Patto nazionale contro il lavoro nero nei campi
Da una parte, controlli mirati sotto la regia delle Prefetture e la nascita di un Ispettorato nazionale per contrastare sfruttamento lavorativo e caporalato. Dall’altra, attivazione di servizi di trasporto gratuito casa/lavoro dei lavoratori agricoli, o corsi di lingua italiana per gli stagionali stranieri. Il pugno e le rose convivono nel "Protocollo contro il caporalato e lo sfruttamento lavorativo in agricoltura», firmata oggi dai ministri Martina (Agricoltura), Poletti (Lavoro) e Alfano (Interni).
L’intesa ha raccolto le adesioni delle Regioni Basilicata, Calabria, Campania, Piemonte, Puglia e Sicilia, nonché delle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil e le associazioni del mondo agricolo Coldiretti, Cia, Copagri, Confagricoltura, e Cna, Alleanza delle Cooperative, oltre a Cna, Caritas, Libera, e Croce Rossa Italiana. «Da oggi - ha detto il ministro dell’Interno, Angelino Alfano - la lotta si fa ancora più dura: abbiamo deciso con le Regioni e le associazioni di categoria di combattere una battaglia specifica e mirata. E’ un investimento comune di energie». Il Protocollo sottoscritto, ha precisato, "istituisce compiti e attribuisce responsabilità precise. Il coordinamento sarà delle Prefetture. Lo scopo è creare una rete tra i soggetti interessati per istituire presidi medico-sanitari mobili, servizi per alleviare le fatiche fisiche, servizi di tutela legale, sportelli per incontro della domanda e offerta per le esigenze abitative, servizi di trasporto».
L’idea prevalente è quella di un’azione unitaria, che vede in campo competenze diverse per agire, in vista della raccolta estiva di ortofrutta e della vendemmia, nel contrasto allo sfruttamento lavorativo nei campi e nelle serre su tutto il territorio nazionale, in particolare a partire dai territori di Bari, Caserta, Foggia, Lecce, Potenza, Ragusa e Reggio Calabria. "Prosegue l’impegno unitario del governo per combattere un fenomeno inaccettabile come il caporalato. La stagione di raccolta è all’inizio e per la prima volta - ha sottolineato il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina - abbiamo strumenti concreti e coordinati per agire sul territorio, in particolare dove negli anni si sono presentate le peggiori situazioni di degrado. In questa battaglia, è bene sottolinearlo, l’agricoltura sana non è sul banco degli imputati, ma in prima linea per la legalità».
Il Protocollo decolla nel momento in cui il Ddl Caporalato cerca una corsia preferenziale per approdare dalla Commissione Agricoltura del Senato all’Aula. Con «questa bella alleanza abbiamo fissato - ha detto il ministro del Lavoro Giuliano Poletti - degli obiettivi e siamo entrati in una logica che supera l’idea di emergenza e assume quella dell’urgenza» per sottolineare come quello del lavoro estivo nelle campagne sia un problema che si ripresenta ciclicamente ogni anno e va quindi affrontato con misure stabili. In questo senso anche il Protocollo firmato oggi «va inserito - ha specificato Poletti - in un disegno più ampio sul lavoro in agricoltura e sulla lotta contro gli abusi e nella tutela della salute di tutti quelli che lavorano in questo settore».
Cosa prevede il protocollo di legalità
Il «Protocollo contro il caporalato e lo sfruttamento lavorativo in agricoltura», sottoscritto oggi dai ministri Martina, Alfano e Poletti, consolida, a partire da sei territori (Basilicata, Calabria, Campania, Piemonte, Puglia e Sicilia), una «rete» per l’avvio di una serie di iniziative che realizzeranno progetti concreti contro il fenomeno del caporalato e il miglioramento delle condizioni di accoglienza dei lavoratori. E’ costituita da tutti i soggetti interessati, dalle associazioni agricole ai sindacati e il Terzo settore, a partire dai territori di Bari, Caserta, Foggia, Lecce, Potenza, Ragusa e Reggio Calabria.
Il protocollo prevede, tra le tante azioni, la stipula di convenzioni per l’introduzione del servizio di trasporto gratuito per lavoratori agricoli che copra l’itinerario casa/lavoro, oltre all’istituzione di presidi medico-sanitari mobili per interventi di prevenzione e di primo soccorso. I beni confiscati alla criminalità organizzata saranno utilizzati come centri di servizio e di assistenza socio-sanitaria in collaborazione con le organizzazioni di Terzo settore e con le parti sociali. Previsti bandi per promuovere l’ospitalità dei lavoratori stagionali in condizioni dignitose e salubri, anche tramite impiego temporaneo di beni demaniali, per contrastare i ghetti. E servizi di distribuzione gratuita di acqua e viveri di prima necessità per lavoratori stagionali nonché l’istituzione di corsi di lingua italiana e di formazione lavoro per i periodi successivi all’instaurazione del rapporto di lavoro agricolo. Verranno poi attivati servizi di orientamento al lavoro mediante i Centri per l’impiego. Le attività previste dal Protocollo saranno finanziate anche grazie al Ministero dell’Interno, attraverso il Pon Legalità e il Fondo Asilo Migrazione e Integrazione.
Centrale sarà la regia delle Prefetture che sui territori saranno chiamate a una azione di coordinamento delle attività da mettere in campo, grazie all’attivazione di Tavoli permanenti, presieduti dai prefetti e finalizzati ad individuare i progetti da realizzare in base alle esigenze delle singole realtà territoriali.
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