Perchè il mestiere di sindaco diventa sempre più difficile

Società | 26 aprile 2016
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Sindaco, assessore e consigliere comunale stanno diventando mestieri  sempre più difficili.  Il sindaco di Licata Angelo Cambiano aggredito il 24 febbraio,  Fabio Venezia giovane  primo cittadino  PD di Troina costretto a vivere sotto scorta per avere messo mano ai criteri di concessione dei terreni comunali, il sindaco Cinquestelle di Pietraperzia Antonio Bevaqua che ha avuto bruciata la porta di casa, rappresentano la punta dell'iceberg di un fenomeno più vasto. In Sicilia   tra il 1° gennaio ed il 16 marzo 2016 si sono contati ben 17 episodi di minacce, intimidazioni, danneggiamenti; ed altri se ne sono aggiunti nei quarantacinque giorni trascorsi dalla pubblicazione del Rapporto dell'associazione degli enti locali contro le mafie  Avviso pubblico.  Nessun territorio è stato risparmiato: capoluoghi come  Palermo, Catania  ed  Agrigento, centri medi (Bagheria, Carini, Gela, Mazara del Vallo, Castelvetrano), comuni minori quali Acate e  Petrosino hanno conosciuto episodi di diversa gravità ma tutti esemplificativi della pesante pressione che la criminalità continua ad esercitare nei confronti  delle istituzioni democratiche locali e degli amministratori, a volte perfino ai  danni di dirigenti degli uffici comunali. Si va dalle lettere anonime, alle teste di capretto e alle zampe di maiale fatte trovare dietro la porta  delle vittime designate, agli incendi delle automobili. Diffusi sono gli attentati incendiari ai danni di ditte che esercitano l'attività di raccolta e smaltimento dei rifiuti: a Palma di Montechiaro  il 17 gennaio sono stati incendiati quattro autocompattatori  della Dedalo Ambiente, il 10 febbraio a Mazara del Vallo si è verificato un attentato incendiario ai danni della TECH servizi SrL, ma si segnalano anche il tentativo di dar fuoco ad una finestra del Municipio (il 19 febbraio a Petrosino), l'incendio dell'automobile di un consigliere comunale (a Gela il 15 gennaio) e diversi episodi di danneggiamento a carico di vetture di impiegati degli enti locali. Non si tratta di un fenomeno solo siciliano, la situazione è grave anche in altre regioni: l'associazione  Avviso pubblico ha dato notizia, per il primo trimestre di quest'anno, di 96 casi di minacce ed intimidazioni distribuiti in 78 comuni e 15 regioni. La Calabria (con il 24% del totale) risulta il territorio più colpito, segue la Sicilia (18%) e la Puglia (15%). Non ci si limita al Sud, tanto che il Nord ed il Centro Italia insieme raccolgono il 22% di intimidazioni e minacce,  ma la maggiore concentrazione riguarda il Nord-Est. La provincia più colpita è  Reggio Calabria, a seguire Cosenza, Napoli, Palermo, Ragusa e Trapani. Provando ad intrecciare questi dati con le recenti affermazioni della presidente della commissione bicamerale antimafia Rosy Bindi sulla maggiore esposizione delle amministrazioni locali dei piccoli centri al condizionamento delle organizzazioni mafiose, emerge un quadro realmente preoccupante di quanto sta avvenendo negli enti locali in tutto il Paese ma in maniera più accentuata nel Mezzogiorno. I comuni, anche nell'attuale fase di crescente distacco dei cittadini dalla partecipazione politica, restano i principali presidi di vita democratica in ragione delle funzioni che svolgono  e delle modalità di elezione diretta del sindaco. Essi però sono sempre più stretti tra crisi fiscale, penuria di risorse che li costringe al taglio dei servizi, crescente domanda di intervento da parte di fasce della popolazione impoverite dalla crisi, difficoltà a gestire i servizi più complessi ed esposti alle influenze criminali, come la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. In tale contesto, il sindaco, i suoi assessori, il Consiglio Comunale rappresentano spesso l'unico volto visibile e riconoscibile della “politica” ma anche il terminale di una quantità sempre più imponente di richieste. A ciò si aggiungano la frantumazione della proposta politica e lo scontro di interessi locali che spesso pesano sulle competizioni elettorali comunali: non a caso la presidente Bindi ha segnalato il  carattere di novità, ma al tempo stesso i  rischi potenzialmente connessi alla diffusione delle liste civiche. Che tutto ciò si risolva da un lato in una pressione direttamente esercitata dagli interessi criminali sui sindaci in quanto titolari della rappresentanza popolare e, dall'altro nel tentativo delle mafie di garantirsi la presenza diretta nei consigli comunali è stato dimostrato dalle inchieste giudiziarie sulla presenza dell 'ndragheta in Lazio, Lombardia e Piemonte. Tanto più il ragionamento vale per la nostra isola nella quale la mafia oggi può apparire silente, ma certo è tutt'altro che assente. Perciò, non bastano la solidarietà nei confronti degli amministratori colpiti e la richiesta di una costante e pervasiva attenzione da parte delle forze dell'ordine, ma la questione va affrontata alla radice. Due sono , a mio avviso, gli aspetti decisivi: il primo attiene alla centralità che, anche negli enti locali, deve assumere la lotta contro la corruzione, l'altro alla necessità di ridare ossigeno alle esauste finanze comunali – proprio in queste ore Messina sta precipitando senza apparente rimedio verso il default- restituendo agli enti locali capacità di programmazione, risorse sufficienti a far fronte ai compiti loro assegnati e qualità della spesa.

 di Franco Garufi

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