Oltrepassare … aldilà della soglia del narrare trascorso
Nella memoria dei più attempati, il Gruppo 63 richiama alla mente la crisi del romanzo, evocata negli anni Sessanta del secolo scorso. In quel collettivo sperimentale Umberto Eco, Nanni Balestrini, Alberto Arbasino, Giorgio Manganelli, Edoardo Sanguineti, Angelo Guglielmi, Elio Pagliarani, Antonio Porta, e tanti intellettuali impegnati nell’avanguardia, scavarono nei modelli narrativi e poetici del decennio precedente, quello votato sostanzialmente al neorealismo e al post-ermetismo, per decretarne il superamento. Si arrivò a teorizzare il romanzo a schede, cioè un manoscritto privo di continuità temporale e semantica, invitando il lettore a rimescolare le pagine nel momento della fruizione.
Per essere ancora più espliciti, Nazione Indiana, analogo movimento fondato negli anni zero del terzo millennio, costituitosi in blog, ne è l’omologo, adattato, naturalmente alle esigenze della post-modernità. In chiaro, dare voce ai tanti elaborati misconosciuti, dimenticati dall’editoria commerciale e dai mass-media. Anche nell’ultimo caso scrittori dalla robusta formazione letteraria argomentavano dalle pagine del sito web, da Antonio Moresco, l’ideatore, ad Andrea Bajani, tenuto a battesimo da Antonio Tabucchi per finire con Tiziano Scarpa, Helena Janeczek, Dario Voltolini, non potendoli citare tutti.
Ebbene, nel frattempo, nulla è cambiato nel panorama nostrano, anzi, per molti versi, il peggioramento è coinciso con il vorticoso aumento dei testi recapitati alle case editrici e, conseguentemente, con il moltiplicarsi di autori assetati di pubblicazione.
Premessa indispensabile a dare all’editrice A & B del gruppo Bonanno meritevole menzione per avere stampato il romanzo Oltrepassare, in quanto, seppure si tratti di una osservazione meramente specialistica, fin dagli anni uno di questo secolo, a urgere all’orizzonte non è la crisi del romanzo, quanto la lingua ormai esausta, segnatamente quella italiana, reduce dalla secolare dicotomia tra parlato e scritto.
In questo preciso orlato si colloca Oltrepassare di Martino Ciano, scritto foriero di emozioni autentiche, rabbiose di significativa pietà per il destino dell’uomo, di incontrovertibile vitalità, mai dichiarata sempre sottesa.
Nel testo, il segno affonda come un bisturi nella carne del lettore, fornendo in uno, lenimento lungo l’itinerario pietroso della puerizia, dell’adolescenza, ai primordi della giovinezza, resipiscenza rispetto all’incedere dell’esistenza, mai speranza, ninfa effimera dell’oltrenaturale.
A chiunque, frequentatore di narrativa, non sfugge il ruolo esercitato da Italo Calvino nel contesto culturale europeo, così l’influenza dei possenti pensatori del primo Novecento nel campo della filosofia e della fisica, a confermare il superamento della polarizzazione tra letteratura e scienze.
Con una sola immagine, avendo provato a descrivere i cambiamenti avvenuti nel romanzo, ma non solo, pensando alla recente produzione di Milo De Angelis, anche in poesia, ci si meraviglia dell’incapacità dell’editoria italiana, ancorata a modelli tardo novecenteschi, nel recepire la linfa del rinnovamento.
Nel romanzo di Martino Ciano, confesso subito il mio stupore, procedendo pagina dopo pagina, la vita afferma le ragioni della sua caducità, rompe le fila capziose dell’etica con piglio da Urlando contro il cielo, benché l’evidenza della lezione di Heidegger, peraltro citato nel romanzo, e quella di Nietzsche sono lì a marcare la distanza tra la sensibilità del primo Novecento con quella della post-modernità. In questo alveo, l’autore si candida a superare la genericità della definizione per delineare il quadro della società attuale, connotata da assenze, da evanescenze, da riduzionismo, da narcisismo, ricorrendo a una lingua franta, a una semantica reattiva di pulsioni, di flussi di coscienza, certamente elaborati all’ombra di letture di prima grandezza, Ulisse, Il libro dell’inquietudine, La ricerca del tempo perduto. Nel contesto, lo spazio-tempo con le inevitabili propaggini delle influenze di Einstein fino alla meccanica quantistica di recente elaborazione, ossessione attuale di narratori insofferenti dell’ozio consuetudinario dei canoni di scrittura obsoleti, attraversa l’ordito nel segno della lettera E, quinta dell’alfabeto.
Invito i lettori a trovare, in quanto tra le righe è celata, la variante aritmetica della E nelle sommatorie dei numeri disseminati dall’autore nel manoscritto. Gioco probabilmente consapevole di Ciano. Se non lo fosse avremmo l’esempio più autentico dell’istinto di scrittura.
In questo romanzo di formazione, l’intero ordito è percorso da fremiti visibili di cambiamenti, gemme di inesausto splendore e diamanti grezzi in attesa di essere smerigliati. Sulla scia del celebre Pendolo di Focault, un terremoto devastante le antiche consuetudini di tempo, luogo e azione investe alle fondamenta il tessuto narrativo mutando oggi per domani, l’eterogenesi dei fini del genere romanzesco. Non sembri un’esagerazione, se l’enunciato minimo è la E, il periodo nel corpo centrale riproduce l’apodissi e la chiusa ha il fascino del finale circolare, del piccolo sempre più piccolo, all’infinito. In questo cadenzato rumore della lingua innovativa di Oltrepassare, i lettori ravviseranno i segni stridenti dell’epoca arida di afflati dello spirito e tanto ma tanto legata al Mestiere di vivere a mani nude, privo di armi di difesa e pregno di insensata ipocrisia del sé.
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