Pio La Torre, il coraggio di sfidare la mafia per avere un mondo migliore

Junior | 3 gennaio 2023
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Le riflessioni degli studenti dell'ITI A. Pacinotti di Fondi aderenti al progetto educativo del Centro Pio la Torre dopo la visione del film documentario sul leader comunista assassinato dai mafiosi


 Benedetta Di Trocchio 4 A CHI ITI PACINOTTI FONDI LT

Ora tocca a noi – storia di Pio La Torre, è un film documentario diretto da Walter Veltroni che racconta il grande impegno civile di Pio La Torre per la lotta alla mafia, cominciata a fianco dei braccianti, che si concluderà poi con la sua stessa morte nell’aprile del 1982 a Palermo. La sua vita viene raccontata attraverso materiali d’archivio e le interviste originali, che si alternano alle immagini dell’infanzia, grazie anche alle testimonianze di chi lo ha conosciuto, come quella di Giuseppe Tornatore, che racconta del momento in cui alla sede Rai di Palermo arrivarono le prime immagini dell’attentato. O ancora, i ricordi di Emanuele Macaluso, del figlio Franco La Torre, Giuseppe Tornatore, attuale Procuratore Capo di Palermo Maurizio De Lucia, l’ex capo della Squadra Mobile di Palermo Francesco Accordino e la figlia di Rosario Di Salvo, vittima anch’egli dell’attentato, Tiziana Di Salvo.

Come si evince dal documentario, ci sono degli elementi che sono grandi portatori di interessi economici mafiosi, nei quali la mafia subito penetra. Se si lotta contro questi interessi economici, si lotta anche contro la mafia, ed è proprio da questa constatazione che La Torre capì che bisognava agire togliendo i soldi al fenomeno mafioso. Secondo i suoi amici Pio era un uomo buono, generoso e sensibile che proprio attraverso i suoi gesti e il suo modo di comunicare era in grado di arrivare al popolo siciliano. Credeva in quello che faceva, e fu proprio questa caratteristica che gli permise di essere determinato nel suo lavoro. Una sua collega Adriana Laudani, segretaria regionale PCI, racconta di un episodio che la vide coinvolta probabilmente con l’intenzione reale di ucciderla. Arrivata sul luogo di lavoro, lei stessa riferì l’accaduto a Pio, ed egli affermò fermamente che la possibilità di rimanere coinvolti in un attentato e morire a causa di ciò poteva verificarsi in qualsiasi momento, per le indagini coinvolte contro la mafia. L’organizzazione criminale vedeva in lui, l’opportunità di un cambiamento, che non doveva e non poteva assolutamente verificarsi, perché questo significava perdere il controllo sulla Sicilia e sugli interessi da cui i boss mafiosi traevano beneficio. Il titolo “Ora tocca a noi” è proprio la frase che La Torre disse pochi giorni prima del suo assassinio all’amico Emanuele Macaluso, consapevole che Cosa Nostra stava stringendo il cerchio attorno a lui e alla sua battaglia per la legalità. Questo aspetto di consapevolezza viene rivisto anche nella posizione in cui Pio è morto. Il suo corpo era rivolto con i piedi fuori dal finestrino, e in questo gesto si rivede anche per l’ultimo istante di vita, la voglia di respingere, quasi di combattere più che di difendersi, come una mossa di attacco che ancora una volta da prova del suo grande coraggio. A seguito della sua morte, il 13 settembre 1982 cambia definitivamente il modo di pensare e contrastare la criminalità organizzata. Il docufilm inizia infatti con un intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ricorda quanto il suo impegno sia stato determinante per la lotta contro la criminalità organizzata, che ancora oggi è attuato per garantire la sicurezza dei cittadini e per far sì che le stragi di stampo mafioso non siano più ricorrenti come in passato. Nota come legge “Rognoni-La Torre”, il provvedimento prevede misure di prevenzione patrimoniale quali il sequestro e la confisca di beni illecitamente acquisiti, direttamente od indirettamente, da indiziati di appartenenza ad associazioni di stampo mafioso. Grazie a questa legge, sono diventate possibili indagini sul tenore di vita, sulle disponibilità finanziarie, sul patrimonio e sull’attività economica non solo dei soggetti indiziati ma anche del coniuge, dei figli, conviventi e dei soggetti vicini a questi ultimi. Pio La Torre non fa in tempo a vederla pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, ma la sua determinazione sembra avere così una conferma attraverso la sua celebre frase «Lo so che a voi la mafia sembra un'onda inarrestabile…Ma la mafia si può fermare, e insieme la fermeremo».





Paola Massarella IV A CHI ITI PACINOTTI FONDI LT


Dopo quarant’anni dalla morte di Pio La Torre, come tributo, la Rai ha mandato in onda un docu-film che ripercorre la vita del sindacalista siciliano, attraverso delle creazioni cinematografiche e delle interviste fatte ai suoi colleghi e ai suoi familiari.

Nonostante lui fosse una persona comune, proveniente da una famiglia povera, sin da giovane si è battuto, inizialmente, per i diritti dei braccianti e successivamente si è focalizzato sulle radici del loro problema, la mafia.

Benché lui sapesse che la sua lotta contro le organizzazioni criminali lo avrebbe portato ad una morte certa, non si ritirò mai indietro e nel 1980 presentò alla camera dei Deputati il primo disegno di legge ad introdurre il reato di associazione di tipo mafioso, la legge 13 settembre 1982 n.646 “Rognoni-La Torre”, la quale fu promulgata solo dopo la sua morte (avvenuta il 30 aprile 1982).

La dedizione e la determinazione che lo hanno mandato avanti per tutta la sua carriera politica sono frutto dell’amore per la sua patria e per tutte le vittime della mafia; il suo è stato un gesto eroico, che ha portato ad enormi progressi nella lunghissima e complicata lotta contro le organizzazioni criminali.

Pio La Torre è un esempio importante per tutti noi, che può darci speranza in questa battaglia, apparentemente impossibile, che l’Italia ha dovuto e che deve affrontare.

Lui e tanti altri si sono sacrificati per poter darci un futuro più prospero, dove i deboli non si devono sottomettere all’enorme potenza ed influenza della mafia e adesso è il momento che anche noi, delle nuove generazioni, ci mettiamo a lavorare sodo per mantenere il sogno di Pio. Seguendo le sue orme, dobbiamo stimolare il Governo e i vari partiti a proporre nuovi disegni di legge, che possano indebolire ancora di più le organizzazioni criminali, e ad aumentare i vari controlli sui patrimoni e sui contratti di lavoro (specialmente nel Sud d’Italia, per identificare coloro che lavorano in nero) per rintracciare tutti quelli che sono coinvolti con la criminalità organizzata.

Purtroppo, con tutte le problematiche che l’Italia ed il resto del mondo stanno affrontando, come il virus Covid-19, la guerra tra l’Ucraina e la Russia e il Riscaldamento globale, il nostro Governo è stato occupato con altre faccende e da molti anni la pericolosità della mafia è stata trascurata. Questo l’ha avvantaggiata e anche leggermente rafforzata.

Questa nostra lotta contro la mafia continuerà a richiedere altri sacrifici per progredire e portare dei cambiamenti rilevanti, ma questo non ci deve intimorire, invece dobbiamo dare tutto noi stessi per il bene nostro e degli altri.



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