Per la tutela dei risparmiatori e la ripresa delle banche
Le banche tornano ancora una volta alla ribalta questa volta dopo gli stress test cui sono state sottoposte dalla Bce le più grandi banche europee tra cui cinque nostre. Tornano alla ribalta soprattutto per i crediti deteriorati e per le cosiddette sofferenze ( termine quest’ultimo ormai diffuso per indicare i crediti di difficile riscossione) cresciute un po’ in tutte le banche anche per effetto della crisi economica che abbiamo vissuto e che ancora stiamo vivendo. A parte le manovre speculative che pure incidono sui prezzi di Borsa, gli operatori temono perdite sui crediti predetti e conseguenti effetti sul patrimonio delle banche, cosi molti vendono le azioni anche perché si temono gli effetti del bail in.
La situazione è complicata dal fatto che purtroppo molte banche italiane hanno ancora la struttura di alcuni decenni fa quando l’attività era incentrata sullo sportello, la concorrenza era limitata ed i costi della struttura, pure elevati, erano sopportabili dati gli alti profitti .
Invece oggi il costo del denaro basso, la presenza nel mercato di istituti che operano esclusivamente in modo telematico con costi del personale ridotti, la incerta redditività delle attività in titoli, per altro oggi divenute molto rischiose, l’aumentare delle sofferenze bancarie conseguenti alla crisi di molti operatori, la forte riduzione del rendimento dei titoli pubblici un tempo voci cospicue dei bilanci bancari, limitano fortemente le risorse da destinare al mantenimento dell’organizzazione e provocano crisi di reddito che a volte, almeno in passato, le banche hanno malamente cercato di compensare con operazioni inappropriate rispetto alle esigenze dei clienti.
Da qui le paure per la (scarsa) redditività delle banche e l’esigenza di un nuovo assetto amministrativo non solo per accrescere la loro efficienza ma anche e soprattutto per recuperare almeno in parte gli alti profitti di una volta . Si chiedono organizzazioni meno pesanti, strutture operative più snelle, processi decisionali più rapidi, miglior governo dei rischi, maggiore attenzione alla qualità dei clienti ed alla qualità dei progetti nei finanziamenti.
Da qui anche la necessità per le banche di nuovi indirizzi di gestione per quanto riguarda gli investimenti, meno inclini all’economia finanziaria, più rispettosi del principio del frazionamento dei rischi, più attenti alla liquidità oltre che alla redditività, e l’esigenza di un rapporto nuovo con il cliente, meno attento al budget e più rispettoso dei suoi veri bisogni a partire da quello di formazione nel campo finanziario.
Per questo ultimo aspetto la nuova banca deve partire dal presupposto che almeno in Italia il risparmiatore medio ha vaghissime conoscenze finanziarie e che il permanere di tale situazione accresce le sue responsabilità ed espone il cliente a notevoli rischi data anche la notevole innovazione finanziaria di questi ultimi decenni e la complessità delle decisioni connesse all’economia globalizzata.
Per
altro il miglioramento della formazione finanziaria del cliente
conviene alla banca anche per altri fini ad esempio per una migliore
gestione dei rischi in quanto è evidente che un operatore
finanziariamente maturo è meglio in grado di gestire i finanziamenti
concessi dalla banca e ridurre cosi le cosiddette sofferenze . In
questo senso quindi l’ eventuale impegno della banca per la
formazione finanziaria del cliente sarebbe anche un investimento.
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