Pnrr, se Roma non rispetta le quote per il Sud

Economia | 23 giugno 2022
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Il PNRR classifica le misure finalizzate alla rinascita dell'economia italiana in tre categorie:
azioni di sistema per i quali non rileva la localizzazione
territoriale perché hanno natura trasversale o valenza nazionale;
misure territorializzate inserite nel piano con un'esplicita
localizzazione territoriale; infine misure territorializzabili la cui
localizzazione è determinata attraverso procedure amministrative.
Sulla base di tale distinzione la prima relazione istruttoria redatta
nello scorso marzo dal Dipartimento per le politiche di coesione
della presidenza del Consiglio dei ministri, ha quantificato le
risorse destinate al Mezzogiorno dal solo PNRR in 74,7 miliardi di
euro. “Tale importo”, si legge nella relazione, corrisponde al
40,7% del complesso delle risorse PNRR con destinazione territoriale.
Un peso lievemente inferiore...pari al 40,5% si registra con
riferimento alla sola componente di risorse territorializzabili.
Considerando nel loro insieme le risorse PNRR e quelle FoC (fondo
complementare n.d.r.) la dimensione delle risorse destinate al
Mezzogiorno si attesta su 86 miliardi, mentre le quote restano
sostanzialmente invariate.” 

 A commento di questi dati è intervenuto ripetutamente nei giorni scorsi il sito Openpolis,
mettendo in rilievo le molte criticità della quota del piano
nazionale di ripresa e resilienza per il Sud. 9 enti di spesa su 22
non rispettano la quota del 40%: i ministeri della giustizia,
dell'università e ricerca , della cultura , della transizione
ecologica, del lavoro e delle politiche sociali, del turismo, dello
sviluppo economico. In particolare le quote più basse sono quelle
del ministero del turismo (28,6%) e del MISE (24,8%). Tra gli enti
che rispettano la quota del 40%, emerge invece il ministero per la
mobilità sostenibile: oltre un terzo dei 61,9 miliardi per
infrastrutture sono infatti rappresentati dagli investimenti del
MIMS che effettivamente destina al Sud una quota significativa (poco
meno della metà) delle risorse disponibili. Anche nei casi dei
Ministeri degli Interni (per le misure di rigenerazione urbana) e
dell’Istruzione la quota Sud appare significativa e superiore al
40%. Al contrario, il Turismo ha destinato un progetto, denominato
Caput mundi, esclusivamente alla città di Roma, cui sono destinati
500 milioni dei circa 2,4 miliardi a disposizione. Inoltre, per la
partecipazione al Fondo nazionale turismo di Cassa depositi e
prestiti, misura che vale 150 milioni, non è prevista alcuna
territorializzazione. Perciò solo le risorse rimanenti, pari a 1,6
miliardi, prevedono il rispetto della quota del 40%. 

Per quanto riguarda il MISE; invece, è proprio la misura con la maggior
dotazione finanziaria, Transizione 4.0 che non ha vincolo di
destinazione territoriale. Il problema è che questa misura pesa per
14,767 miliardi (i ¾ delle risorse destinate al Ministero) e ad oggi
al Sud sono andati appena 3,693 miliardi. Più equilibrato il
rapporto nelle altre misure che però - tutte insieme meno di sei
miliardi di euro. Openpolis naturalmente non può fare a meno di
sottolineare che entrambi i dicasteri renitenti a spendere nel e per
il Mezzogiorno hanno a capo ministri leghisti. 

L'argomentazione ha un
suo fondamento,  ma conviene approfondirla facendo riferimento ad un
recente studio condotto da Gianfranco Viesti, professore ordinari
dell'Università di Bari, per la Fondazione per il Sud (Il Pnrr;
L'attuazione, il Mezzogiorno, Il terzo settore, maggio 2022
).Viesti
si sofferma soprattutto sulla questione connessa alle procedure.
Infatti, “una parte rilevante delle risorse (che dovrebbe aggirarsi
intorno al 45% del totale) è e sarà oggetto di bandi competitivi
emanati dalle Amministrazioni Centrali. Tali bandi richiedono la
predisposizione di progetti da parte dei possibili beneficiari
pubblici e comportano la loro selezione, e quindi la decisione
relativa alla loro ammissione al finanziamento, sulla base di
graduatorie costruite in base agli indicatori definiti negli stessi
bandi. I soggetti beneficiari sono principalmente le Amministrazioni
Comunali, ma anche i gestori del servizio idrico e dei rifiuti o le
Università.” Tale meccanismo verrà utilizzato, ad esempio, per
le scuole e gli asili nido, i progetti di rigenerazione urbana e per
la qualità dell’abitare, una parte significativa delle
infrastrutture idriche, le misure di promozione della ricerca e
dell’innovazione e di partenariato fra università e imprese. Con
il meccanismo dei bandi – continua lo studioso pugliese- si è
compiuta una scelta politica molto importante (e discutibile): il
Governo privilegia la cantierabilità dei progetti, cioè
comprensibilmente desidera controllare che essi dispongano di tutte
le caratteristiche che li rendono effettivamente realizzabili entro
il giugno 2026. Allo stesso tempo il Governo (meglio: i singoli
Ministeri) si riservano la potestà di scegliere i progetti ritenuti
“migliori” in base ai criteri che essi stessi definiscono nei
bandi. Ma in questo modo, la realizzazione degli investimenti può
essere slegata rispetto ad indicatori di dotazione (e quindi di
“bisogno”) dei diversi territori. 

Il nodo vero perciò è rappresentato dalla capacità del sistema degli enti locali del Sud
di partecipare con progetti di qualità. Ma, dall'altro lato, anche
in considerazione della condizione critica di molti comuni del Sud,
il Governo dovrà individuare ulteriori elementi atti a garantire che
il 40% delle risorse arrivi e sia utilizzato effettivamente nelle
regioni meridionali. Conviene inoltre segnalare che l'Agenzia per la
coesione territoriale ha emanato un avviso per la valorizzazione
economica e sociale dei beni confiscati alle mafie. Esse sono
destinate a proposte progettuali per la riqualificazione di intere
aree ed alla valorizzazione di beni confiscati alle mafie. Sono
previsti criteri premiali, in particolare per la valorizzazione con
finalità di Centro antiviolenza per donne e bambini, o case rifugio
e per la valorizzazione con finalità per asili nido o micronidi. La
misura assegna 300 milioni per la realizzazione di 200 progetti nelle
otto Regioni del Mezzogiorno. L’avviso ha registrato tre proroghe
fino al 22.4.22. Al 26.4.22 erano pervenute 605 domande: 528
richieste per l’avviso del valore di 250 milioni, e 77 domande
rivolte alla partecipazione alla procedura negoziata che assegnerà
ulteriori 50 milioni di euro. Il numero maggiore di domande proviene
da Campania e Sicilia.  

 di Franco Garufi

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