«Padre Puglisi fra i patroni di Palermo»: petizione su internet

Società | 22 febbraio 2015
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Una petizione on line per chiedere di inserire il beato Pino Puglisi tra i patroni di Palermo. È la nuova iniziativa lanciata su internet dal blog dedicato al sacerdote (www.beatopadrepuglisi.it), curato dal giornalista Francesco Deliziosi, amico e allievo del sacerdote ucciso dalla mafia a Brancaccio nel 1993.
Un appello a cui aderisce subito il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, rivelando di avere già inviato mesi fa una lettera a Papa Francesco per lanciare questa idea. Chi vuole aderire alla petizione può lasciare un messaggio sul blog (che ha registrato oltre 15 mila contatti in pochi mesi) o cliccare «mi piace» sulla pagina facebook «Beato Giuseppe Puglisi».
È Nicola Filippone, preside dell’istituto Don Bosco di Palermo e autore di numerosi studi sul beato Puglisi, a spiegare l’importanza di annoverare anche il sacerdote martire tra i patroni del capoluogo siciliano. «L’inserimento di 3P tra i patroni — scrive Filippone sul blog — suggellerebbe in maniera definitiva l’estraneità dei mafiosi alla fede cristiana. Anche perché risulta dalle dichiarazioni dei collaboranti che la punciuta, ossia il rito con cui si entra in Cosa nostra, avviene tenendo in mano l’immagine del santo protettore della città. E mi chiedo, come potrebbe un aspirante uomo d’onore invocare l’aiuto di chi è diventato santo per avere combattuto la mafia?». La scelta dei patroni cittadini (in genere santi del luogo ma anche beati, come testimoniano tanti casi anche in Sicilia) nella Chiesa cattolica è regolata dalle Normae de patronis constituendis, promulgate il 19 marzo 1973 da papa Paolo VI. Vi si stabilisce che la scelta del patrono spetta a coloro che vogliono affidarsi alla sua protezione.
Si tratta in pratica di una decisione che prende il vescovo locale, dopo aver consultato il clero della città e gli organismi pastorali. Ma nelle norme di Montini un ruolo importante è affidato soprattutto al popolo dei fedeli, che è esplicitamente chiamato a esprimersi, se necessario anche mediante pubbliche consultazioni. Come a voler dire «vox populi, vox Dei». Una volta presa la decisione da parte della diocesi, la ratifica finale e obbligatoria è poi affidata a un provvedimento della Congregazione per i Riti in Vaticano. Se l’appello dovesse andare a buon fine e percorrere tutto questo iter, padre Puglisi andrebbe ad affiancarsi come compatrono di Palermo a Santa Rosalia e San Benedetto il Moro, oltre alle sante venerate ancora più anticamente: Agata, Ninfa, Cristina e Oliva. Immediata la reazione del sindaco Orlando: «Non solo condivido e aderisco all’iniziativa, ma dico anche che l’amministrazione di Palermo si è già mossa in tale direzione, inviando tramite la mia persona, una missiva al Sommo Pontefice lo scorso 29 settembre 2014».
Orlando aggiunge anche di aver ricevuto una risposta: «La Segreteria di Stato di Papa Bergoglio, con nostra grande gioia, ci ha risposto il 18 novembre dell’anno scorso, comunicandoci che “circa l’istanza da lei formulata, mi pregio di informarla che la suddetta lettera, fatta oggetto di considerazione da parte del Santo Padre, è stata trasmessa per competenza alla Prefettura della Casa pontificia“. “Per quanto riguarda la richiesta — si legge ancora nella lettera di risposta della Segreteria di Stato — è bene che essa sia studiata ed avanzata, in accordo con l’autorità ecclesiastica locale”». Per il sindaco, «poter annoverare fra i patroni di Palermo il beato padre Pino Puglisi sarebbe un grande privilegio e un segnale di liberazione, non solo per i giovani e per i poveri. Sono certo che l’intera città di Palermo e i siciliani tutti condividono tale proposta». 
 di Alessandra Turrisi

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