Più connessi ma più isolati: bambini e adolescenti nella pandemia

Società | 14 giugno 2021
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Durante la pandemia emozioni negative per l80% di bambini e di adolescenti. E 1 su 2 è stato davanti agli schermi per oltre 8 ore al giorno. È la fotografia scattata da un sondaggio condotto da Società Italiana di Pediatria, Polizia di Stato e skuola.net su un campione di 10mila studenti (di cui 6.500 ragazzi tra 15 e 18 anni e 3.500 tra 9 e 14 anni). Il sondaggio è stato condotto a marzo 2021 e i risultati sono stati messi a confronto con una ricerca analoga, condotta sempre da SIP, Polizia di Stato e Skuola.net a ottobre 2019, ossia prima che bambini e adolescenti italiani conoscessero la lunga fase di confinamento dovuta al virus SARS CoV-2, con la chiusura delle scuole, la didattica a distanza, il diradarsi delle relazioni sociali e delle occasioni di socialità. I dati emersi consentono, quindi, di valutare quale è stato limpatto della pandemia nella loro relazione con i media device e costituiscono, in qualche modo, il loro punto di vista dellemergenza, la loro diretta esperienza.

Il primo importante dato emerso riguarda il tempo trascorso sui dispositivi tecnologici: il 54% del campione dichiara, infatti, di usare i media device per più di tre ore al giorno, oltre al tempo trascorso in DAD (il 50% nella fascia 9-14 anni, il 57% in quella 15-18 anni). Nel 2019, questa percentuale era pari al 41% ma, a ben vedere laumento ha riguardato soprattutto i giovanissimi, ossia i 9-14enni. Passa, infatti, dal 32 al 50% – dunque da una proporzione di 1 su 3 a un rapporto di 1 su 2 – la quota di bambini e preadolescenti che trascorre sui device più di tre ore al giorno oltre alle attività scolastiche. Se a queste ore si sommano quelle impegnate in DAD, circa 5 al giorno, è evidente che 1 intervistato su 2 passa almeno 8 ore al giorno davanti a un dispositivo. Tutto ciò nella migliore delle ipotesi, ossia se non si prende in considerazione che le ore extrascolastiche trascorse su smartphone e tablet non siano più di tre. Un tempo che, inoltre, tende a crescere ulteriormente con letà.  

Al di fuori della didattica, smartphone, tablet e pc vengono usati prevalentemente per comunicare con gli amici (36%), usare i social (24%), guardare video o film (21%), giocare ai videogame (11%), solo marginalmente per fare ricerche (8%). Rispetto ai dati del 2019, passa dal 24 al 36% la quota di coloro che usano la tecnologia per comunicare con gli amici e si riduce dal 19 all8% la quota di quelli che usano le risorse digitali per fare ricerche o approfondire argomenti di interesse.

In mancanza della scuola e di altri ritrovi abituali (palestre, piscine, laboratori teatrali, ecc.) la tecnologia si afferma come strumento di sopravvivenza”, unica strada per costruire o mantenere relazioni umane, seppur mediate. Ma gli schermi non bastano a simulare la realtà. Così, il 25% degli intervistati dichiara di sentirsi più isolato e avverte la mancanza di una relazione in presenza, il 24% si sente più stressato, il 18% più triste, il 14% dichiara di aver paura per i propri familiari e per il proprio futuro, appena il 6% afferma che i rapporti interpersonali sono migliorati grazie alla tecnologia. Soltanto il 13% dichiara di non aver sperimentato nessuna delle emozioni appena elencate. E mentre i ragazzi più grandi (15-18 anni) si sentono maggiormente stressati (27% contro 18%) e preoccupati (15% contro 11%), i più piccoli (9-14 anni) si sentono un popiù isolati (28% contro 24%).

Pochi libri, molte serie tv. Solo eccezionalmente la pandemia ha rappresentato loccasione per consolidare relazioni familiari. Alla domanda durante questi mesi cosa hai fatto di più?”, il 37% risponde di aver visto più serie tv, il 13% di aver giocato in rete con gli amici, il 12% ha giocato ai videogiochi da solo, soltanto l11% ha letto più libri, solo il 12% ha parlato di più con la sua famiglia e appena il 3% dichiara di aver giocato più del solito a giochi di società con la famiglia.

A fronte di questi dati la Società Italiana di Pediatria sottolinea i possibili risvolti negativi di stili di vita sbagliati sulla salute fisica e mentale di bambini e adolescenti e auspica il recupero al più presto di abitudini più salutari. La brusca sospensione di tutte le attività sociali, incluse le attività scolastiche e le attività allaperto- ha spiegato Annamaria Staiano, Vicepresidente SIP- si è associata, negli ultimi mesi, ad un cambiamento in negativo dello stile di vita. I dati sullutilizzo dei dispositivi elettronici rappresentano un ulteriore pericoloso campanello dallarme. Numerosi studi clinici hanno già evidenziato quanto, rispetto al periodo precedente la pandemia, negli ultimi mesi si sia verificato un importante peggioramento delle abitudini alimentari, associato ad una significativa riduzione dellattività fisica”. Tali comportamenti scorretti, ai quali si aggiunge laumento del tempo trascorso davanti agli schermi, incrementano notevolmente il rischio di sviluppare obesità che può avere effetti negativi a lungo termine sulla salute dellindividuo.

Tra gli altri dati che devono preoccupare di più vi è anche laumento dal 38 al 56%, in meno di due anni, dellutilizzo del telefonino prima di andare a dormire (52% tra i più piccoli, 59% tra i più grandi). Recenti ricerche- ha aggiunto Elena Bozzola Segretario Nazionale SIP- confermano che luso dello smartphone nelle ore serali interferisce non solo con laddormentamento, ma anche con la qualità del sonno. La deprivazione del sonno, tra laltro, aumenta il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, disfunzioni metaboliche, diabete mentale; inoltre, una sua scarsa qualità può comportare stanchezza, depressione, disturbi con lalcol, disturbi ossessivo-compulsivi, abuso di sostanze e risultati scolastici scadenti”.

Lavvento della pandemia – ha detto Nunzia Ciardi, Direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni – ha di fatto bruciato le tappe di una progressione della diffusione delluso delle nuove tecnologie in fasce di età sempre più precoci: per riempire i lunghissimi pomeriggi chiusi in casa, per compensare la mancanza di contatti con coetanei e familiari, moltissimi bambini hanno acquisito, in pochi mesi, una dimestichezza maggiore alluso di tablet e smartphone, in unetà in cui si è particolarmente vulnerabili ai rischi della Rete. I bambini che si muovono sui social network rivelano la loro spiccata fragilità per inesperienza, per immaturità cognitiva ed emotiva e sono, inevitabilmente, molto esposti a tutti i reati di aggressione on line”.

 di Melania Federico

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