Partiti in crisi e bilanci in rosso, l'ideologia non basta più

Cultura | 1 giugno 2016
Condividi su WhatsApp Twitter

Dopo la progressiva abolizione dei rimborsi elettorali, un’analisi dei bilanci 2013 e 2014 dei 7 principali partiti italiani - Partito Democratico, Forza Italia, Movimento 5 Stelle, Lega Nord, Sinistra Ecologia e Libertà, Fratelli d’Italia e Nuovo centrodestra-, mette nero su bianco quali sono le nuove fonti di finanziamento e i tagli alle spese.

Tutti i partiti hanno migliorato il risultato di esercizio tra il 2013 e il 2014, anche in conseguenza di tagli e ristrutturazioni interne. In entrambi gli anni, è Forza Italia quella con il disavanzo maggiore: 15,6 milioni di euro nel 2013 e 11,9 nel 2014. Il Pd dal 2014 è tornato in attivo. Movimento 5 Stelle e Sel sono gli unici a registrare un avanzo per tutti e due gli esercizi. Tutto comincia quando la legge 13/2014, ultimo atto del governo Letta, ha sostituito il finanziamento pubblico diretto ai partiti con il meccanismo del 2x1000. Le forze politiche non ricevono più un contributo proporzionale ai voti ricevuti, ma basato sulla scelta dei cittadini: il finanziamento dipende da quanti, nella dichiarazione dei redditi, decidono di destinare una quota dell’Irpef, l’imposta sul reddito, a un partito invece che allo Stato.

 Dopo una graduale diminuzione, il sistema dei rimborsi sarà abolito del tutto nel 2017, ma gli effetti della nuova legge sono già visibili. I tagli alla spesa dei partiti, specie per alcune voci, sono stati rilevanti. Tra il 2013 e il 2014, hanno tagliato in media del 45% circa le spese in beni e servizi. La spesa complessiva per il personale è aumentata del 10,76% nel 2014, anche in conseguenza del fatto che Forza Italia si è fatta carico dei dipendenti del Pdl. Il Pd ha ridotto del 63,5% le spese in servizi, e del 15,5% quelle nel personale. Anche la Lega Nord ha ridotto il costo dei dipendenti del 14,33%. Cambiano anche le fonti di finanziamento: a fronte di una diminuzione dei contributi dallo Stato, aumenta il peso delle cifre versate da privati, sia cittadini che imprese.

Per Pd e Forza Italia crescono i contributi da persone giuridiche, fra cui rientrano le aziende. Sel ha incrementato del 48% le donazioni da persone fisiche, mentre per Fdi sono aumentati i contributi dagli iscritti. Le spese per le attività tipiche di partito, la cosiddetta gestione caratteristica, risultano dimezzate. In questo quadro spiccano i tagli per acquisti di beni e servizi (-45% circa) e quelli ai contributi ad altre associazioni: -53,5% (rientrano in questa voce i fondi stanziati per le sezioni locali del partito, per l’adesione ai partiti europei oppure per il finanziamento di organizzazioni collaterali). Le spese per il personale sono aumentate ma, anche in questo caso, nascondono dei tagli, perché a crescere sono le uscite per tfr e trattamenti di quiescenza. I partiti, per legge devono pubblicare anche i dati relativi alle loro aziende partecipate.

Dei 7 partiti analizzati solo due si avvalgono di società strumentali alla loro attività: Pd e Lega. Forza Italia, avendo dismesso le quote nella Tv della libertà, nel 2014 risulta non avere partecipazioni. Pd e Lega sono i partiti con i depositi bancari più consistenti: rispettivamente 8 e 4 milioni di euro. Dall’analisi dei bilanci fornita da Openpolis emerge una tendenza al progressivo svuotamento dei partiti. Costretti a rinunciare gradualmente ai rimborsi elettorali, stanno tagliando le spese e cercando nuovi finanziatori, e non sembrano più essere i titolari esclusivi dell’iniziativa politica. Le fondazioni e i think tank, vicine ai partiti o a loro esponenti, hanno acquisito centralità e non sono sottoposte agli obblighi di trasparenza previsti per le forze politiche. Il finanziamento pubblico continua a confluire verso i gruppi parlamentari.

Dopo l’approvazione della legge 13 del 2014, la tendenza generale è stata verso la riduzione della dipendenza dei partiti dal finanziamento pubblico. Per entrambi gli anni considerati, il Pd ha ricevuto la quota più grande di rimborsi elettorali. Che costituivano il 66% dei proventi nel 2013 e il 51% nel 2014. Il trend vale anche per Lega Nord e Sel. L’impatto dei rimborsi su Forza Italia e Nuovo centrodestra, formazioni assenti nella scheda elettorale del 2013, è nullo. Anche il Movimento 5 Stelle non ha ricevuto alcun finanziamento pubblico. Per quanto concerne le quote associative le iscrizioni dei sostenitori sono il 100% delle entrate del Movimento 5 Stelle, ma il dato è poco significativo trattandosi appena di 200 euro.

Circa metà delle entrate delle formazioni di Berlusconi e Alfano derivano dalle quote associative (44% per Fi, 51% per Ncd). Per Fdi è aumentato il peso delle quote d’iscrizione sulle entrate del partito, passando dal 6 al 31%. Al contrario, per Sel risulta dimezzato: dal 18% al 9%. Tutti i partiti, dopo la riduzione del finanziamento pubblico, hanno visto aumentare la quota di entrate da donazioni di persone fisiche. L’eccezione è Forza Italia, che nel 2013 ha costruito il suo bilancio attorno ai 15 milioni di euro versati da Silvio Berlusconi, un’operazione diventata giuridicamente impossibile l’anno successivo perché la legge 13/2014 ha introdotto un tetto di 100mila euro alle donazioni.

Tutti gli altri hanno visto crescere questa quota, in particolare Sinistra Ecologia e Libertà: nel 2014 i contributi da persone fisiche costituiscono oltre la metà dei proventi delle attività di partito (51%). Nel 2014, i partiti che ricevono più contributi da persone giuridiche (tra cui le imprese) in proporzione al loro bilancio sono tre formazioni di centrodestra: Ncd (23,9%), Fi (13%), Fdi (8,6%). In vista dell’abolizione progressiva dei rimborsi, anche per il Pd aumenta questo tipo di introiti: erano appena lo 0,44% delle entrate nel 2013, sono saliti al 3,65% nel 2014. In entrambi gli anni, Movimento 5 Stelle e Sel non hanno ricevuto finanziamenti da persone giuridiche. Tutti i partiti hanno ridimensionato il proprio apparato burocratico, non di rado anche attraverso incentivi alla pensione e cassa integrazione straordinaria.

Ma la spesa per il personale, essendo fissa, ha mantenuto una rilevanza centrale nel bilancio dei partiti. Forza Italia, dopo aver assunto il personale ex Pdl, è il partito dove questa spesa è più consistente: 45% degli oneri della gestione caratteristica. Al secondo e terzo posto, Pd (32,2%) e Lega Nord (22,9%). Per tutti gli altri, la spesa per i dipendenti non arriva al 10% del totale. In base all’articolo 3 della legge 157 del 1999, ogni partito deve destinare almeno il 5% del finanziamento pubblico ricevuto a un fondo destinato alla promozione dell’attività politica femminile.

In termini assoluti, è il Pd il partito con il fondo dedicato più ampio: 1 milione di euro nel 2013, 549mila euro nel 2014. Ma quello che, in relazione al bilancio, dedica più denaro a queste attività è Sinistra Ecologia e Libertà: oltre il 4% degli oneri della gestione caratteristica in entrambi gli anni. Seguono Fratelli d’Italia e Lega Nord.

 di Melania Federico

Ultimi articoli

« Articoli precedenti