispetto a cinque anni fa (40%), mentre il 43% degli intervistati giudica negativa la situazione della Sicilia. L'82% degli intervistati giudica non degna di fiducia la Regione. Il confronto con le altre istituzioni regionali è impietoso perché nella media italiana l'indice di fiducia nell'istituzione regionale sale al 37%, ben diciannove punti in più. D'altronde, se si guarda ai provvedimenti che i siciliani considerano più urgenti si troveranno ai primi tre posti la mancanza del lavoro, l'arretratezza del sistema sanitario e l'urgenza di interventi sulla rete stradale e ferroviaria. Sanità e trasporti, insomma, sono di servizi pubblici essenziali cui ben il 73% degli intervistati assegna un giudizio di insufficienza, mentre la necessità di trovare un'occupazione resta la prima emergenza, nonostante l'attesa del reddito di cittadinanza. Nell'opinione dei cittadini la scelta di maggior successo tra quelle compiute dalla Giunta è il licenziamento dei dipendenti pubblici assenteisti con il 65% di gradimento. mentre solo il 48% considera sufficienti gli interventi finalizzati a garantire l'efficienza della burocrazia regionale. 

Si provi a leggere questa parte del sondaggio alla luce delle denunce avanzate dal presidente dalla Corte dei Conti- sezione giurisdizionale per la Regione siciliana- nella relazione per l'inaugurazione dell'anno giudiziario. Il presidente Carlino ha messo in evidenza numerose forme di mala gestio della cosa pubblica caratterizzate, in alcuni casi, dal conseguimento di profitti di carattere personale, in altri dallo sperpero di risorse pubbliche determinato da grave negligenza. Per i giudizi di responsabilità amministrativa sono state emesse 118 sentenze nei confronti di 186 convenuti; di queste 79 sono state di condanna. L'importo delle condanne ammonta a 15.552.387,00 euro con un leggero incremento rispetto all'anno precedente. Sono stati autorizzati 4 sequestri conservativi per un importo di 3.876.112 euro .Ai dirigenti regionali indebiti percettori .sono state notificate dall'amministrazione 20 diffide di cui 11 ingiunzioni di recupero per un totale complessivo di oltre 600.000 euro.

 La relazione contiene una riflessione che ha diretto riferimento con una corretta lettura dei risultati del sondaggio di Demopolis:”La condanna del giudice contabile, anche ad ingenti importi, per gravi episodi di spreco di risorse pubbliche non solo non ha pregiudicato il ruolo di responsabilità politica -gestionale per i condannati ma, in alcuni casi, sembra avere un effetto volano per incarichi più delicati e di superiore rango” Insomma, come si può pretendere che il cittadino abbia fiducia in un'amministrazione regionale che, anziché punire, premia i dirigenti sottoposti a giudizio per gravi vicende connesse all'indebito utilizzo di risorse pubbliche? 

Ad avviso di chi scrive è qui che si colloca il nodo della situazione siciliana: non vi sarà recupero di fiducia e credibilità della Regione se chi gestisce il potere non dimostrerà di attuare con inflessibile coerenza il rinnovamento morale dell'azione politica ed amministrativa. Esiste un bisogno profondo di pulizia e di trasparenza che si scontra con il prevalere di un'area opaca di collusione tra singoli esponenti politici e poteri criminali, con un intreccio inquietante con settori economici che sopravvivono grazie all'erogazione di risorse pubbliche. Le forze politiche, come dimostra anche il caso recente dell'ex deputato trapanese Paolo Ruggirello non sono state in grado di far muro contro tali intrusioni, anzi hanno lasciato aperte porte e finestre agli spifferi di area mefitica. Il problema riguarda purtroppo tutto il ventaglio delle forze politiche, anche quelle che nel loro DNA avrebbero dovuto possedere gli anticorpi necessari a fermare il contagio. Chi afferma di battersi per il cambiamento deve porre mettere al centro di ogni iniziativa la trasparenza e la legalità dei comportamenti. Tra i molti ed impegnativi compiti che attendono il nuovo segretario del PD Nicola Zingaretti, che ha riportato alle primarie del 3 marzo un successo molto aldilà delle aspettative (che è soprattutto un investimento in fiducia) non sarà secondario quello di voltare pagina rispetto ad una logica di reclutamento del ceto politico che che troppe volte ha preferito chiudere gli occhi e turarsi il naso; in nome dell'acquisizione indiscriminata del consenso.

 di Franco Garufi

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